
L’economia dei segni è più eloquente delle parole
Nel clima della “sinodalità” chi può parlare
Finché per sinodo si intendeva un’assise di vescovi delegati per essere consultati dal Papa su importanti questioni cui il Papa avrebbe dato poi un indirizzo certo, (e il Sinodo canonicamente è questo), tutti i laici anche meno preparati di questo mondo potevano esprimersi in forza dello Spirito del Concilio.
Da quando al Sinodo dei vescovi partecipano, e con diritto di voto, altre
compagini ecclesiali, oltre ai vescovi, pare che ciò non sia più possibile e questo non in merito a temi trattati dal Sinodo soltanto, ma anche su temi della vita della Chiesa, questo, almeno, da come si sente affermare da molti più vicini a quella o a quell’altra “corrente” sinodale.
Il Caso di Padre Giorgio Maria Faré
Nel mio articolo del 30 Ottobre c.a. “IN DUBIO PRO PONTIFICE! OREMUS PRO PONTIFICE NOSTRO. La sofferta scelta del Sacerdote Carmelitano Padre Giorgio Maria Faré fa molto discutere.” avvertivo che, al di là di ragionevoli dubbi, o prove, o documenti da vagliare, anche depositati dal Rev.do padre Carmelitano Giorgio Maria Faré presso la Santa Sede, non avremmo potuto approvare la sua decisione finale di non essere in comunione con Papa Francesco, non avendo Padre Faré il compito né di valutare né di decidere con la dovuta autorità, compito della Santa Sede, dei Cardinali, di un successivo Pontefice.
Padre Faré ha sbagliato?
A noi fedeli, e anche ai sacerdoti e ai Vescovi, il compito di contribuire alla Comunione nella Chiesa, portando tutti gli utili elementi di Verità nella Carità. Quindi, Padre Faré da un lato ha fatto bene ad evidenziare ed argomentare ciò su cui, a suo modo di vedere, a suo dire a ragion veduta, ha ritenuto destare gravi interrogativi. In ciò non v’è nulla di male se fatto in clima di carità e obbedienza. Abbiamo avuto innumerevoli teologi che hanno parlato esplicitamente contro l’insegnamento della Chiesa, contro gli stessi Pontefici del post Concilio, eppure la Chiesa ha esercitato grande pazienza. Pensiamo non solo ai teologi della liberazione, ma a Kung, ai Vescovi Olandesi con il loro Catechismo, a quelli tedeschi, più recentemente. Gli esempi si moltiplicherebbero. E su tutti i temi poterono esprimersi teologi, Vescovi, sacerdoti, laici, sostanzialmente senza problemi.
Il caso di Padre Faré è più particolare perché non tocca la dottrina, ma la disciplina della Chiesa. Egli, in coscienza, non si ritiene fuori della Chiesa, ma nemmeno si ritiene vincolato da una elezione che per diversi motivi giudica nulla e come mai avvenuta. Potrà sbagliare, ma non dimentichiamo che, secondo la morale, anche la coscienza erronea, cioè male informata, vincola in qualche modo il soggetto.
Nel Catechismo della Chiesa si legge però:
1786 Messa di fronte ad una scelta morale, la coscienza può dare sia un giudizio retto in accordo con la ragione e con la Legge divina, sia, al contrario, un giudizio erroneo che da esse si discosta.
1787 L’uomo talvolta si trova ad affrontare situazioni che rendono incerto il giudizio morale e difficile la decisione. Egli deve sempre ricercare ciò che è giusto e buono e discernere la volontà di Dio espressa nella Legge divina.
1788 A tale scopo l’uomo si sforza di interpretare i dati dell’esperienza e i segni dei tempi con la virtù della prudenza, con i consigli di persone avvedute e con l’aiuto dello Spirito Santo e dei suoi doni.
1790 L’essere umano deve sempre obbedire al giudizio certo della propria coscienza. Se agisse deliberatamente contro tale giudizio, si condannerebbe da sé. Ma accade che la coscienza morale sia nell’ignoranza e dia giudizi erronei su azioni da compiere o già compiute.
1791 Questa ignoranza spesso è imputabile alla responsabilità personale. Ciò avviene « quando l’uomo non si cura di cercare la verità e il bene, e quando la coscienza diventa quasi cieca in seguito all’abitudine del peccato ».77 In tali casi la persona è colpevole del male che commette.
1792 All’origine delle deviazioni del giudizio nella condotta morale possono esserci la non conoscenza di Cristo e del suo Vangelo, i cattivi esempi dati dagli altri, la schiavitù delle passioni, la pretesa di una malintesa autonomia della coscienza, il rifiuto dell’autorità della Chiesa e del suo insegnamento, la mancanza di conversione e di carità.
1793 Se — al contrario — l’ignoranza è invincibile, o il giudizio erroneo è senza responsabilità da parte del soggetto morale, il male commesso dalla persona non può esserle imputato. Nondimeno resta un male, una privazione, un disordine. È quindi necessario adoperarsi per correggere la coscienza morale dai suoi errori.
