
Ospitiamo un intervento di Sandro Bordignon, noto pro life di Trento, già presidente del MpV e consigliere comunale, in relazione alle elezioni comunali di Trento del 4 maggio e al ruolo dei cattolici in politica.
di Sandro Bordignon
Il comunicato stampa scritto a quattro mani con l’amico Mauro Sarra ha destato le ire del notaio Paolo Piccoli ( https://www.ildolomiti.it/politica/2025/bordignon-e-sarra-prima-trento-attaccano-piccoli-de-gasperi-citato-a-sproposito-la-replica-mandero-loro-un-libro-non-hanno-letto-nulla), che ha imbastito in fretta e furia una piccola lezione di superiorità: “io son io e voi non siete un c… “. Va bene, è vero che il sottoscritto non fa il notaio, ed è anche vero che non ha una carriera politica sfolgorante come quella di Piccoli. Ma è altresì vero che, da umile popolano che fa politica con pochi soldi e tanta passione, non ha neppure così importanti sostenitori e sponsor: Paolo Piccoli è infatti il nipote di Nilo, che fu tre volte sindaco di Trento (1951, 1956 e 1961), e nipote dell’onorevole Flaminio Piccoli, big nazional della Dc. E’ all’ombra di questi colossi-zii che Paolo è diventato segretario provinciale della Democrazia Cristiana agli inizi degli anni Novanta.
Nel curriculum ufficiale di Piccoli, sul sito di Campobase, si legge: “Presidente Consiglio Comunale di Trento. Presidente di Campobase. Notaio in Trento dal 1984 al 2021. Già Avvocato e giornalista parlamentare a Roma. Presidente notai d’Europa 2005. Presidente Notai d’Italia 2004-2010. Storico autonomia trentina e movimento cattolico“.
Nessun cenno alla parentela con Nilo e Flaminio e neppure al proprio ruolo nella Dc. Perchè?
Mi permetto qualche ipotesi: forse perchè Flaminio rappresentava la destra DC, e certamente non si sarebbe mai alleato con l’erede del PCI, cioè il Pd?
Forse per far dimenticare il suo aver guidato la Dc trentina proprio sino alle soglie di Tangentopoli, salvo lasciare improvvisamente la guida del partito un attimo prima della catastrofe?
Sia come sia, la derisione nei miei confronti non è una risposta: Piccoli non è riuscito ad affermare, per fortuna, che De Gasperi avrebbe approvato l’utero in affitto o il gender, come fa Franco Ianeselli. E non mi ha neppure convinto quando ha spiegato che De Gasperi era favorevole ad un centro che guardava a sinistra: basta scorrere tutti i governi De Gasperi, sino alla sua morte, per accorgersi che non aprì mai la porta né ai comunisti né ai socialisti, che erano la sinistra di allora.
Trovo conferma di quanto dico non solo nella biografia di Maria Romana De Gasperi o in quella di Francesco Agnoli, ma anche in quanto scriveva alcuni anni orsono l’ex senatore DC e professore universitario Renzo Gubert, proprio rispondendo a Paolo Piccoli stesso (https://www.renzogubert.com/15-07-2020/paolo-piccoli-per-risolvere-le-dissonanze-derivanti-dalla-sua-scelta-di-sinistra-muta-i-connotati-politici-di-alcide-degasperi/)
Quanto infine alla citazione di Piccoli, secondo cui la Dc sarebbe stata, per Degasperi, un partito di “centro che guarda a sinistra”, mi chiedo dove la abbia trovata (non viene infatti indicata alcuna fonte). E’ vero che a sinistra viene detta e ridetta, ma nell’archivio degasperiano non si trova!
Smentendo Piccoli e i tanti propalatori di frasi false, Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera del 31 luglio 2024, scriveva:
“Alcide De Gasperi non disse mai quella frase (“centro che guarda a sinistra”) in pubblico, e non ci sono prove che l’abbia detta in privato. L’unica fonte diretta è il diario di un uomo di Chiesa, che sostiene di averla sentita. Giulio Andreotti era convinto che non fosse mai stata pronunciata. Resta un dato oggettivo: De Gasperi tenne centinaia di comizi e di discorsi pubblici; se avesse voluto dire questa cosa, l’avrebbe detta; e non l’ha fatto. Al di là della questione linguistica, Alcide De Gasperi non guardava a sinistra, ma avanti. E non era un uomo di centrosinistra. Governò con i comunisti, per necessità; ma li estromise nella primavera del 1947, e li batté nettamente alle elezioni, dopo aver ricevuto insulti infamanti (in particolare lo faceva soffrire l’accusa di aver gioito per l’esecuzione di Cesare Battisti, con cui era stato insieme nelle galere austriache per aver chiesto un’università in lingua italiana). Gli anni di De Gasperi sono gli anni del centrismo, della guerra fredda, della linea dura di Scelba, con i socialisti ancora legati ai comunisti. Il centrosinistra nasce dieci anni dopo l’addio di De Gasperi al governo e nove anni dopo la sua morte. In qualsiasi altro Paese al mondo, De Gasperi sarebbe considerato per quello che fu: un uomo di centrodestra”.