Bergamo riflette su aspetti etici e giuridici sul “fine vita”.

Mentre la Toscana pretende di aver dato luogo ad una legge sul “fine vita”, il Parlamento italiano discute la proposta di Legge.

Ecco al Teatro del Borgo di Ranica (Bg) un’occasione per riflettere approfonditamente sul tema.

È umano decidere di porre fine alla propria vita, benché ciò accadesse

a fronte di grave ed non guaribile malattia? Si può parlare di vita degna solo in presenza di un discreto livello di salute? Chi stabilisce il livello di salute? E la salute è solo del corpo? Quali le domande che si pone chi facilita ed asseconda il suicidio di un parente o di un amico?

Queste ed altre domande richiedono attenta riflessione che contribuisca alla crescita non solo delle conoscenze in merito, ma la maturazione di una coscienza morale, al riguardo, che sia oggettiva.

La specialista di bioetica all’università di Anháuac, in Messico, consulente ed esperta per membro eletto della Camera dei Deputati, Giulia Bovassi, rifletterà sui temi e sullo stato della questione al

La vita resta un diritto inviolabile, istituzioni e medicina lo proteggano sempre. Solo il 25% di chi ne ha bisogno può accedere alle cure palliative. Serve riflettere sul fine del Servizio sanitario.

[…] La proposta di legge in discussione non affida la morte medicalmente assistita al Servizio sanitario nazionale, cioè al nostro prezioso, complesso – anche costoso – sistema che deve garantire la tutela della salute come «diritto fondamentale» (articolo 32 della Costituzione) offrendo ogni possibile assistenza ai bisogni sanitari dei cittadini. Al contrario, la bozza di legge presentata nei giorni scorsi afferma che «il personale in servizio, le strumentazioni e i farmaci di cui dispone a qualsiasi titolo il Sistema sanitario nazionale non possono essere impiegati al fine della agevolazione del proposito di fine vita». Se un malato terminale sarà ricoverato in un ospedale pubblico e potrà accedere al suicidio assistito in quanto autorizzato dal Comitato di valutazione di cui all’articolo 2 della legge in cantiere dovrà provvedere da solo, pagandosi farmaci, medico (anche pubblico, ma extra orario) oppure rivolgersi a strutture private. Se fosse così, avremmo “tante piccole Svizzere” invece di garantire tutte le possibili assistenze, e soprattutto la palliazione e la terapia del dolore, con tutte le prestazioni previste da leggi nazionali vigenti da tempo (come la 38 del 2010) ma in gran parte del Paese, completamente disattese.” [Da Avvenire, Fine vita. La legge? Sbagliato avere fretta. Lo Stato non abbandoni i più fragili, di Mariapia Garavaglia, articolo di Giovedì 10 luglio 2025].

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Autore: Libertà e Persona

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