“Non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi, sapendo di non restare confuso”

Henri de Miller, Écoute, 1986, Parigi di fronte Chiesa di Saint-Eustache


«Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso» (Isaia 50,4-7).

Il profeta si rivolge ai giudei esuli in Babilonia che sfiduciati dubitano del Signore e della sua capacità di salvare e annunzia la fine della deportazione e il ritorno nella terra dei padri. Nel brano, il Servo del Signore, figura misteriosa che attraversa la seconda parte del libro di Isaia, ricorda anzitutto la sua chiamata, poi descrive le sofferenze che gli sono inflitte e termina con una dichiarazione di fiducia in Dio. Il rapporto del Servo con il Signore è simile a quello del discepolo nei confronti del maestro e perciò, quando egli parla lo fa in nome di colui che lo ha istruito.

Di fronte all’imponente Chiesa di Saint-Eustache di Parigi, si trova una curiosa scultura creata da Henri de Miller nel 1986 e intitolata «Écoute» (Ascolta). Accanto alla statua in arenaria, sul pavimento è stata posta una targa con la scritta: «Ascoltando voci sotterranee, come un ciottolo, questa scultura viene trascinata per caso da una marea immaginaria, sulle rive del tempo».

L’opera dell’artista francese, dedicata all’ascolto, è composta dalla rappresentazione di un’enorme testa, piegata verso una gigantesca mano, in forma concava, che sembra raffigurare una persona nell’atto di meglio ascoltare, come suggerisce il titolo.

Le due opere di Miller sono posizionate a terra, una al fianco dell’altra, e orientate al cielo.

Da subito il gruppo scultoreo è stato riconosciuto come un simbolo della ricerca spirituale o della concentrazione per saper interpretare quanto accade, oppure quale invito alla meditazione.

Con «Agli uccelli», la prima composizione in versi della raccolta «Avvicinati e ascolta», pubblicata nel 2021 dall’americano Charles Simic, nato in Serbia (1938), il poeta ci ricorda che nel rumore di fondo di qualsiasi incombenza e nella chiacchiera universale, la poesia può ritagliarsi un posto, e sperare in un ascolto.

«Alcuni uccelli cinguettano. / Altri non hanno niente da dire. / Li vedi zampettare avanti e indietro, / ciondolano la testa a ogni passo. / Deve essere qualcosa di enorme / che li fa uscire di senno – / la vita in generale, l’essere uccelli».

don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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