Non sopprimere un nascituro down è una colpa?

Secondo la stampa iberica, il tribunale amministrativo di Barcellona ha condannato «l’Ospedale regionale Alt Penedès» di Barcellona, al pagamento dell’ingente somma di «350 mila euro», per non aver impedito, nel 2018, la nascita di una bambina down. Leggere per credere.

Sette anni fa, dunque, una donna incinta di 35 anni, seguita dai medici

dell’ospedale, assieme al marito e futuro padre, aveva «espresso inquietudine» per l’andamento della gravidanza, in particolare per i «risultati biometrici» concernenti la bambina, nettamente «inferiori alla norma».

Queste risultanze, secondo la donna, avrebbero potuto essere «un indizio di trisomia 21» ed anche per questo lei e il marito «hanno domandato al personale medico» dell’ospedale di «praticare una amniocentesi», in vista di un eventuale aborto del bambino down. Ma l’amniocentesi non si è fatta.

I legali dell’ospedale hanno cercato di convincere il giudice sulla bontà delle proprie intenzioni facendo notare che questo tipo di esami, piuttosto invasivi, «non sono sistematici in Spagna» e del resto l’équipe medica era convinta «in buona fede» che nulla «indicasse» che il nascituro sarebbe stato «portatore di una anomalia cromosomica». Come poi è invece avvenuto, il «20 marzo del 2018» con la nascita di una bambina, «portatrice di trisomia 21».

Damián Vázquez, avvocato dei genitori e membro dell’associazione El Defensor del Paciente, ha fatto notare, nel contesto di una Spagna sempre più secolarizzata, in crisi demografica e «anti life», che «la mancanza di supporto da parte dell’ospedale», nel dubbio del possibile downismo, ha impedito alla coppia, di «esercitare il loro diritto all’interruzione di gravidanza».

E i giudici spagnoli, seguendo in toto l’arringa di Vázquez e la logica aberrante dell’aborto come diritto, non hanno accettato la «buona fede» dei medici. Anzi, seguendo la loro sentenza, c’è da credere che mettere al mondo un bambino down, malato o «imperfetto» sia quasi un reato verso la società, la scienza e l’umanità.

Secondo i togati infatti l’errore colpevole dei medici catalani è quello di non aver «consigliato e neppure informato» i genitori dell’esistenza di «test prenatali», i quali avrebbero permesso una «diagnosi precoce» della trisomia, in vista della sua «eliminazione». Quindi aver in qualche modo scongiurato un aborto è un «crimine» nel paese guidato dal socialista Pedro Sánchez.

L’ospedale di Barcellona, giudicato colpevole di «negligenza medica» è tenuto a «versare 350.000 euro» in guisa di «indennità e pregiudizio» alla famiglia.

Qui però i conti non tornano e i cosiddetti «valori europei» di uguaglianza, tolleranza, «lotta senza quartiere alla discriminazione», vengono stroncati sul nascere o applicati a geometria variabile.

Tutti, infatti, capiscono che nessun tribunale d’Europa, condannerebbe un ospedale per aver fatto nascere un «bambino sano» e senza «malattie genetiche». Ciò significa che la condanna dell’ospedale Alt Penedès di Barcellona è dipesa unicamente dal fatto che la bambina venuta alla luce era una (incolpevole) bimba down.

Ma allora, proprio mentre si parla (anche troppo) di uguaglianza tra i cittadini a prescindere da tutto (sesso, razza, classe sociale, orientamento sessuale, etc.) solo la nascita del «malato» è ritenuta sbagliata, a tal punto da costituire un «danno e un pregiudizio» per la propria famiglia, da «compensare» con una grossa somma di denaro.

Ma i cittadini down non sono cittadini di serie B e oggi in particolare possono fruire di una vita piena, ricca, non meno bella e soddisfacente dei cosiddetti «sani» e magari molto più etica e costruttiva di quei politici d’Occidente che senza pudore osano parlare di «società down free».

«Quale messaggio stiamo inviando», scrive sconsolata l’agenzia cattolica Génétique, «alle persone portatrici di trisomia e alle loro famiglie», se la nascita di uno di loro, da un tribunale democratico è «considerata come un pregiudizio»?

Oggi poi, grazie al vero progresso medico, la «aspettativa di vita» di una persona down è di «circa 60 anni». E se la bambina spagnola, divenuta ragazza e adulta, scoprirà che i genitori hanno chiesto un «rimborso» per la sua colpa di «essere nata» cosa le risponderanno i fautori del progresso e della scienza?

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Autore: Fabrizio Cannone

Fieramente italiano, romano e cristiano, sposato con 3 figli, collabora con varie testate e siti web.