Edith Stein, Lettere (1916-1933), Città Nuova e Ocd, 2022, pagine 578, euro 30
La compatrona d’Europa e martire ad Auschwitz fu anche una grande pensatrice, una filosofa, una teologa ante litteram, una docente ed una formatrice, specie di ragazze e studiose. Le sue lettere, pubblicate in vari volumi dei quali questo è il primo, ci danno la dimensione più intima e personale della futura santa e ci
descrivono i passi umani, psicologici e intellettuali che l’ebrea tedesca Edith fece, attraverso gli studi universitari e la docenza, sino alla conversione (1921), all’ingresso nel Carmelo di Colonia come suor Teresa Benedetta della Croce (1934) e alla pia morte, offerta per il suo popolo (1942). Le vite dei santi sono sempre utili da conoscere, in questo caso anzitutto per la dimensione filosofica di una ricerca esistenziale che portò la giovane intellettuale ebrea a riconoscere in Cristo la Verità che salva, “dum volvitur orbis”. Fu canonizzata nel 1998 e dichiarata nel 1999 con Brigida di Svezia e Caterina da Siena compatrona d’Europa.
Massimo Raffanti, Lo sport avventuroso. Memorie e meditazioni di un pioniere delle discipline del coraggio, Passaggio al Bosco, 2024, pagine 222, euro 15
Raffanti, prima di essere un teorico della valenza educativa dello sport, è stato un protagonista degli sport meno agevoli e più eroici: paracadutismo, sci-alpinismo, parapendio, mongolfiera, nuoto subacqueo, rafting, etc. In nome del “Memento audere semper” e del “Audaces fortuna juvat”, in questo saggio vuole spiegare quanto proprio oggi la pratica sportiva coerente e coraggiosa sia un “prezioso antidoto alle tensioni di una civiltà sempre più frettolosamente allineata a stili di vita e modi di pensiero omologati e stereotipati” (pp. 14-15). E in questo raggiunge perfettamente l’insegnamento della Chiesa che, a partire almeno da Leone XIII – il quale contribuì al ripristino di Giochi Olimpici (Atene, 1896) – si è nettamente schierata in favore dello sport. Mostrando la perfetta congruenza tra gli autentici valori sportivi (disciplina, spirito di squadra, rispetto delle regole, ardimento) e i valori del Vangelo, come spiegò Pio X in un celebre discorso del 1905. Da allora tutti i pontefici, in perfetta continuità, riconoscono lo sport come un mezzo importante per elevarsi, temprarsi e rifocillarsi per meglio attendere alle competizioni della vita cristiana.
Fabio Andriola (a cura di), Pitigrilli parla di Pitigrilli, Oaks, 2023, pagine 320, euro 28.
Pitigrilli era il nom de plume di un grande e misconosciuto scrittore italiano che all’anagrafe si chiamava Dino Segre (1893-1975). Si tratta di uno degli autori più letti e tradotti negli anni 20, 30 e 40 del Novecento, fino al suo esilio in Argentina nel 1945, a seguito della scoperta della sua collaborazione nascosta con il fascismo, in particolare con l’Ovra. Figlio di David Segre, ebreo, e di Lucia Ellena, cattolica, crescerà “in ambiente ebraico ma la madre – trattata non benissimo dai familiari del marito proprio per il suo credo – lo fa battezzare di nascosto” (p. XII). Tutta la sua vita fu un paradosso, piena di eccessi e di difetti, ma anche di estro e genialità fuori dal comune. Conobbe e collaborò coi grandi autori del 900, da Pirandello a D’Annunzio, da Marinetti a Trilussa. Secondo il curatore di questo suo libro di memorie, lo storico e pitigrilliano doc Fabio Andriola, la produzione di Pitigrilli, ignorando gli articoli, sfiora, tra romanzi e raccolte di novelle, i “cinquanta titoli”. Qui abbiamo le sue memorie, pubblicate a Buenos Aires nel 1949 che ripercorrono – pitigrillianamente – la sua avventurosa vita che ebbe un bell’epilogo con la (ri)conversione al cristianesimo, di cui parlerà in La Piscina di Siloe (1948), libro elogiato da padre Domenico Mondrone e di cui si auspica una nuova edizione. In tal senso fu elogiato anche dalla Civiltà Cattolica, da padre Agostino Gemelli su Vita e Pensiero e perfino dall’Osservatore Romano. Tornato in Europa, visse tra Parigi e Torino, scrisse altri testi spirituali e iniziò a collaborare con Il Messaggero di sant’Antonio. Una sorta di autobiografia ludica che ci restituisce momenti e sapori di un Italia che non c’è più.
