L’ultima assemblea del Sinodo avvenuta la scorsa settimana (n.d.r. 3 aprile 2025) presso l’Aula Paolo VI in Vaticano ha posto nuovamente dei quesiti che minacciano l’integrità della dottrina, ma anche la stabilità della Chiesa, la quale rifacendosi alla Tradizione, tramanda non la propria volontà, ma la fede nella verità.
Elementi attuali
Molti rappresentanti del Sinodo si sono concentrati sulle irregolarità affettive sempre più presenti nella società. L’avanzamento del fronte LGBT, capeggiato anche da taluni chierici, vede il costituirsi di nuove forme pastorali le quali, oltre a creare confusione, vanno in contrasto con gli insegnamenti della Sacra Scrittura. In successione si è sempre più propensi nell’inserire le donne nella guida pastorale delle comunità, apportando così dei mutamenti non poco sostanziali, si pensi al diaconato femminile, su cui nuovamente si è concentrata la questione; esso va in contrapposizione con l’insegnamento di Cristo il quale volle che il Sacramento dell’Ordine fosse accessibile al solo genere maschile.
Che cosa sta confermando l’attuale Sinodo?
Esso sta democratizzando la Chiesa. Le assise sinodali non sono più degli incontri di natura teologica, ove i Padri Sinodali in relazione agli insegnamenti degli Apostoli offrono reali soluzioni alle istanze post contemporanee. L’attuale Sinodo è un insieme di rappresentanti politici, che tende a voler esaudire le crescenti richieste di frange non del tutto in correlazione con gli insegnamenti di Cristo. Si va così costituendo un relativismo ecclesiologico, che minaccia la sede di Pietro e le singole comunità locali, le quali sotto l’egida del Vescovo diocesano devono parimenti adattarsi, soprattutto se a conclusione del lavoro vi sarà un pronunciamento Pontificio favorevole e in conseguenza elemento del Magistero.
Non di rado si accusa la Chiesa di clericalismo e di chiusura quasi fosse una democrazia parlamentare. Cosa significa? Il sostantivo “clericalismo” è stato coniato nel XIX secolo, per indicare con accezione negativa la partecipazione della Chiesa alla vita comune, quindi alle scelte comminate dallo Stato in materia economica, morale e familiare. Seppur la Chiesa ha potuto con alcuni interventi risultare intransigenti, essa ha avuto il solo intento di salvaguardare l’integrità dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio. Accusare la Chiesa di essere clericalista indica l’incapacità del soggetto di comprendere quale sia il suo fine ultimo, che va oltre le esclusive fatticità materialiste. Nei nostri tempi infatti si assiste da parte di alcuni chierici alla volontà di ridurre la fede in Cristo a solo evento antropologico, escludendo il soprannaturale a vantaggio di un naturale realizzato sugli esclusivi bisogni umani; soventi sono le affermazioni che derivano da suddette posizioni: “Dio è tutto in tutti! Dio ti salva così come sei!” Sono frasi che hanno un retaggio illuminista, il quale riduce Dio a essenza etica. Codeste affermazioni hanno purtroppo pervaso la teologia, la quale più che esplicitare il Kerygma pasquale accetta condizioni e compromessi nefasti.
Perché la Chiesa non può essere una democrazia?
