Riflessioni da eliminare, aspettando l’appuntamento a Davos del World Economic Forum.

Stanno giungendo da tutti i continenti le aristocratiche élite politiche e finanziarie, i potenti e illuminati manovratori globalisti che vogliono accentrare su di loro le più importanti decisioni. Si riuniranno a Davos nei prossimi giorni per pianificare le nostre sorti. 

Sicuramente, questi pellegrini (3000 leader provenienti da 130 Paesi) che perverranno nella cittadina svizzera per tuonare contro le emissioni climalteranti, l’inquinamento e gli sprechi, giungeranno a piedi o in

bicicletta e, per non sprecare energia, si riuniranno in capannoni riscaldati da pannelli solari (sperando che ci sia sole e che il ghiaccio non incrosti le celle) o in stalle riscaldate dai bovini.

L’umanità, dicono lorsignori, consuma troppe risorse e troppo carbonio. Andrebbe quindi contenuta, consigliano caldamente, per garantire maggiore sostenibilità ed evitare il collasso. Bisognerebbe ridurla almeno sotto un paio di miliardi di persone, afferma qualcuno, massimo tre (bontà loro!), sull’onda di pianificazioni che affondano le radici sin dai piani e obiettivi portati avanti dal Club di Roma nel 1973 e, ancor prima, dalla Fondazione Rockefeller.

Da qui, secondo loro, diventa sempre più necessario lo scatenamento di guerre, carestie, pandemie, aborto, contraccezione, eutanasia e conflitti di ogni tipo, utili per destabilizzare, impoverire e, alla fine, eliminare chi è di troppo.

Curiosamente però si è scoperto che proprio l’élite più ricca e potente che vive sulla Terra è anche quella che consuma più esageratamente risorse ed inquina di più. Un milione di persone super-ricche del pianeta ha una impronta ecologica (misurata come consumo di risorse) superiore a diverse centinaia di milioni delle persone più povere. E il 10% più ricco del pianeta, dicono, è responsabile del 48% delle emissioni di CO2 (mentre il 50% più povero contribuisce al 12% delle emissioni totali).

Ora, poiché il piano di eliminare cinque o sei miliardi di persone meno benestanti è antieconomico, necessita di tempi di attuazione troppo lunghi ed è anche maledettamente complicato, appare sicuramente più ragionevole percorrere la strada di favorire l’accantonamento di un target più ridotto ovvero un misero centinaio di milioni di super ricchi (che volete che sia?). Con la conseguenza aggiuntiva di ripartire più equamente le ricchezze che essi dovrebbero gentilmente lasciare. Grazie ad esse, infatti, migliorerebbe moltissimo la qualità della vita dei poveri, che sta tanto a cuore ai super ricchi. Tale problema si eliminerebbe senza eliminare i poveri.

Eliminare i ricchi: è la vecchia ricetta comunista che venne applicata per la prima volta dal regime sovietico e poi esportata in molte parti del mondo. Con effetti catastrofici, perché era una imposizione e non una scelta. E poi perché era sanguinaria e violenta.

La novità oggi è che le classi che si battono per infliggere all’umanità un genocidio responsabile, sostenibile e politicamente corretto approverebbero (in teoria) le motivazioni che fossero alla base del loro stesso accantonamento. Dovrebbero presumibilmente essere molto malleabili e assecondare tali progetti.

Eh sì, secondo le loro parole, l’umanità dovrebbe accettare, per il suo bene, limitazioni nei consumi (soprattutto di energia e materie prime), nella mobilità, nell’alimentazione, etc. Oltre che delle libertà politiche e civili, di opinione e di pensiero con le quali i cittadini esprimono la propria personalità. Perché, come cercano di convincerci, la libertà si difende riducendo drasticamente libertà e diritti primari. Ciò di cui abbiamo bisogno è una libertà vigilata, controllata da chi ne sa più di noi: una libertà di fare e agire nei limiti benevolmente concessi e nel rispetto di quello che vogliono i maestri.

Poiché si predica la limitazione di consumi e stili di vita più sobri, sarebbe edificante (oltre che affermazione di coerenza e dirittura morale) se fossero loro per primi a darci l’esempio, dando attuazione e seguito a nobili suggerimenti.

