Dal Diario Facebook 5 Giugno 2025
Oggi guardiamo LA VOLTA DELLA CAPPELLA SISTINA, che visiterò sabato 7 mattina con un gruppo di amici lombardi.
L’affresco di circa 500 mq. è stato “scolpito” con il pennello dal
Brunelleschi tra 1508 e 1512. Egli, come disse Giovanni Paolo II nel 1994, ha fatto della Cappella Sistina “il santuario della teologia del corpo umano”. Se i Verbo si è fatto carne, l’uomo intero – carne e spirito – ha un valore e una dignità inalienabili.
Quando Michelangelo esegue questo capolavoro, ammira sulle pareti laterali la storia di Mosè fronte a fronte con quella di Gesù, ovvero la Pasqua ebraica che prefigura quella cristiana, in una serie di capolavori eseguiti una trentina d’anni prima dai più grandi pittori della generazione precedente: Perugino, Botticelli, Ghirlandaio, Signorelli, Rosselli.
C’era dunque già l’Esodo biblico, ma mancava la Genesi, che dipinse lui, dalla Creazione al Diluvio Universale.
Come dice Sant’Agostino,”Novum in Vetere latet et in Novo Vetus patet”. Traduzione: “Il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico, e l’Antico è svelato nel Nuovo”.
Una storia che era iniziata circa 4000 anni fa con Abramo e che si è compiuta circa 2000 anni fa con l’Incarnazione e la Redenzione.
Una storia che permane viva e presente nella Chiesa, che proprio sotto questa volta ha quattro settimane fa eletto il successore di Pietro, cresciuto nell’alveo del carisma agostiniano. Antichi e nuovi carismi – come quelli dei movimenti ecclesiali – nella sequela di papa Leone, con lo sguardo dapprima alzato sulla Creazione michelangiolesca, poi abbassato sul compito immane che ci attende: la “ri-creazione” della dignità inalienabile dei fratelli uomini. Sì, perché “la gloria di Dio è l’uomo vivente”, come dice sant’Ireneo.

