Il mondo post contemporaneo, soprattutto negli ultimi anni anche a causa della pandemia da Sars Covid 19, ha accentuato nelle svariate forme dell’esistenza la volontà di avvalersi del supporto telematico. Si pensi alla Didattica a Distanza per l’istituzione scolastica, oppure alle celebrazioni eucaristiche e alle catechesi in streaming, che su un versante hanno giovato per molteplici fattori (confinamento, distanza, mancanza di tempo), sull’altro versante hanno però eliminato la capacità di ascolto e integrazione. Sovente si afferma che i nuovi nati sono nativi digitali, in quanto già da infanti utilizzano strumenti informatici che se non calibrati, oltre a limitarli nell’eloquio e nella capacità di scrittura, li espongono a numerosi pericoli che la rete propone.
Quale relazione tra Chiesa e telematica?
La Chiesa è nella storia, quindi in un contesto sociale e culturale essa non rimane non udente alle istanze del mondo, ma allo stesso tempo non si sottopone ad esse, in quanto il Depositum Fidei rimane invariato. I ministri ordinati in conseguenza non possono creare forme di fede parallele alla Madre Chiesa. Ne sono un esempio coloro che ancora oggi seguono in diretta la celebrazione eucaristica, pur non avendo alcun impedimento fisico nel recarsi presso una Chiesa presente sul territorio.
Cosa si intende per evangelizzazione?
Il termine “evangelizzazione” deriva dal greco “euangelizein” e significa annuncio di una buona notizia. Esso appare 76 volte nel Nuovo Testamento, tra gli scritti paolini e i Vangeli di Marco e Matteo. Con suddetto termine si intende il messaggio di Cristo da offrire alle genti.
Quando si sviluppa l’evangelizzazione?
Essa scaturisce a Pentecoste, quindi cinquanta giorni dopo la Pasqua, ove gli apostoli riuniti nel cenacolo ricevono il dono dello Spirito Santo e dalla casa d’Israele annunciano Gesù il Messia. Si riporta dal secondo capitolo degli Atti degli Apostoli quanto segue:
Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.
Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamiti, abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frìgia e della Panfìlia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».Tutti erano stupefatti e perplessi, e si chiedevano l’un l’altro: «Che cosa significa questo?». Altri invece li deridevano e dicevano: «Si sono ubriacati di vino dolce».
Allora Pietro con gli Undici si alzò in piedi e a voce alta parlò a loro così: «Uomini di Giudea, e voi tutti abitanti di Gerusalemme, vi sia noto questo e fate attenzione alle mie parole. Questi uomini non sono ubriachi, come voi supponete: sono infatti le nove del mattino; accade invece quello che fu detto per mezzo del profeta Gioele:
Avverrà: negli ultimi giorni – dice Dio –
su tutti effonderò il mio Spirito;
i vostri figli e le vostre figlie profeteranno,
i vostri giovani avranno visioni
e i vostri anziani faranno sogni.
E anche sui miei servi e sulle mie serve
in quei giorni effonderò il mio Spirito
ed essi profeteranno.
Farò prodigilassùnel cielo
esegni quaggiùsulla terra,
sangue, fuoco e nuvole di fumo.
Il sole si muterà in tenebra
e la luna in sangue,
prima che giunga il giorno del Signore,
giorno grande e glorioso.
E avverrà:
chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.
Uomini d’Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nàzaret – uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso fece tra voi per opera sua, come voi sapete bene -, consegnato a voi secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, voi, per mano di pagani, l’avete crocifisso e l’avete ucciso. Ora Dio lo ha risuscitato, liberandolo dai dolori della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. Dice infatti Davide a suo riguardo:
Contemplavo sempre il Signore innanzi a me;
egli sta alla mia destra, perché io non vacilli.
Per questo si rallegrò il mio cuore ed esultò la mia lingua,
e anche la mia carne riposerà nella speranza,
perché tu non abbandonerai la mia vita negli inferi
né permetterai che il tuo Santo subisca la corruzione.
Mi hai fatto conoscere le vie della vita,
mi colmerai di gioia con la tua presenza.
Fratelli, mi sia lecito dirvi francamente, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e il suo sepolcro è ancora oggi fra noi. Ma poiché era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne subì la corruzione.
Questo Gesù, Dio l’ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice: Disse il Signore al mio Signore:
siedi alla mia destra,
finché io ponga i tuoi nemici
come sgabello dei tuoi piedi.
Sappia dunque con certezza tutta la casa d’Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».
All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse loro: «Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». Con molte altre parole rendeva testimonianza e li esortava: «Salvatevi da questa generazione perversa!».Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno furono aggiunte circa tremila persone.
Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati.
Si sviluppano così le prime comunità, ove nel tempo verranno designati anche ulteriori apostoli, affinché si diffonda il messaggio di Cristo al mondo intero. Si pensi a Barnaba e Paolo i quali ricevendo il Vangelo sono divenuti a loro volta annunciatori del Verbo incarnato, creando comunità cristiane, celebrando l’Eucaristia ed esortando ad una vita integra affinché sempre risplenda Cristo risorto.
