Analfabetismo svedese

Carlo Gustavo, Re di Svezia Fonte velvetmag

L’immigrazione «di massa» è un problema proprio perché di massa, tendenzialmente senza limiti e senza regole, e l’immenso movimento migratorio in atto verso l’Europa se non si risolve di certo con l’arcigno «tutti fuori», neppure si argina col buonista «tutti dentro». (Per un primo approccio al problema, si veda il libro controcorrente di Tommaso Indelli, Contro il globalismo, 2024).

La Svezia, per decenni vista come la «socialdemocrazia perfetta», avanzata ricca ed ecologica, da tanti anni ormai presenta

tutte le criticità legate all’acquisizione rapida e fuori controllo di «nuovi svedesi», in buona parte di difficile assimilazione.

L’ultimo dato che fa riflettere è quello sull’analfabetismo, una piaga antica che sembrava superata per sempre nel Novecento, ma che ora fa capolino proprio nel cuore della Scandinavia.

Infatti, seguendo l’indagine svolta da Statistics Sweden già ora «ci sono circa 780.000 persone analfabete» in Svezia, di età compresa «tra i 16 e i 65 anni», e il numero è in rapido e documentato aumento.

Secondo il sito di informazione Remix «si prevede che il numero di analfabeti in Svezia supererà le 800.000 unità nell’inverno di quest’anno». E’ probabile anzi che, secondo sensate proiezioni, sul suolo svedese vi sarà entro pochi mesi quasi «1 milione di persone» che non sanno né leggere, né scrivere e questo «in gran parte a causa dell’immigrazione».

Il che vuol dire che sugli attuali 10 milioni di svedesi si conterà presto, probabilmente, un analfabeta ogni 10 cittadini, percentuali che ci riportano non al futuro meraviglioso immaginato dai progressisti, ma più o meno alla Svezia di fine Ottocento!

Il ministro dell’Istruzione Johan Pehrson e il ministro degli Affari scolastici Lotta Edholm, nella prefazione all’indagine citata sopra, scrivono allarmati che «Se questa tendenza continua», si rischia grosso «di avere un’intera generazione di giovani che sono effettivamente analfabeti dal punto di vista funzionale». Non c’è bisogno di notare i danni sociali e culturali che derivano dal diffuso analfabetismo: se è vero che siamo nella civiltà dell’immagine, è anche vero che è necessario saper leggere per comprendere le norme, i divieti, gli avvisi alla popolazione, i libri di scuola e gli stessi messaggi pubblicitari.

Secondo la docente Rita Sommarkrans, nella sua scuola, «ogni mese arrivano da otto a dieci studenti analfabeti» e c’è da temere che a causa del buonismo imperante, i bambini immigrati non siano obbligati a imparare (bene) lo svedese. Senza padroneggiare la lingua del posto, sia parlata che scritta, l’integrazione anche minima svanisce, pur se ci si copre il volto dietro il roboante «ius scholae».

Come fa, si chiede la Sommarkrans, un analfabeta adulto, a «trovare un posto di lavoro, pagare le bollette o persino prenotare un appuntamento dal medico»?

Gli stranieri presenti in Svezia sono già ora 1,6 milioni e ogni anno se ne aggiungono molti, per non dire troppi. Dal 2015 il paese scandinavo ha «concesso la cittadinanza svedese a 660.362 migranti», specie in provenienza della Siria (quasi 150.000).

Remix afferma che in alcune città non piccole, come Mälmo (350.000 abitanti) «i bambini svedesi sono già in minoranza nel sistema scolastico», e in certi contesti a forte densità migratoria, i «funzionari delle città stanno proponendo di insegnare in arabo invece che in svedese».

In situazioni del genere l’apprendimento della lingua locale, base del vivere sociale, diviene piuttosto arduo e il lassismo educativo occidentale, concausa strutturale del «nuovo analfabetismo», non aiuta né i nativi, né i «nuovi cittadini».

In parallelo è esplosa l’insicurezza nelle scuole del regno, sia per gli studenti che per i docenti e il personale scolastico. E in un solo anno, dal 2022 al 2023, il «numero degli incidenti gravi è aumentato del 36%».

Papa Francesco solitamente citato come pro migranti, ha dichiarato però – e più volte – che non c’è un numero magico e astratto di stranieri che una nazione è tenuta ad ospitare, ma che «ogni Paese deve accogliere quanto può, quante persone può integrare» (21 giugno 2018). E non una di più.

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Autore: Fabrizio Cannone

Fieramente italiano, romano e cristiano, sposato con 3 figli, collabora con varie testate e siti web.