Che ne direbbero di sperimentare in prima persona un trasferimento in qualche isoletta sperduta o scoglio incontaminato tipo Montecristo (ce ne sono tantissimi, a sufficienza per ospitarli), dove potrebbero nutrirsi responsabilmente di insetti, bacche e radici? Lì, in quegli idilliaci paradisi ecosostenibili, senza industrie inquinanti e senza opere di urbanizzazione, potrebbero entusiasticamente vivere come predicano, utilizzando ciò che la natura offre. Sperimenterebbero le delizie della resilienza e della decrescita felice. Una sana vita alla Robinson Crusoe, personaggio che oggi può essere proposto come virtuosissimo ed esemplare campione nella lotta agli sprechi e alle emissioni di carbonio.

Questo simpatico modello di soluzione dei problemi di sovrappopolazione dell’umanità è speculare, ma ugualmente fondato, rispetto a quello prospettato dai neomalthusiani del WEF che vorrebbero andare a fondo nell’applicazione dei loro modelli. Crudelmente idilliaco allo stesso modo! Entrambe le ‘soluzioni finali’ si poggiano sul presupposto che qualche categoria sia da considerare una minaccia per il pianeta e che, pertanto, debba farsi da parte.

C’è però una visione della realtà di cui nessuno più parla, sempre più emarginata ed irrilevante. Che potrebbe fornire indicazioni del tutto differenti. È la prospettiva cristiana, che ha nel Vangelo il suo caposaldo.

Il discorso della montagna ovvero delle beatitudini è uno dei passaggi chiave. Anzi la chiave per aprire i cuori e le menti alla comprensione e alla soluzione di tanti problemi etici e pratici. Duemila anni fa per l’umanità quel discorso ebbe l’effetto dirompente di una bomba, in senso positivo. Una bomba morale, una esplosione di misericordia e giustizia che squassò il pensiero preesistente arrivando nei tempi successivi a spazzarlo via laddove si radicava di più il cristianesimo. 

Con il discorso delle Beatitudini per la prima volta l’umanità conosceva e accoglieva il principio della pari dignità di ogni persona, del fatto che tutti valiamo allo stesso modo e meritiamo il massimo rispetto. Di più, la nostra preziosità, come creature uniche e irripetibili, deve valere non solo agli occhi di Dio ma anche essere riconosciuta tra gli uomini. E allora, se ogni vita è un dono prezioso, è sacra ed importante, se ogni vita è un inno a Dio e manifesta la presenza di Dio, nessuna vita può essere considerata inutile o di troppo. Oggi abbiamo più che mai bisogno di rinnovare l’effetto di quella bomba di misericordia che è il discorso delle beatitudini. Una bomba scandalosa che distrugge le ingiustizie e crea speranza. Aiutandoci anche a capire meglio le cose.

Nel pianeta c’è spazio per tutti e le risorse non saranno mai limitate perché l’uomo stesso è una risorsa: non può essere considerato un problema bensì la soluzione di ogni problema. Come del resto ha dimostrato il progresso scientifico e l’ingegno umano che hanno saputo negli ultimi secoli trovare sempre nuove soluzioni tecniche e maggiori ricchezze, sconfessando le cassandre malthusiane. In misura tale che, l’aumentare costante delle popolazioni non ha comportato nel tempo minori disponibilità di cibo, energia e materie prime. I problemi di cattiva distribuzione di tali risorse, che pure esistono, sono maggiormente di carattere politico e sociale piuttosto che demografico. 

Il pianeta si salva salvandoci ed accogliendoci tutti insieme. Tutti noi siamo le più importanti risorse da salvare.

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Autore: Roberto Allieri

Nato a Pavia nel 1962, sposato e padre di quattro figli, risiede in provincia di Bergamo. Una formazione di stampo razionalista: liceo scientifico, laurea in giurisprudenza all’Università di Pavia e impiego per oltre trent’anni in primario istituto bancario. L’assidua frequentazione di templi del pensiero pragmatico e utilitarista ha favorito l’esigenza di porre la ragione al servizio della ragionevolezza e della verità. Da qui sono seguite esperienze nel volontariato pro-life, promozione di opere di culto, studi di materie in ambito bioetico, con numerose testimonianze e incontri per divulgare una cultura aperta alla vita, ancorata alla fede e alla famiglia. Collabora al Blog Oltre il giardino QUI Vedi tutti gli articoli di Roberto Allieri