L’evocativo poema sinfonico Finlandia, di Jilius Christian Sibelius (1865-1957), noto come Jean Sibelius, eseguito dall’orchestra di Helsinki e dal Coro degli Universitari, accompagna lo scorrere dei versi e le immagini di
volti per noi interrogativi, fino a “Il giardiniere”, di Vincent Van Gogh (1853-1890) e al Brutto anatroccolo di Andersen, alla ricerca delle radici e dell’identità della persona.
Nelle mani del giardiniere l’anima cresce.
Una lunga introduzione di musica e immagini, quasi ad annoiare; la noia, una potente e sconosciuta alleata.
Sibelius accompagna alla ricerca della libertà un popolo divenuto suddito e che agogna a riconquistare il proprio posto nel mondo, nell’esistenza. Esistenza possibile solo riscoprendo i valori degli antenati, della propria storia.
Anche noi abbiamo una patria di antenati, un albero genealogico. Eppure, abbiamo una nostra storia personale da conoscere.
I miserabili
Poi seguono le immagini desolate di schiavitù e di umiltà, di gente stesa a terra, debole, malata. Gli occhi di due bimbi forano il video; la guancia di una giovane e bella lebbrosa … tutto ci spinge a ricercare una patria, le nostre origini.
Madre Teresa … Don Pino Vitrano, fra’ Biagio …, prima eremita, poi, dopo Assisi, tra i senza tetto di Palermo fino al termine della vita, dopo avere lasciato i beni paterni, la fidanzata, il successo di una professione sicura.
Il giardiniere
Il ritratto del giardiniere guarda in basso, specchiandosi: Io “ri-fletto”!Lui in me e io in lui. La metafora dello specchio offre più spunti di “ri-flessione”. Quel giardiniere, veramente esistito nell’ospedale di Van Gogh, gli fu vicino curando i malati, con i fiori, con il sorriso, piegandosi su di essi.
Immaginiamo questi e altri suggestivi passaggi, sulla nostra esistenza. Che fare della nostra vita? La conversazione registrata ci indica una strada …