Secondo la Treccani, le prime «liste di proscrizione» della storia risalgono alla «antica Roma» e «furono compilate da Cornelio Silla nell’anno 82 a. C.». Nei «tempi moderni» sono divenute degli «elenchi di persone che venivano» colpite da «esilio, bando» oppure, da catturare e condannare a morte.
A partire dall’attacco russo all’Ucraina, esiste un registro ufficiale ucraino, chiamato «Myrotvorets», che funziona come un’antica lista di proscrizione e segnala tutti i veri o presunti «nemici dello Stato».
Tutte le guerre, come noto, portano ad eccessi, in primis da parte di chi le inizia, ma molto spesso anche da parte di chi le subisce. E il registro ucraino di ciò dà un tristissimo esempio.
Infatti, pochi giorni fa, in questo discutibile catalogo, secondo la ricostruzione del giornalista d’inchiesta Yves Daoudal, Le blog d’Yves Daoudal , è stato aggiunto il nome di una bambina di 14 anni, colpevole agli occhi del governo ucraino di tutto e (forse) di nulla.
Nella scheda che la concerne, con la classica e minacciosa foto di schedatura e il numero di passaporto, si afferma che la quattordicenne Iekaterina Temnova, «nata il 17 agosto 2010», sarebbe una «attrice russa» che ha commesso vari crimini imperdonabili contro il paese guidato da Volodymyr Zelenskyj.
Tra questi, elencati in modo da incutere terrore in lei e nei suoi familiari, l’aver dato «sostegno pubblico all’aggressione russa» ed anche «all’uccisione di cittadini ucraini». La giovanissima attrice avrebbe poi «attentato all’integrità territoriale dell’Ucraina», violando «coscientemente» la «frontiera ucraina» allo scopo di «penetrare nel suo territorio». Infine, la Temnova, avrebbe partecipato ad «attività di propaganda russa», intraprendendo perfino «commerci illegali» in «territori ucraini occupati dai russi».
Ora, non c’è dubbio che si tratta di accuse molto gravi e serie, se rivolte ad un militare, a un politico, o comunque ad un cittadino adulto di nazionalità russa o non ucraina. Quello che non si capisce è come possano essere indirizzate ad una bambina accuse come la «propaganda» o l’aver attentato «all’integrità dell’Ucraina».

Ma la spiegazione, o se vogliamo il pretesto, c’è. La giovanissima attrice, il 17 marzo 2025, ha letto «il discorso di apertura» per i festeggiamenti del «centesimo anniversario» di una «colonia estiva», nota come «Campo Artek» e situata in Crimea, nella città di Gurzuf, sul Mar Nero.
Perfino Wikipedia ha una lunga voce a proposito di Artek, descritto dall’enciclopedia on line come un «campeggio» sorto nel 1925, e «considerato un privilegio per i bambini sovietici» ma anche per coloro che «provenivano da altri paesi comunisti» ai tempi di Stalin.
Tra il 1925 e il 1969, durante la dittatura rossa, il campo «ospitò 300.000 bambini», di cui almeno «13.000 provenienti da 70 paesi stranieri». Nel 2005, in epoca post sovietica, per i suoi 80 anni di esistenza, Artek ricevette «13.000 bambini in vari campi educativi», sotto la supervisione «di 2.000 volontari capisquadra».
La piccola Iekaterina è stata chiamata ad aprire i festeggiamenti per i 100 anni di Artek non in quanto «nemica dell’Ucraina» o «attivista di Putin». Ma solo perché amatissima dai giovani russi, essendo divenuta la piccola star «di una serie di film per bambini» del tutto apolitici, intitolata «Manyounya» serie che si ispira ad un romanzo di successo.
È mai possibile sostenere da un lato che nella Russia di Putin non esiste alcuna libertà di «dissentire dal governo», neppure per gli adulti più coraggiosi, ma poi colpevolizzare e mettere al bando una bambina? E questo solo perché, in quanto giovanissima attrice di successo, ha partecipato all’anniversario di un campeggio, di origine sovietica, che ha la ventura di trovarsi in Crimea?