Gustosa la selezione di notizie propagandistiche contro Putin e la Russia illustrate da Marco Travaglio che invito a visionare.
Come si può constatare, i maggiori quotidiani e organi di informazione italiani hanno fatto a gara negli ultimi anni per propalare senza vergogna
fake news che sollevano inquietanti interrogativi.
Quale smania spinge tanti nostri giornalisti prezzolati a mettersi davanti ad un potente ventilatore per buttare continuamente fango contro di esso sperando di sporcare chi sta dietro? Non si accorgono che le loro bufale stanno facendo imbufalire i lettori e screditando le testate per cui lavorano?
L’ossessione del putinismo, dipinto come una Spectre che controlla tutto, un’organizzazione dispotica e malefica che manovra popoli e persone, nasconde sotto sotto uno spirito emulativo, un riconoscimento di efficienza. Mira a giustificare la volontà di sostituirsi ad essa in veste di antagonista buono.
E così i peggiori putiniani, cioè i complottisti che tramano per sovvertire la democrazia, che mirano a ribaltare risultati elettorali sbagliati, plagiando le coscienze con false narrazioni e con mistificazione di fatti si rivelano alla fine proprio loro: quelli che si autoincensano come controllori dell’informazione libera.
Censura o manipolazione della verità per una volonterosa lotta alla disinformazione
Ne abbiamo una ennesima riprova con il recente provvedimento dei volonterosi buonisti della UE, in risposta a pressanti appelli provenienti da loro stessi: un bando di chiaro sapore putiniano per rendere più feroce la censura grazie al controllo di fact-checkers, da sguinzagliare dappertutto con il pretesto di contrastare la disinformazione (vedi qui). Questi metodi di controllo ipocriti e martellanti alimentano però un rischio: preparano la strada al nemico, nobilitandolo.
Succede, infatti, qualcosa di imprevisto: il fantomatico Putin, il rocambolesco Putin, il diabolico Putin, l’imprendibile Putin che, pur quasi moribondo da tre anni, sfugge furbamente ad ogni agguato politico e non si lascia mai mettere i piedi in testa da nessuno, viene oggi sempre più percepito come, ai tempi che furono, i personaggi letterari, geni del male, Fantomas, Rocambole, e Diabolik. I quali erano sì gaglioffi, delinquenti e braccati dalla giustizia (quindi non dalla parte dei ‘giusti’) ma godevano della simpatia dei lettori, che preferivano stare dalla loro parte, piuttosto che tifare per gli antipatici (e anche allora volonterosi) tutori dell’ordine.
D’altro canto, afflitti come siamo da organizzazioni globaliste, che rubano ai poveri, umiliandoli in ogni modo, per concentrare le risorse nelle mani di ricchi oligarchi e a favore di multinazionali, si sente la mancanza di un moderno Robin Hood che contrasti il marciume occidentale. Figura non certo ravvisabile in Putin, ma agli occhi di molti sudditi di oggi, iper-controllati e asfissiati da limitazioni crescenti, il Putin capro espiatorio di tutti i mali del mondo finisce per apparire come una vittima di strumentalizzazioni, un pupazzo da manovrare e mettere dove fa comodo.
L’opinione pubblica, in buona parte, ha già da tempo mangiato la foglia e interpreta la propaganda e le tante balle contro Putin sfuggite ai fact checkers con la stessa credibilità dei consigli dati a Pinocchio dal Gatto e dalla Volpe.
Insomma, sembra che screditando Putin con metodi vergognosamente falsi e ‘putiniani’, i mass-media allineati al potere lo stiano mettendo sul piedistallo.
Combattere il nemico combattendo verità e fatti sgraditi è lo stesso inganno di chi crede di confortare un malato dicendogli che sta benissimo. Se poi il malato è moribondo la falsità di chi è al suo capezzale lo rende anche furibondo.
Questa è la lezione che ravviso nella performance di Travaglio (dal quale prendo le distanze su ciò che pensa su tanti altri temi etici). Non certo un panegirico di chi rimane comunque dalla parte dei malvagi, ma la denuncia di una malvagità opposta alla quale si aggiungono la menzogna e l’ipocrisia.
Stati canaglia cattivi e Stati canaglia democratici. Scopri le differenze.
In chiusura, mi permetto un breve commento sull’ultimo devastante attacco condotto contro molte decine di caccia bombardieri russi. Si parla della distruzione di quasi un terzo della flotta aerea con capacità nucleare. Una sorta di Pearl Harbour, inflitta con la chiara regia e partecipazione di forze NATO. Il pazzo e squilibrato Putin, sfidato nel suo territorio e colpito negli arsenali atomici più strategici, pur essendo stata varcata una linea rossa al di là della quale scattano meccanismi di difesa della sicurezza nazionale non ha sinora ceduto a tentazioni di ritorsioni con armi nucleari (come forse qualche stratega occidentale del comando NATO auspicava). Certo, il pericolo non è ancora escluso. Ma la domanda che mi pongo è questa: se invece che avere di mira il crudele Putin un attacco del genere fosse stato fatto nelle basi militari NATO in territorio tedesco, italiano, britannico o francese come avrebbero reagito i nostri democratici strateghi dell’alleanza atlantica?
