Il Pd tedesco organizza conferenze per i diritti dei queer

Il Cancelliere SCHOLZ alla Conferenza politica queer sui diritti umani a Berlino il 27 Settembre 2024 – Fonte “Nius – la voce della maggioranza”

Il partito socialdemocratico tedesco (Spd), oltre ad essere il partito dell’attuale Cancelliere Olaf Scholz, è anche uno dei partiti politici più antichi d’Europa e vanta tra i «padri nobili» figure come Karl Marx e Ferdinand Lassalle. Nasce infatti nel 1865 ed ancora oggi è in Germania il partito con più iscritti. In anni più recenti è stato guidato da figure leader

del progressismo europeo come Willy Brandt, Gerhard Schröder o Martin Schulz.

Ora che tra i «dogmi assoluti» della sinistra global è entrato il «gender» è chiaro che a nessuna presunta «minoranza sessuale» si può dir di no, sotto pena di «discriminazione» e di essere inconsciamente una costola dei conservatori, del Vaticano o dei «fascisti».

Così, venerdì 27 settembre si è tenuta a Berlino una importantissima «Conferenza politica queer sui diritti umani» 2ª Conferenza Politica Queer sui Diritti Umani del Gruppo Parlamentare SPD | Gruppo parlamentare SPD (spdfraktion.de) voluta e promossa dal Spd. Presente in prima fila nella sala, proprio il Cancelliere Scholz, che ultimamente si era fatto apprezzare da molti per le inattese uscite sul controllo dell’immigrazione in Germania, come già avviene in altri paesi a trazione progressista (Svezia, Danimarca, etc.).

«Cari membri della comunità, cari compagni, cari ospiti» così esordisce il programma del convegno guidato da Falko Droßmann, Anke Hennig, Jan Plobner tutti membri del «gruppo di lavoro queer del gruppo parlamentare Spd». Il convegno parte da una tristissima costatazione: «La situazione delle persone queer sta peggiorando sempre più in tutto il mondo». Dove di preciso, di grazia?

Perché è facile lanciare accuse al mondo intero senza prima definire una categoria di cittadini che non vuole essere definita altrimenti che come sessualmente «strani» o «non convenzionali».

Secondo la Treccani, il lemma queer è «usato come termine inclusivo, che permette di indagare e nominare tutti quei soggetti sessuali presi in mezzo dalle categorie binarie […]: transessuali, transgender, travestiti e travestite, ermafroditi e androgini». La legge però è uguale per tutti e non deve entrare sotto le lenzuola o nei «gusti» dei cittadini, altrimenti lo Stato di diritto viene meno.

In ogni caso, per il Pd tedesco «i diritti delle persone queer sono una componente fondamentale dell’uguaglianza moderna» e in tal senso vogliono battersi fino a quando «esisterà una discriminazione statale e sociale». Non è precisato se ci sia in Germania un solo mestiere, sport o luogo di svago «vietato ai cittadini queer» ma non importa, quel che conta è la buona volontà. E i socialdemocratici ne hanno da vendere, specie per le minoranze autoproclamate (e iper-tutelate), piuttosto che per le categorie a cui erano più sensibili nel passato (operai, contadini, minatori).

Dopo una «introduzione culturale» curata dai «Ragazzi serpente», hanno portato i loro saluti all’assemblea, il «presidente del gruppo parlamentare Spd» Rolf Mützenich, Jessica Stern «inviata speciale del governo degli Stati Uniti per i diritti delle persone queer» e alcuni ambasciatori.

Tra gli interventi, quello di Beate Rudolf «direttore dell’Istituto tedesco per i diritti umani» sul «Perché i diritti Lgbtqi* devono essere al centro della politica nazionale e internazionale in materia di diritti umani», quello di Thomas Haldenwang «presidente dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione» che ha galvanizzato i presenti parlando di «Antifemminismo e queerfobia come strategia dei militanti della destra» e quello a più voci sulla «Resistenza queer sotto i governi queer-ostili dell’Europa orientale».

Molti esponenti del femminismo tradizionale però, come in Italia la coraggiosa Marina Terragni o del marxismo storico come Diego Fusaro e Marco Rizzo da tempo sostengono che l’ingresso dell’ideologia gender a sinistra ha avuto un ruolo di «sostituzione» rispetto alle precedenti istanze sociali e popolari. Mettendo in valore delle categorie artificiali – più che blandite dai poteri forti – al posto dei ben più riconoscibili «proletari» o «disoccupati» (che non hanno tempo di pensare a quale gender appartenere). E’ evidente a tutti che l’accettazione del ricatto sulle indimostrabili «minoranze sessuali», come l’ipotetica «queer community» segna il definitivo tramonto di qualunque coerenza con le proprie radici storiche e la sottomissione ai nuovi e ben più intolleranti «padroni del vapore».

Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo.

Autore: Fabrizio Cannone

Fieramente italiano, romano e cristiano, sposato con 3 figli, collabora con varie testate e siti web.