Ecclesiologia in Joseph Ratzinger (parte prima)

Ecclesiologia di comunione
L’agape divino è l’esperienza che i battezzati tutti vivono nel contesto ecclesiale. L’agape divino è dono disinteressato, il cui apice lo si denota nell’evento della croce. L’evento della croce è l’operosità storico evangelica a cui la stessa dissertazione teologica è sottoposta. La riflessione
ecclesiologica non si fonda su ragionamenti personali o su logiche filosofiche, ma sulla centralità della Rivelazione, che nel battesimo apre al mistero agapico divino il quale, mediante l’azione trinitaria, include l’uomo. Ecco perché non si può e non si deve incentrare la riflessione ecclesiologica su logiche sociologiche. La Chiesa si fonda sull’incarnazione del Verbo quindi sul Kerygma salvifico, la cui massima centralità la si vive nel sacramento dell’Eucaristia. Dalla dimensione storico-kerygmatica si comprende il senso della missione ecclesiale: l’annuncio del Regno di Dio alle genti. Cosa significa annunciare il Regno di Dio? Per non cedere alle differenti derive relativiste e antropocentriche, annunciare il Regno di Dio significa aver compreso chi sia
Gesù Cristo. Joseph Ratzinger in riferimento scrisse:

A partire da Gesù Cristo io credo di arrivare a sapere cosa sia Dio e cosa sia l’uomo. Dio è così come si è svelato in Gesù Cristo.


Chi è Dio?
Adottando la locuzione giovannea Lui è il Logos, il Verbo che ha rinnovato l’antica alleanza. Un’alleanza che ora è trinitaria perché solo lo Spirito Santo può consentire all’uomo di comprendere chi sia il Dio di Cristo Gesù. Il futuro papa Benedetto XVI in riferimento chiosa:

In Cristo, l’uomo è pienamente accanto a Dio, non viene annullato, l’essere umano, ma giunge invece alla sua più alta possibilità, che consiste nell’andare oltre se stesso, verso l’Assoluto e nel raggiungere, da parte della sua relatività, l’assolutezza dell’amore divino. Cristo è, per così dire, la freccia direzionale, che indica dove tende l’essere dell’uomo.


L’ecclesiologia quindi nel proporre la sua dissertazione tiene conto del dato biblico e teologico, oltre che pneumatologico.


Ecclesiologia biblica

Il termine ekklesia compare già nei LXX. La visione del popolo d’Israele come popolo di Dio e dell’alleanza è anticipo di quanto di quanto poi accadrà nel Nuovo Testamento. Ekklesia traduce l’ebraico qahal che designa il popolo riunito per il culto. Nei racconti veterotestamentari, in particolare nel libro del Deuteronomio (4,10), si narra il giorno in cui Israele è stato dinnanzi a Dio
sull’Oreb. E’ stato il giorno dell’assemblea. Per comprendere Israele come Ekklesia bisogna quindi far riferimento al monte Sinai e alle parole che lì Dio ha pronunciato:

Mosè convocò tutto Israele e disse loro: «Ascolta, Israele, le leggi e le norme che oggi io proclamo dinanzi a voi: imparatele e custoditele e mettetele in pratica. Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un’alleanza sull’Oreb. Il Signore non ha stabilito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui oggi tutti in vita. Il Signore vi ha parlato faccia a faccia sul monte dal fuoco, mentre io stavo tra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore, perché voi avevate paura di quel fuoco e non eravate saliti sul monte. Egli disse: Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione servile. Non avere altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a quelle cose e non le servirai. Perché io il Signore tuo Dio sono un Dio geloso, che punisce la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione per quanti mi odiano, ma usa misericordia fino a mille generazioni verso coloro che mi amano e osservano i miei comandamenti. Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio perché il Signore non ritiene innocente chi pronuncia il suo nome invano. Osserva il giorno di sabato per santificarlo, come il Signore Dio tuo ti ha comandato. Sei giorni faticherai e farai ogni lavoro, ma il settimo giorno è il sabato per il Signore tuo Dio: non fare lavoro alcuno né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo schiavo, né la tua schiava, né il tuo bue, né il tuo asino, né alcuna delle tue bestie, né il forestiero, che sta entro le tue porte, perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino come te. Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso; perciò il Signore tuo Dio ti ordina di osservare il giorno di sabato. Onora tuo padre e tua madre, come il Signore Dio tuo ti ha comandato, perché la tua vita sia lunga e tu sii felice nel paese che il Signore tuo Dio ti dà.

In quel giorno Israele è ekklesia, dacché caratterizzata dai seguenti elementi.

  • 1. La gratuità di YHWH.
  • 2. L’assemblea è di conseguenza qahal YHWH ekklesia Jyrion, ossia assemblea la cui identità e azione sono determinate dall’appartenenza a YHWH.
  • 3. In essa e per essa YHWH si rivela annunciando la sua volontà, mediante la proclamazione della Torah.
  • 4. Si riunisce per una finalità cultuale, quindi per rendere gloria a Dio attraverso il culto.

