Perplessità e non poche critiche sta suscitando la scelta di Papa Francesco di spingere il dialogo con le religioni, per amore dei “fratelli” di culture diverse, fino a relativizzare negli incontri con loro la Salvezza di Cristo. Questa sembra la linea evidenziata da talune sue espressioni e gesti e dalla interpretazione di osservatori e critici.
Ci sembra opportuno ripartire dai fondamenti sull’incontro con culture diverse così come avvenne alle stesse origini della Chiesa e lo facciamo riferendoci ad Agostino, nel De vera Religione, e nella Dichiarazione Nostra Aetate sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane, emanato dal Concilio Ecumenico Vaticano II per autorità del Santo Padre Papa Paolo VI.
Dal “De vera Religione” di Sant’Agostino Vescovo e Dottore della Chiesa
Disaccordo tra dottrina e culto nei filosofi pagani.
1. 1. La via che conduce alla vita buona e felice risiede nella vera religione, con cui si onora l’unico Dio e, con purissima pietà, si riconosce in Lui il principio di tutte le creature, per il quale l’universo ha un inizio, un compimento ed una capacità di conservazione. Da ciò emerge con maggiore evidenza l’errore di quei popoli che preferirono adorare una moltitudine di dèi anziché l’unico vero Dio, Signore di tutto; tale errore è in relazione al fatto che i loro sapienti, chiamati filosofi, pur appartenendo a scuole tra loro in contrasto, frequentavano i medesimi luoghi di culto. Non sfuggiva infatti né ai popoli né ai sacerdoti quanto fossero diverse le loro posizioni sulla natura degli dèi, dal momento che nessuno di essi aveva ritegno a rendere pubblica la propria opinione e, se possibile, faceva in modo da persuaderne gli altri; eppure tali sapienti, insieme ai loro seguaci, anch’essi di opinione diversa e perfino contraria, partecipavano tutti agli stessi riti sacri, in piena libertà. Ora, non si tratta di stabilire chi di loro abbia pensato in maniera più conforme al vero; di certo però, a quanto mi sembra, è abbastanza chiaro che essi, in materia di religione, con il popolo sostenevano una posizione, mentre in privato, ma con lo stesso popolo che ascoltava, ne difendevano un’altra.
Socrate si libera dell’idolatria, ma resta ancora lontano dal vero Dio.
2. 2. Si dice, comunque, che Socrate fosse più impudente degli altri, in quanto giurava su qualsiasi cane o pietra o cosa che si trovasse davanti o che, per così dire, gli capitasse per le mani al momento di giurare. A mio avviso, comprendeva che qualsiasi opera della natura, generata con il governo della divina provvidenza, è di gran lunga migliore di quelle fatte dagli uomini e da qualsivoglia artigiano, e perciò è più degna di onori divini degli oggetti che sono adorati nei templi. Quindi lo faceva non già perché davvero i sapienti dovessero adorare la pietra e il cane, ma perché, in tal modo, chi ne era capace comprendesse che gli uomini erano sprofondati in una superstizione così grande che occorreva mostrare, a chi ne stava uscendo, […]
Il Cristianesimo come vera religione e la sua diffusione universale.
3. 3. Posso tuttavia dire, con la massima sicurezza e con buona pace di tutti coloro che amano ostinatamente i loro libri, che non si può dubitare, in questi tempi segnati dal Cristianesimo, quale religione sia da preferire e costituisca la via per la verità e la felicità. [Testo completo QUI].
Da Agostino ad oggi
Da Agostino ad oggi sono passati secoli e secoli, ma la Verità da lui illustrata non può andare in pensione, né in soffitta. Non si vuole nemmeno affermare che Agostino ed i Padri della Chiesa non riconoscessero nelle sapienze degli antichi, come negli spiriti più illuminati di uomini quali Socrate, Platone e altri, come nella natura stessa non fosse presente quel Logos spermatikos (da λόγοι σπερματικοὶ, logoi spermatikoi) di cui i Padri molto parlarono e scrissero.
L’espressione logoi spermatikoi si trova nella filosofia ellenistica degli stoici dal IV secolo a.C. in poi, nel neoplatonismo, come, successivamente, nel pensiero cristiano in autori come Giustino Martire (II secolo d.C.), Atenagora di Atene (133 c. – 190 d.C. c.), Tertulliano, Gregorio di Nissa, Agostino di Ippona (354- 430), Bonaventura (1221-1274), Alberto Magno (1200 c. – 1280), Ruggero Bacone (XIII secolo). Si teorizzava la presenza dei semi del Logos (λόγοι σπερματικοὶ o Semina Verbi) lungo tutta la storia, che in Cristo diviene Historia Salutis e anche prima dell’Incarnazione, in quanto ogni uomo, attraverso la propria ragione, parteciperebbe al Logos divino fino ad essere capace di vivere secondo il Logos. Oggi parliamo anche di un senso religioso dell’uomo (Nostra Aetate, 2) il quale, essendo creato a immagine di Dio, è chiamato a realizzarne la somiglianza. Ciò non significa che le vie diverse cui l’uomo si cammina a Dio siano equivalenti o che tutte siano buone. Un conto le vie, tra le quali occorre distinguere e tutte imperfette tranne quella della Salvezza in Cristo, e un conto i germi di bene e saggezza presenti nell’uomo e in talune di quelle vie, unitamente non poche volte anche a germi di male. Che dire, per esempio di quelle religioni o filosofie in cui si stima la donna priva dell’anima o inferiore all’uomo, per citare un esempio cui siamo oggi molto sensibili?
