L’Università di Harvard sospende le lezioni per «elaborare» la vittoria di Trump

Sul web e sui social spopolano i video, spesse volte fatti dagli stessi «pro Kamala», in cui moltissimi americani piangono, si lamentano, insultano il mondo intero e danno letteralmente di matto per la vittoria (democraticamente ottenuta) di Donald Trump alle presidenziali.

I docenti di Harvard, la più celebre e antica università degli Stati Uniti,

fanno di meglio e a caldo «annullano le lezioni» per «elaborare le emozioni» causate dall’accaduto e dall’irreparabile. Il preside di uno dei college di Harvard, Rakesh Khurana, ha invitato gli studenti a fuggire la solitudine e a «lasciarsi andare alle emozioni», ovviamente negative, su come questo evento, ovvero la rivincita di Trump, «avrà un impatto su di noi in futuro», anche «ascoltando le altre persone» per capire «come si sentono».

L’Harvard Crimson (Hc), sito collegato con l’università eppure apertamente schierato anti Trump, riferisce che «diversi corsi dei dipartimenti di Sociologia, Matematica e Educazione Generale dell’Università di Harvard» hanno cancellato le lezioni per il giorno o i giorni successivi al risultato, e quindi «reso la frequenza facoltativa», anche dilatando «le scadenze dei compiti».

«Mentre ci riprendiamo dalla movimentata notte elettorale» ed «elaboriamo le implicazioni della vittoria di Trump», scrive in una mail agli studenti il docente di economia Maxim Boycko, «sappiate che la lezione procederà come al solito oggi». Però: «sentitevi liberi di prendere del tempo libero se necessario», ha concluso il comprensivo professore.

Del resto, il sito web in questione, ha intitolato il suo editoriale di spicco «Perché il ritorno di Donald Trump potrebbe significare problemi per Harvard». Ammettendo «che diversi professori hanno posticipato gli esami o alleggerito i compiti degli studenti» anche «dopo la vittoria di Trump nel 2016». Sempre ovviamente per riprendersi dal naturalissimo trauma, inconcepibile dopo la vittoria di Biden nel 2020.

In tale quadro viene riportata dagli universitari antifa l’opinione dell’ex rettore di Harvard Neil L. Rudenstine il quale a proposito della la vittoria del Tycoon, ha asserito grave: «temo che dobbiamo essere molto preoccupati» per la sconfitta della Harris ed anche per «l’atteggiamento» che avrebbero i repubblicani «nei confronti delle università».

I pro dem, che della neutralità scientifica non sanno che farsene, aggiungono con quella serenità di chi sa di essere «il partito del Bene» che già 8 anni fa, «quando Trump fu eletto per la prima volta», l’allora presidente di Harvard Drew Gilpin Faust «rilasciò una dichiarazione a tutta l’università» disapprovando «quella che aveva definito» l’elezione «più divisiva e controversa che ognuno di noi abbia mai conosciuto».

Gli esempi della subalternità dell’università e della «scienza» al pensiero mainstream potrebbero continuare a lungo (dalla Georgetown University all’Università del Michigan), ma il caso di Harvard, per il prestigio unico che ha, appare come particolarmente grave e significativo. Se però Trump o Vance dicono che il mondo della cultura è contro di loro – stranamente – «mentono» o sono «complottisti».

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Autore: Fabrizio Cannone

Fieramente italiano, romano e cristiano, sposato con 3 figli, collabora con varie testate e siti web.