Proposta di Monsignor Robert Emmet Barron
Robert Emmet Barron nasce il 19 novembre 1959 a Chicago. Egli, frequentando la scuola domenicana, si appassiona agli scritti di San Tommaso d’Aquino. In seguito frequenta il Seminario sito in Chicago, conseguendo la laurea in Filosofia e il Master in suddetta disciplina. Viene da papa Francesco nominato Vescovo il 21 luglio 2015 ed ordinato l’8 settembre 2015 dall’Arcivescovo Velasco. E’ un predicatore attivo predicatore nella piattaforma Word on Fire mediante la quale fornisce catechesi sempre in relazione al Magistero. Sua Eccellenza ha affermato l’importanza di evangelizzare anche mediante i canali informatici; egli di costante richiama l’attenzione a temi etici, come il contrasto all’aborto, all’eutanasia, esortando così a vivere secondo gli insegnamenti del Vangelo e non alla luce del nichilismo, che non nobilita l’uomo. Il Vescovo esorta anzitempo i ministri ordinati a non cedere a predicazioni infantili, a volte scontate, risultato di un pensiero momentaneo dedito perlopiù al sentimento, bensì di avere la tenacia di proferire quanto Cristo ha realmente annunciato, senza cedere al timore di non essere considerati. Il cristiano non cerca l’approvazione del mondo, ma di Dio! L’omelia, come la catechesi sono momenti formativi, oltre che di incontro con la persona di Cristo. Si evince che non bisogna cedere all’impulso del sentimento, ma in virtù della ragione naturale comprendere la ragione soprannaturale, affinché la Parola di Dio consenta all’Io di dispiegarsi verso il Tu, che è Cristo. Sua Eccellenza ha espresso la volontà di voler costituire un ordine di sacerdoti (con approvazione della Santa Sede) rispettosi delle norme canoniche, integri a livello morale e in conformità con gli aggiornamenti proposti dal Concilio Ecumenico Vaticano II i quali – anche con l’ausilio della piattaforma World on Fire – annunciano Cristo morto e risorto. Egli ha per intento la costituzione di una nuova forma di evangelizzazioni, che in modalità chiara e trasparente richiami l’uomo alla sua primaria essenza: convergere a Dio. Se il primo uomo, Adamo, non poté vivere a causa della propria superbia della gloria di Dio, i posteri a causa del nuovo Adamo, Cristo, possono riconciliarsi con il divino, in attesa di giungere alla patria dei beati, ove diverranno in toto membra di Cristo.
Cosa accade nell’attuale pastorale?
Sovente da parte di alcuni chierici oltre ad assistere a celebrazioni Eucaristiche incoerenti con la riforma liturgica proposta da San Paolo VI papa si odono omelie e catechesi nefaste. Esse sono la conseguenza di una mentalità relativista, ove si propone il più delle volte un confronto esclusivamente antropologico, scisso dal trascendente il cui portato non è più l’incontro sponsale tra l’umano e il divino, bensì tra l’uomo e l’uomo, riducendo così il Depositum Fidei a interpretazioni personaliste e talune volte in contrasto con la tradizione apostolica! I Pontefici del Novecento più volte avevano rammentato l’importanza di non sottoporre la Rivelazione alle istanze presenti, ma in considerazione del Kerygma pasquale di evangelizzare chi ancora vive nelle tenebre oppure è alla ricerca della verità! Il ministro di Dio deve avere un animo zelante, quindi ha a cuore la salvezza di chi Cristo che è il Sommo Bene universale gli pone nella vita. L’atteggiamento estremamente indulgente di chi propone di giungere a Dio così come si è, in quanto a prescindere Egli salva, integralmente è dannoso! Un credente sia esso laico o chierico ogni dì deve avere ben fisso nella mente il concetto di peccato, non per creare e vivere nel terrore, ma per chiedere allo Spirito Santo di convergere il libero arbitrio al bene e così di vivere una vita virtuosa. Joseph Ratzinger da Cardinale e Pontefice mise in evidenza che una crisi di fede si origina da una crisi liturgica, quindi da celebrazioni e forme di evangelizzazione che appagano il futile, il momentaneo, ma che non conducono a Dio. Rivolgo agli operatori pastorali, ai ministri tutti di porre maggiore attenzione agli insegnamenti del Magistero e di conseguenza un costante studio della teologia e della Sacra Scrittura. Non con l’invenzione, non con l’adattamento alle istanze del mondo, ma con l’animo e il cuore traboccante di di Spirito Santo le Chiese avranno una cospicua e attiva presenza di fedeli. Chi ritorna al Padre, come fece il figliol prodigo, chiede che gli sia annunciato il Kerygma, chiede sacerdoti appassionati dell’Eucaristia e dell’orazione e non amministratori del sacro. Il sacerdote non amministra, ma testimonia anche con la vita l’appartenenza a Cristo! È giunto il momento di tornare all’essenza della tradizione (insegnamento degli Apostoli) ove il dottrinale si incontra con il pastorale tali da assurgere l’uomo a Dio. La fede nulla toglie, ma aggiunge all’uomo, purché egli si lasci irradiare dall’evento pneumatologico.