
Antifona
Entrate nella gioia e nella gloria e rendete grazie a Dio,
che vi ha chiamato al regno dei cieli. Alleluia. (Cf. 4 Esd 2,36-37 (Volg.)
Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della II DOMENICA DI PASQUA O DELLA DIVINA MISERICORDIA – ANNO C – 27 Aprile 2025
Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
Liturgia della Parola in LIS, sottotitolazione e audio a cura della Conferenza Episcopale Italiana (CEI)
«Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti» (Atti degli Apostoli 5,12-16).
Il brano di Luca ci racconta della rilevante figura di Pietro nella primitiva comunità cristiana all’indomani della morte, risurrezione e ascensione del Signore, cercato perché guarisce i malati, nella speranza di essere almeno «coperti» dalla sua ombra. Infatti l’ombra dell’apostolo genera gioia, speranza, amore, in una parola porta la felicità.
L’affresco «San Pietro risana gli infermi con la sua ombra» è opera di Masaccio, facente parte della decorazione (1425-1427) della Cappella Brancacci nella basilica di Santa Maria del Carmine (Firenze). Nella scena che si trova a sinistra, nel registro inferiore sulla parete dietro l’altare, Pietro, riconoscibile soprattutto per la tipica capigliatura e per la barba, cammina per la strada con un portamento dignitoso, quasi sfiorando gli infermi, seguito dal giovane san Giovanni. La composizione mostra la via di una città, dipinta realisticamente, dove si sono raccolti degli ammalati: in primo piano, in attesa dell’«ombra», si trova un uomo con le gambe malate, che guarda con trepidazione il santo; il secondo si sta alzando, in via di guarigione; sono già in piedi il terzo e il quarto, precedentemente miracolati che, dipinti con figure più brillanti, ringraziano il guaritore.
Papa Francesco nell’udienza generale del 21.06.2017 parlava dei «Santi, testimoni e compagni di speranza» e, in tale occasione, esprimeva questa invocazione:
«Che il Signore dona a tutti noi la speranza di essere santi. Ma qualcuno di voi potrà domandarmi: “Padre, si può essere santo nella vita di tutti i giorni?” Sì, si può. “Ma questo significa che dobbiamo pregare tutta la giornata?” No, significa che tu devi fare il tuo dovere tutta la giornata: pregare, andare al lavoro, custodire i figli. Ma occorre fare tutto con il cuore aperto verso Dio, in modo che il lavoro, anche nella malattia e nella sofferenza, anche nelle difficoltà, sia aperto a Dio. E così si può diventare santi. Che il Signore ci dia la speranza di essere santi. Non considerare che è una cosa difficile, che è più facile essere delinquenti che santi! No. Si può essere santi perché ci aiuta il Signore; è Lui che ci aiuta».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.