
Avere incontrato i Frati Minori Cappuccini è stato per me un modo privilegiato di conoscere la Santità che sovrabbonda nella Chiesa di Cristo. Un amico Frate, appassionato di studi dell’Ordine, mi ha fatto dono di questa ricerca autorizzandomi a pubblicarla quale anonimo contributo alla conoscenza della santità nella forma dei Frati Minori Cappuccini. Pubblicheremo il testo indicando, di volta in volta, l’aggiunta di titoletti indicativi. Le illustrazioni sono frutto di nostre ricerche. Titolo originale: Viaggio nella Santità Cappuccina
Per la Redazione, Marcello Giuliano
Era il lunedì di Pentecoste, 18 maggio 1587, e 400 Cappuccini a Roma nel convento di S. Bonaventura al Quirinale stavano celebrando il loro XX Capitolo generale, quando, un’ora prima del tramonto, il popolarissimo questuante dei cappuccini, vissuto a Roma per 40 anni, Felice da Cantalice, morì. Il convento inaspettatamente fu assalito dalla folla accorsa a venerare la sua salma e averne delle reliquie, tanto che i frati per entrare o uscire dal convento dovevano scavalcare il muro. Papa Sisto V († 1590), ragguagliato dal cardinale protettore dei cappuccini, Giulio Antonio Santori († 1602), ordinò subito di raccogliere testimonianze e chiese un’informazione sommaria su vita, morte e miracoli di Fra Felice. In due giorni il superiore del convento, fra Santi Tesauro da Roma († 1621), raccolse con l’aiuto di frate Anselmo Marzati da Monopoli († 1607) e fra Francesco Longo da Corigliano Calabro († 1625) molte testimonianze che poi presentò al Papa.
Il 25 maggio Sisto V ordinò di istruire un processo formale. P. Santi continuò a raccogliere testimonianze e gli interrogatori si protrassero fino al 10 novembre 1587 e non solo a Roma, ma anche a Cantalice, Ronciglione e Gallicano. Tutto era pronto e il Papa pensava ormai di canonizzare l’umile frate, suo grande amico, ma il 27 agosto 1590 morì di malaria nel palazzo del Quirinale e non si parlò più di canonizzazione così veloce “extra ordinem”. Gli atti finirono nella Biblioteca Vaticana. Solamente dopo 27 anni, nel 1614-1616, si tornò a istruire un nuovo processo culminato nella beatificazione celebrata da Urbano VIII il primo ottobre 1625. Per la canonizzazione si dovette attendere quasi un novantennio ed essa ebbe luogo nella basilica di S. Pietro il 22 maggio 1712 con Clemente XI[1].
Il primo santo Cappuccino
Si tratta del primo santo cappuccino. La lunga storia processuale di Felice da Cantalice, durata per lo spazio di 125 anni, ha portato ad autenticare ecclesialmente e a esaltare la santità cappuccina, il carisma di un Ordine nella Chiesa. Per descrivere la santità cappuccina è perciò necessario interpellare la vita di questo umile e semplice frate. Credo che egli sia in grado di offrirci preziose indicazioni che potranno diventare una regola e un modello di luce anche per oggi. Come scrive acutamente Leonhard Lehmann, «San Felice può essere chiamato fondatore carismatico dei cappuccini, perché incarna il carisma descritto e voluto dai primi “dissidenti” dell’Osservanza che però non riuscirono a viverlo “con cuore puro”; le lotte e le polemiche tra la vecchia e la nuova famiglia inquinavano l’atmosfera e coprivano il nuovo fiore come una brina nella primavera. In Felice il fiore si è spiegato, emanando tutto il suo profumo»[2]. La morte di Frate Felice ha un significato particolare, colto anche dai frati di allora. Perché la sua vita non appariva straordinaria. Egli aveva imparato a nascondere i suoi doni e le sue virtù con abili e umili stratagemmi che lo rendevano un frate normale, legato al ritmo della vita quotidiana degli altri frati. L’esplosione della fama di santità meravigliò i suoi confratelli che allora si accorsero di aver vissuto con un santo. Il suo maestro di noviziato, frate Bonifacio da Anticoli di Campagna, interpretò con acuto discernimento questo avvenimento: «Gran giudizi di Dio si vedono! Frati di gran santità sono stati in questo convento di S. Eufemia, che han fatto cose meravigliose in vita; e molti sono stati veduti in oratione in chiesa elevati da terra più alto di qual si voglia picca, et altre cose di stupore: e nella morte non se n’è parlato. Con tutto ciò il Signor Iddio si degna d’esaltare tanto questa semplicità, che non ha dato sì speciali segni di tanta gratia!»[3]. Questa esaltazione avvenne anche attraverso i tanti frati venuti al capitolo generale, presenti alla morte e ai funerali, che disseminarono nelle varie province la santità di vita e della morte e i miracoli fatti da Dio per sua intercessione. La santità di fr. Felice diventava per particolare disegno di Dio la proclamazione in trasparenza della santità cappuccina. Cerchiamo allora di coglierne il senso profondo.
[1] Per la storia processuale di Felice da Cantalice e le testimonianze raccolte nel processo Sistino cf. Mariano D’Alatri, Particolarità dei processi canonici di san Felice da Cantalice, in Italia Francescana 62 (1987) 599-604; Processus sixtinus Fratris Felicis a Cantalice cum selectis de eiusdem vita vetustissimis testimoniis. In lucem edidit Marianus ab Alatri, Romae 1964.
[2] Cf. L. Lehmann, Felice da Cantalice fondatore carismatico dei cappuccini, in Italia Francescana 88 (2013) 209, tutto l’art. 193-215.
[3] Annali Manoscritti della Provincia cappuccina di Roma, I, f. 208-209: da Rinaldo Cordovani, Felice da Cantalice “Una voce che si sentirà molto lontano”, in Italia Francescana 88 (2013) 186, tutto l’art.185-192; Miguel Gotor, Felice da Cantalice e i Cappuccini, in id., I beati del papa. Santità, Inquisizione e obbedienza in età moderna. Firenze, Leo S. Olschki, 2002, 43-48.