La Chiesa è la sposa di Cristo, composta da chierici e laici, che in differenti modalità annunciano Cristo unica verità. Essa è però condotta dall’azione pneumatologica, quindi non dal volere dell’uomo, ma di Dio. La Chiesa ha origine il Venerdì Santo, nel dramma della croce, ove il Figlio di Dio promette l’instaurarsi del nuovo regno. Le parole di Gesù proferite nei confronti del buon ladrone: “oggi sarai con me in Paradiso”, oltre ad essere un chiaro discorso escatologico, sono un rimando alla Chiesa, in quanto solo mediante essa l’uomo giunge alla risurrezione di gloria. La Chiesa quindi, accettando anche gli insegnamenti veterotestamentari, non può da essa discostarsi. A livello sinodale, gli incontri non devono essere la rappresentanza del popolo, il Sinodo non può creare un modello parallelo a quello istituito da Cristo. Si pensi alla gerarchia ecclesiale: essa non deve predominare sull’uomo, ma rimanere immutabile perché Cristo l’ha istituita così. La volontà ad esempio di ordinare donne diaconesse (già scritto in precedenza) va in contrasto con l’essenza del Sacramento dell’Ordine, che per volontà divina è consentito ai soli uomini. Il mutamento a detto di molti può risultare un progresso, ma in relazione al Depositum Fidei, su cui la Chiesa si fonda è atto grave, perché si interpone alla volontà di Dio. L’uguaglianza dinnanzi alla maestà divina è dettata dal Battesimo, il quale non elimina le differenze sociali. Si è uguali dinnanzi a Dio perché nel sangue del Figlio siamo stati salvati, pur volendo che vi fossero sostanziali differenze. Una donna in un contesto ecclesiale può mettersi sempre a servizio della Rivelazione, pur non accedendo all’Ordine.
Situazioni affettive irregolari
Sembra che sempre più il mondo LGBT stia attecchendo la società, così come la Chiesa. Maggiori sono le manifestazioni, talvolta blasfeme, si pensi all’icona di Maria contornata dai colori arcobaleno. Pur essendo stato limitato codesto tema, nell’ultima assise sinodale, si è lasciato trasparire da parte dei Padri Sinodali, la volontà di ritornarvi a discutere nei mesi a seguire. La situazione di chi verte in condizioni affettive irregolari (ivi separati, divorziati, conviventi) va ascoltata, ma non si può mutare l’ascolto in azione. Il mondo LGBT, composto da persone non eterosessuali e trasgender, tende a sovvertire l’ordine naturale affettivo e sociale. Da un punto di vista biologico inoltre è consentita la procreazione solo mediante l’incontro e l’unione di una donna con un uomo. A livello pastorale negli ultimi anni si è accentuata la volontà da parte di alcuni pastori di costituire una pastorale LGBT. E’ il caso del gesuita James Martin che più volte ha incitato la Chiesa ad aprirsi al mondo Queer. Nel luglio 2024 ha celebrato l’Eucaristia presso la città di New York esponendo sull’altare la bandiera arcobaleno, che avvolgeva un’immagine della Vergine Santissima. La realtà più grave però consta nel fatto che l’attuale Pontefice, pur criticando il sacerdote, lo sostiene nel suo progetto di evangelizzazione pastorale. Padre Martin riprendendo il discorso di papa Francesco ribadisce che Dio è padre e la Chiesa è madre. Affermare tali locuzioni è corretto, ma la paternità misericordiosa di Dio chiede un mutamento. Si pensi alla Parabola del Figliol Prodigo, il figlio ribelle si rende conto di aver peccato e chiede al padre di riammetterlo in casa. L’omosessualità non viene condannata, ma l’atto omosessuale, la pretesa di adottare figli e ricevere benedizioni di coppia non è accettabile, in quanto in dissonanza con il comando di Dio: andate e moltiplicatevi. La Chiesa ha cura delle persone omosessuali, le esorta a vivere in castità affinché partecipando all’evento della croce si salvino. Egualmente si attua lo stesso atteggiamento verso le coppie eterosessuali, che vivono situazioni irregolari. La salvezza è offerta a tutti, purché la si voglia accettare così come Cristo la propone!
Caso analogo è avvenuto nell’Arcidiocesi di Milano ove un sacerdote supportato da altri suoi confratelli celebra l’Eucaristia per sole persone queer. Il ministro, facendo leva sulla paternità di Dio, accusa alla Chiesa cattolica l’addizione di una morale intransigente, che abbandona chi verte in tali situazioni. La Chiesa non abbandona, ma propone il fondamento di essa: Cristo Gesù. Un soggetto omosessuale è chiamato a vivere in ragione della fede in Cristo in castità ed ecco quindi che si potrà sviluppare un percorso spirituale. Chi appoggia l’inverso fomenta l’acuirsi del disordine, che a sua volta crea scissioni. Attualmente non si conosce la futura scelta del Sinodo, ma le differenti direzioni non sono confortanti, dato che il Depositum Fidei è divenuto opinabile.