La denominazione ekklesia nel Nuovo Testamento
La denominazione ekklesia non è ne arbitraria, ne casuale. Essa ha un profondo legame con l’annuncio dei profeti ed esprime la ferma volontà di essere il popolo escatologico. La parola ekklesia esprime l’identità e lo statuto del popolo di Dio che in Cristo si riunisce nella santa assemblea. Tale identità, allo stesso tempo, va oltre i confini assembleari, giacché si è Chiesa di Cristo in qualsiasi ambito in cui ci si trova. Il sacerdozio comune chiede a tutti di essere effettivi
annunciatori kerygmatici nelle differenti realtà esistenziali.


Ekklesia ton Theon en Christoi
La Chiesa è la permanente convocazione che Dio compie in Cristo. Quale significanza? Ekklesia indica l’assemblea in atto, vale a dire l’assemblea riunita per la celebrazione liturgica. Ekklesia è il luogo in cui si profetizza, quindi si annunciano i voleri di Dio. Ekklesia è poi il luogo da cui si inviano i missionari per evangelizzare.


Fondamenti dell’ecclesiologia di comunione

L’eschaton è il fine verso cui la Chiesa militante è diretta. L’annuncio della speranza, i segni sacramentali che rendono presente l’assente sono canali verso il Sommo Bene. Si evince che la Rivelazione quale centro e cuore della proposta salvifico cristiana è il fondamento della fede di ogni essere battezzato. Che cosa è la fede? Essa non è un atto di affidamento passivo, ma la contemplazione del mistero di Dio, che interroga il sé. La contemplazione è azione. Ogni volta che
l’orante si predispone con animo umile, la dimensione trinitaria in lui impressa si dischiude, permettendogli di comprendere se è in corrispondenza o in dissonanza con il creatore. In suddetto frangente il compito stesso della teologia è proprio codesto: il cristocentrismo. La comprensione
cristo-pneumatica, in circolarità con la Sacra Scrittura, consente ai membri della sposa di Cristo di vivere qui e ora l’unità della Chiesa, consente di sentirsi effettivi tasselli di quel corpo glorioso che è poi sostentamento per l’immortalità.
La fede non è solo esperienza personale, ma comunitaria, perché solo nella celebrazione Eucaristica e penitenziale si può giungere al Regno. Chi afferma di credere in Dio, ma denigra la mediazione ecclesiale, è lontano dalla verità. La verità si dona all’uomo, nella misura in cui esso si lascia guidare
dai suoi ministri i quali, pur essendo alla pari peccatori, in unione con i fedeli tutti, giungono a Cristo mediante il pellegrinaggio terreno, anche se a volte esso può risultare impervio. È nella Chiesa che si comprende la dimensione fraterna escatologica e non al di fuori di essa. La fraternità dal punto di vista teologico non è un legame affettivo, ma è l’appartenenza ecclesiale, nella
dimensione caritatevole, ove per carità anzitempo si intende la reciproca correzione.


I differenti elementi di comunione
Per comprendere la comunione ecclesiale, bisogna avere ben presente la riflessione teologica nelle sue eterogenee sfumature: trinitaria, sacramentaria, missiologica, mariologica ed evangelizzatrice.
Da codeste riflessioni si comprendono in seguito anche le relazioni tra Chiesa universale e Chiesa particolare, la natura sacramentale dell’episcopato, la collegialità episcopale, il primato petrino, i carismi e movimenti presenti nella Chiesa (verranno in seguito approfonditi tali aspetti). Questi,
riferimenti per essere scevri da soggettivismi, devono avere come linea guida la dissertazione esegetico teologica, subordinata alla Rivelazione. Ecco quindi l’importanza e la valorizzazione della teologia ascetica e mistica, che non scinde l’orante dalla realtà, ma lo conduce ad una comprensione semplice, ma vera della persona di Cristo la quale sempre più assume connotati morali e non redentrici. In correzione vi deve sempre essere una valorizzazione dei sacramenti, acciocché l’Eucaristia sia davvero Pasqua della settimana.


La questione della carità
L’esigenza dell’attuale cultura per asimmetrie sociali ed economiche, definisce il concetto di carità come esclusiva essenza materiale. Essa è anche così, ma il presupposto primario è l’attuazione del mistero di Dio. La substantia della carità è il dono della salvezza. La carità è il mistero della comunione con Cristo che glorifica l’uomo. La carità è il contrasto alle forme di autoglorificazione e
pelagianesimo, il cui presupposto è l’oblio di Dio. Papa Benedetto XVI nell’enciclica Deus Caritas Est riprendendo l’evangelista Giovanni chiosa:

Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui.


Queste parole esprimono con chiarezza il fulcro della fede cristiana, che si attua però sempre nella dimensione ecclesiologica in attesa della Parusia.

(SECONDA PARTE)

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Autore: Emanuele Sinese

Emanuele Sinese è nato a Napoli il 24 Novembre 1991 e da anni vive a Bergamo. Ha frequentato l’Istituto di Scienze Religiose in Bergamo, conseguendo nel 2017 la Laurea triennale con la tesi Il mistero eucaristico in San Pio da Pietrelcina. Nel 2019 ha ottenuto la Laurea magistrale con la tesi La celebrazione eucaristica secondo il rito di San Pio V.  È insegnante specialista di Religione. Da ottobre 2024 prosegue gli studi presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum. Attualmente è anche coordinatore per la formazione teologica di alcuni docenti di religione.