NOVE RAGAZZE TEDESCHE PRETENDONO IL SACERDOZIO MINISTERIALE

«Il mio Dio* non discrimina» la Chiesa sì!
Fonte Katholischen-Nachrichten-Agentur

Nove giovani studentesse di teologia, che frequentano la Facoltà cattolica di Friburgo in Germania, vorrebbero entrare in seminario e diventare sacerdoti.

Nella speranza forse di compensare la «desertificazione» del clero autoctono, scientificamente parallela al ben noto progressismo ecclesiale tedesco. Anche sotto papa Leone dunque, come già con papa Francesco, gli ipocriti tradimenti del Vangelo – mascherati da altrettanti «avanzamenti» sinodali – sono all’ordine del giorno.

Le ragazze, come ha confidato la loro portavoce al Badische Zeitung «sentono forte la vocazione al sacerdozio» ed hanno il nobile desiderio di «accompagnare gli altri fedeli». Non però come laiche, catechiste o religiose di qualche istituto, ma come «pastori» e ciò «nei momenti felici e in quelli difficili».

Se si va a verificare la richiesta si scopre che le loro «candidature al sacerdozio» sono altresì «un appello pubblico per una Chiesa aperta» e molto diversa da quella autentica, romana e canonica. Infatti questa audace pretesa si colloca all’interno di una iniziativa ideologica più vasta, intitolata «Mein Gott* diskriminirt nicht» ovvero: «Il mio Dio* non discrimina».

L’asterisco fa riferimento ad un mitizzato «Dio senza genere» e sul sito che sostiene le «donne (che vorrebbero essere) prete» si parla anche di «Gesù Crista», con un linguaggio apparentemente onirico e futurista, ma in verità rimasto ancorato al ’68 e agli anni ’70.

Da parte sua, l’arcivescovo tedesco Stephan Burger, ordinario dal 2021 di Friburgo in Bresgovia, non se la deve essere presa molto per la domanda delle giovani. Infatti ha disposto che il suo vicario in diocesi, mons. Christian Wurz, come rettore del tanto ambito seminario, le riceva e abbia uno scambio di vedute con loro.

A cose fatte, mons. Wurz ha dichiarato all’Agence de presse catholique che «questa candidatura» al sacerdozio non dimostrerebbe, figuriamoci, un evidente e palese rifiuto del Vangelo, del Magistero e del Diritto canonico vigente. Bensì «L’impegno e la serietà» con cui «le donne cattoliche affrontano la loro vocazione» e il loro «percorso nella Chiesa».

Se quindi la risposta è negativa ed il presule ha dovuto ammettere «di non poter offrir loro alcuna speranza» ciò è solo perché «il diritto della Chiesa non lo consente». Per ora, sembra insinuare tra le righe la dichiarazione episcopale. Anche perché il «Cammino sinodale tedesco», sostenuto dalla maggioranza dei vescovi germanici, ha già presentato tali richieste a papa Francesco.

Monsignor Wurz ha aggiunto di «avere il desiderio» di «continuare il dialogo» con le aspiranti sacerdoti. E qui la parolina magica e intoccabile di «dialogo» serve a introdurre delle dinamiche al ribasso, propizie a cambiamenti più o meno celeri, affinché la Chiesa diventi presto «più pastorale», «più incarnata» e «all’altezza dei tempi».

Il video delle giovani è stato visionato oltre 430.000 volte ed il sito che lo promuove fa la sintesi delle rivendicazioni di questi gruppi «della rottura» o se vogliamo «del conformismo». «Siamo cresciuti in una narrazione di Dio*» scrivono «che è amore e che vuole la libertà dei suoi figli».

Tuttavia, «nella Chiesa Cattolica Romana» sperimentiamo «un sistema patriarcale», il quale «parla dell’uguaglianza di tutte le persone», ma esclude alcuni «dai suoi uffici» a causa del «loro genere o dell’orientamento sessuale».

Insomma, siamo alle solite: invece che attaccare frontalmente il Vangelo e il Magistero pontificio, li si vorrebbe «correggere» in qualche modo «dall’interno» con iniziative che attirano il consenso, proprio come quest’ultima delle nove ragazze che «sentono la chiamata» ma che la Chiesa retriva non accoglie.

La domanda di fondo è sempre la stessa, e va perfino al di là delll’ambito religioso: ogni desiderio è un diritto? La mia convinzione di essere «chiamato» a questo o a quel «mestiere» mi dà il diritto di esercitarlo, sino al punto che sarebbe «discriminazione» il volermelo impedire, in assenza dei requisiti previsti dalla legge?

Alcuni presuli poi sguazzano su certe richieste bislacche, apparentemente sorte dal basso, ma in verità ben organizzate dietro le quinte. Facendo una pressione all’opera coraggiosa, e ogni giorno più chiara, di «restaurazione soft» a cui ci sta abituando Prevost, il papa americano.

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Autore: Fabrizio Cannone

Fieramente italiano, romano e cristiano, sposato con 3 figli, collabora con varie testate e siti web.