
Chiesa di Ognissanti, Firenze
Sono trascorsi poco più di due mesi dall’elezione di Robert Francis Prevost, già per dodici anni priore generale dell’Ordine di Sant’Agostino (OSA) e poi Cardinale, a Pontefice Massimo. A lui siamo uniti dalla stessa fede e dal comune amore per Sant’Agostino, nostro Maestro nella Fede e nella spiritualità teologale.
Un figlio di Sant’Agostino come lui stesso si è presentato fin dal
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primo saluto alla Chiesa e al mondo. Per tutti una grande gioia. Per noi agostiniani, una felice sorpresa ed un grande onore. Leone XIV conosce e cita spesso Sant’Agostino, non solo, ma esorta tutti e, in particolare noi suoi confratelli, a studiare sant’Agostino per attingere da lui la saggezza umana e l sapienza cristiana.
Recentemente, ho potuto incontrarlo personalmente in una udienza particolare e vedendolo molto sereno e consapevole, ho ammirato la sua evangelica disponibilità al nuovo e impegnativo servizio affidatogli. E mi sono sentito incoraggiato a proseguire in questo piccolo servizio che insieme agli ascoltatori sto svolgendo parlando di Sant’Agostino.
Dunque, insieme camminiamo in questo Anno Santo all’insegna della cristiana speranza.
Agostino scopre Cicerone
Continuando a leggere il libro terzo delle Confessioni, siamo sempre a Cartagine nel corso degli studi. Agostino ci sta aggiornando su una importante novità della sua vita. Ecco le sue vive parole che ci parlano come se egli fosse a noi davanti, a noi vicino:
La lettura dell’Ortensio di Cicerone
4. 7. Fu in tale compagnia che trascorsi quell’età ancora malferma, studiando i testi di eloquenza. Qui bramavo distinguermi, per uno scopo deplorevole e frivolo quale quello di soddisfare la vanità umana; e fu appunto il corso normale degli studi che mi condusse al libro di un tal Cicerone, ammirato dai più per la lingua, non altrettanto per il cuore. Quel suo libro contiene un incitamento alla filosofia e s’intitola Ortensio.
Agostino è in una fase felice della sua giovinezza. La sua intelligenza gli concede di studiare e di conseguire invidiabili risultati e ne gode coltivando la sua giovanile vanità. La rilevante novità è data dall’incontro con un libro di un grande maestro della latinità, l’Ortensio di Cicerone. Si tratta di un trattato sulla filosofia. Quel suo libro contiene un incitamento alla filosofia.
Il giovanissimo Agostino è profondamente colpito da qualcosa che non ci aspetteremmo dalla sua esuberante esperienza che vive in quel momento tanto da dire:
Quel libro, devo ammetterlo, mutò il mio modo di sentire, mutò le preghiere stesse che rivolgevo a te, Signore, suscitò in me nuove aspirazioni e nuovi desideri, svilì d’un tratto ai miei occhi ogni vana speranza e mi fece bramare la sapienza immortale con incredibile ardore di cuore. […]
La reazione di Agostino, così entusiastica, ha quasi dell’incredibile: mutò il mio modo di sentire! Cioè, gli si aprono orizzonti di vita assolutamente nuovi. Tocca anche la sua religiosità: Mutò le preghiere stesse. Suscitò in me nuove aspirazioni e nuovi desideri. Certo, perché a contatto con uno scritto così importante, che del tutto ignorava, che per lui era un assoluta novità, il pensiero del grande oratore, irrorando la sua mente di elevati pensieri, nutriva la sua anima e, benché pagano, gli recitava quel verbo che, eterno, per vie misteriose, si dona al cuore di chi rettamente Lo cerca. Tanto da fargli bramare la sapienza immortale con incredibile ardore di cuore. Un vero terremoto. Davvero, qualcosa stava cambiando.
Così cominciavo ad alzarmi per tornare a te (Cfr. Lc 15, 18. 20).
Agostino si accorge che da quella lettura prende il via un nuova stagione per la sua esistenza. In realtà, come sappiamo dalle Confessioni, il cammino sarà lungo e tortuoso. Ma l’importante è che qui v’è un inizio. Un cammino possibile che lo aspetta.
Ecco che Agostino comincia a notare in sé i cambiamenti che lo preparano a diventare un vero uomo ed un vero cristiano. Qual è il di più che ora Agostino scopre? Ma entriamo più profondamente nel testo ascoltando l’intera conversazione …
4. 8. Come ardevo, Dio mio, come ardevo di rivolare dalle cose terrene a te, pur ignorando cosa tu volessi fare di me. La sapienza sta presso di te (Gb 12. 13, 16), ma amore di sapienza ha un nome greco, filosofia. Del suo fuo comi accendevo in quella lettura. […]
Incontro deludente con le Sacre Scritture
5. 9. Perciò mi proposi di rivolgere la mia attenzione alle Sacre Scritture, per vedere come fossero. Ed ecco cosa vedo: un oggetto oscuro ai superbi e non meno velato ai fanciulli (Cfr. Gc 4,6; 1 Pt 5,5), un ingresso basso, poi un andito sublime e avvolto di misteri. Io non ero capace di superare l’ingresso […]