Nicola Sgueo, Ars venandi. La caccia tra storia e simbolismo, Passaggio al Bosco, 2022, pagine 128, euro 15
L’Autore di questo agile pamphlet vuole ridare dignità e onore ad “una delle attività antiche quanto l’uomo” (p. 11). E questo, nei tempi in cui il falso ecologismo combatte la vera ecologia, è già meritorio. Contrariamente a quanto ritengono i discepoli della cattiva maestra Greta Thunberg, la caccia è “cultura e non barbarie, raziocinio e non follia devastatrice, conservazione e non deturpazione”. Così era vista dagli spiriti migliori nell’antichità, nel medioevo ed anche nel mondo moderno, fino a ieri. Infatti, camminare in un bosco cercando delle prede da condividere coi propri cari, “è una delle grandi opere della civiltà umana” (p. 8): senza la caccia del resto l’umanità si sarebbe estinta da millenni. Per l’autore, “cacciare è sentirsi parte di un kosmos, cioè di un disegno intelligente, dove ogni cosa ha il suo posto”. In questo senso, lo stesso rapporto tra uomo, animali e natura riflette quel pensiero ordinato di Dio che dobbiamo saper vedere in ogni cosa, a partire da noi stessi. La caccia, la pesca, il lavoro solitario nella natura per abbellire la creazione (dipingendo una grotta o catturando un orso), significano oggi “ritirarsi, anche momentaneamente, dal mondo delle macchine e del frastuono urbano” e iniziare una “rigenerazione autentica”. Altro che violenza del cacciatore: violenti semmai sono i vegani e tutti quelli che criminalizzano le tradizioni ancestrali dell’umanità.
Jason Evert & Matt Fradd, Forgiato per combattere. Liberarsi dalla pornografia in 33 giorni, Fede & Cultura, 2022, pagine 146, euro 14
Due giovani anglosassoni, uno statunitense e uno australiano, vogliono aiutare il cattolico (ed eventualmente anche il non cattolico) a vincere uno dei flagelli più terrifici dell’oscura epoca contemporanea: la pornografia. Nel lontanissimo 1992, un altro secolo e un altro millennio specie in rapporto allo sviluppo dei media e dei social, il Catechismo della Chiesa cattolica affermava che la pornografia “offende la castità”, “snatura l’atto coniugale” e “lede gravemente la dignità di coloro che vi si prestano (attori, commercianti, pubblico” (n. 2354). In un mondo ormai abitato da milioni o miliardi di “lesi nella dignità”, Evert e Fradd propongono una sorta di Fight Club cattolico che abbia come motto Forgiato per combattere. La castità infatti, “è l’impegno a vita di seguire Cristo, di combattere per le nostre mogli” (p. 128), attuali o future. Ma anche per la Chiesa – dilaniata dal trionfo della lussuria – e per la Patria, che ha bisogno di uomini integri e integerrimi che credano nell’eroismo, disprezzando edonismo ed egoismo. E anche su questo, la visione cattolica della politica, pure dopo il Vaticano II, non è conforme ai criteri dello Stato laico e amorale. Proprio il CCC insegna che la comunità politica deve assicurare al popolo, tra le altre cose, “la difesa della sicurezza e della salute, particolarmente in ordine a pericoli come la droga, la pornografia, l’alcolismo, ecc.” (2211). 33 meditazioni quotidiane per sostenere i guerrieri di Dio nella più santa delle crociate: quella contro sé stessi.
Roberto de Mattei, Merry del Val. Il cardinale che servì quattro Papi, Sugarco, 2024, pagine 462, euro 28,80 De Mattei ci offre una documentata biografia storica di un grande personaggio della Chiesa del XIX-XX secolo: il servo di Dio Rafael Merry del Val (1865-1930). Merry del Val ebbe una felice carriera di diplomatico e di pastore, iniziata come nunzio di Leone XIII e giunta ai vertici sotto Pio X, che nominò il presule ispanico cardinale e segretario di Stato. Tra i due servi di Dio si stabilì un profondo sodalizio spirituale, che il prof. de Mattei fa rivivere in molte pagine del libro. Sotto gli altri 2 pontefici che servì, Benedetto XV e Pio XI, il presule ebbe diversi ruoli nella Curia romana e in molte congregazioni. Sostenne con forza l’invalidità delle ordinazioni anglicane di Leone XIII, la lotta al modernismo di Pio X e il concordato di Pio XI con l’Italia del 1929. Nel 1926 fu il legato pontificio ad Assisi, per i festeggiamenti del VII centenario della morte di s. Francesco, “il più italiano dei santi”. Il Poverello infatti, disse Merry del Val davanti a molti rappresentanti del governo, oltre ad essere una gloria della Chiesa, fu “pure una gloria speciale di Assisi, dell’Umbria, dell’Italia”. Fu da allora che il giorno di s. Francesco divenne una festa civile nella sua (e nostra) patria. Morì improvvisamente, dopo una vita vissuta con grande zelo sacerdotale e seguendo l’ascetica delle Litanie dell’umiltà, nel 1930. Pio XII, che lo conobbe e lo stimò, ne aprì la causa di canonizzazione nel 1953: il libro di de Mattei dà più di una ragione per riaprirla e portarla a felice compimento