LA situazione di Padre Faré potrebbe essere inquadrata in quanto descritto dal can. 1793, sopra riportato, trovandosi in un caso di coscienza che richiede di essere meglio chiarito con l’aiuto della Chiesa. Sicché, e ciò vale per Padre Faré come per qualunque altro cattolico in sincera ricerca, anche se il Padre, ora ridotto allo stato laicale, sbagliasse, andrebbe corretto, ma sarebbe, davanti a Dio nelle condizioni di quel servo di cui parla San Luca:
47 Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48 quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più. (Lc 12, 47-48)
L’onere del giudizio non sta a noi. A noi sta la carità perché al più presto Padre Faré e chi lo segue abbiano a compiere la giusta scelta in umiltà e carità.
In ogni questione teologica, o canonica, o disciplinare, che possa risultare divisiva, dobbiamo tenere presente questo criterio che poi favorisce lo spirito di Carità. Il fedele, in assenza di una chiara e definitiva certezza, non potrà ignorare la propria coscienza proprio per essere fedele a Dio. Prudenza vorrebbe, però, che nelle questioni dubbie, come quelle sollevate da Padre Faré, non si escludesse dalla comunione né con i fratelli, né con il Papa. Ma così non è stato e la Chiesa, con azione puntuale, anche se non immediata, e a seguito dell’omilia tenuta in Ottobre dal Rev. do Padre Faré, -poi quotidianamente commentata e approfondita sul suo Canale You Tube, – ha fatto giungere in data 18 Novembre 2024 il rescritto del Ministro Generale dell’Ordine dei Padri Carmelitani a tutti ormai noto e che qui abbiamo pubblicato.
In quel nostro articolo, sopra citato, ribadivamo la stima per il servizio pastorale e teologico di Padre Faré e la disponibilità a pubblicare ancora le puntate del suo Sequela, riferite al Sequela del teologo Dietrich Bonhoeffer, previo assenso dello stesso Padre Carmelitano.
Al momento non ci è giunta sua risposta, sicuramente ben diversamente occupato.
Onde non indurre i fedeli a giudizi incerti od errati circa le dottrine sostenute da Padre Faré, dunque, per il momento sospenderemo dette pubblicazioni pur riconoscendone la qualità, auspicando di poterne riprendere la pubblicazione appena la situazione sarà risanata.
Libertà di Padre Faré
Ora, il rev.do Padre, per Decreto del Ministro Generale, è dimesso dall’Ordine e scomunicato per scisma, ma conserva tutti i diritti e tempi per ricorrere nelle sedi a ciò deputate e fare rientrare la situazione, come mi auguro e ci auguriamo avvenga al più presto per la Chiesa e per Lui.
Egli, sia chiaro, è scomunicato per scisma e dimesso dall’Ordine solo a motivo di quelle cause recenti, ampiamente discusse e riferite dal Decreto del Ministro Generale dell’Ordine e non per i suoi precedenti insegnamenti.
Invito ai fedeli
Invitiamo per tanto tutti i fedeli, sia quelli vicini a lui che da lui lontani, a stringersi in carità attorno alla Chiesa e al Padre Faré in spirito di carità orante. Stiamo parlando dell’unità della Chiesa, della salvezza delle anime, dell’Unità del Corpo di Cristo offerto per noi e non di contrasti di opinioni sia pur importanti.
Dispiace prendere atto come quotidianamente, tramite specialmente i social, si diffondano affermazioni pesanti dall’una e dall’altra parte. Questo non è secondo lo Spirito di Cristo e fa il gioco di quelle schiere a noi ben note che mirano a devastare la vigna del Signore.
Nel 2018, papa Francesco ha ricordato al popolo di Dio la famosa preghiera di Papa Leone XIII a San Michele Arcangelo. In un comunicato stampa della Santa Sede, datato 29 settembre 2018, così è stato scritto:
«Il Santo Padre ha deciso di invitare tutti i fedeli, di tutto il mondo, a pregare il Santo Rosario ogni giorno, durante l’intero mese mariano di ottobre; e a unirsi così in comunione e in penitenza, come popolo di Dio, nel chiedere alla Santa Madre di Dio e a San Michele Arcangelo di proteggere la Chiesa dal diavolo, che sempre mira a dividerci da Dio e tra di noi. […] Il Santo Padre ha chiesto anche che la recita del Santo Rosario durante il mese di ottobre si concluda con la preghiera scritta da Leone XIII».
“San Michele, Arcangelo, difendeteci nella lotta, Siate il nostro soccorso contro la malizia e le insidie del demonio. Che Dio lo comandi, noi ve ne supplichiamo. E voi, Principe della Milizia celeste, per la virtù divina, ricacciate nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che sono sparsi nel mondo in vista di perdere le anime. Amen!”.