La Dichiarazione Nostra aetate sulle diverse religioni
2. Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità suprema o il Padre. Questa sensibilità e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso.
Quanto alle religioni legate al progresso della cultura, esse si sforzano di rispondere alle stesse questioni con nozioni più raffinate e con un linguaggio più elaborato. Così, nell’induismo gli uomini scrutano il mistero divino e lo esprimono con la inesauribile fecondità dei miti e con i penetranti tentativi della filosofia; cercano la liberazione dalle angosce della nostra condizione sia attraverso forme di vita ascetica, sia nella meditazione profonda, sia nel rifugio in Dio con amore e confidenza. Nel buddismo, secondo le sue varie scuole, viene riconosciuta la radicale insufficienza di questo mondo mutevole e si insegna una via per la quale gli uomini, con cuore devoto e confidente, siano capaci di acquistare lo stato di liberazione perfetta o di pervenire allo stato di illuminazione suprema per mezzo dei propri sforzi o con l’aiuto venuto dall’alto. Ugualmente anche le altre religioni che si trovano nel mondo intero si sforzano di superare, in vari modi, l’inquietudine del cuore umano proponendo delle vie, cioè dottrine, precetti di vita e riti sacri.
La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini.
Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose (4).
Essa perciò esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi. […].
In conseguenza la Chiesa esecra, come contraria alla volontà di Cristo, qualsiasi discriminazione tra gli uomini e persecuzione perpetrata per motivi di razza e di colore, di condizione sociale o di religione. E quindi il sacro Concilio, seguendo le tracce dei santi apostoli Pietro e Paolo, ardentemente scongiura i cristiani che, « mantenendo tra le genti una condotta impeccabile » (1 Pt 2,12), se è possibile, per quanto da loro dipende, stiano in pace con tutti gli uomini (14), affinché siano realmente figli del Padre che è nei cieli (15). (Il grassetto e il corsivo sono nostri. Testo originale completo del Decreto QUI).
La scelta del Santo Padre Papa Francesco
È quindi evidente che il punto di partenza nel dialogo con le altre religioni poggia inequivocabilmente sulle seguenti basi:
- Riconoscimento di un senso religioso dell’uomo,
- presenza di elementi di verità in altre religioni e forme di pensiero unitamente ad errori e che
La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone … Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, il Cristo che è « via, verità e vita » (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose (Nostra aetate, 2 in nota Cf. 2 Cor 5,18-19.).
Affermazioni del Santo Padre
Papa Francesco afferma che “Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio” e lo afferma in un contesto di dialogo con i giovani in cui invita a non volere la discriminazioni tra le religioni (come già Nostra aetate, 5 sulla Fraternità Universale). Aggiunge anche che affermare la propria religione come la vera porta alla distruzione.
“Tutte le religioni sono -di una comparazione (per fare un paragone, intende dire) sono diverse lingue, diversi idiomi per arrivare lì (a Dio e con la mano indica il Cielo). Ma Dio è Dio per tutti. E come Dio è Dio per tutti, noi siamo tutti figli di Dio. Ma il mio Dio è più importante del tuo … (e allarga le braccia benevolo e quasi disarmato e implorante e sorridente) C’è un solo Dio lì e noi sono idiomi, cammini, lingue per arrivare a Dio. Qualcuno Sik, qualcuno musulmano, qualcuno indi, qualcuno cristiano, sono diversi cammini. Avete capito? (Applauso dei giovani di diverse religioni). Ma per il dialogo interreligioso fra i giovani ci vuole coraggio, perché l’età giovanile è l’età del coraggio. Ma tu puoi avere questo coraggio per fare cose che non ti aiuteranno. Ma tu puoi avere coraggio per andare avanti, il dialogo. E una delle cose che aiuta tanto è il rispetto e il dialogo. Vi dirò una cosa. Non so se succede qui, ma in altre città succede. Fra i giovani c’è una cosa brutta: il bullismo … superare il bullismo aiuta il dialogo interreligioso…”.
Interrogativi dottrinali e pastorali si impongono
Mi chiedo cosa intendesse Papa Francesco il 12 Giugno 2014 quando parlando ai bambini del Mistero della Trinità – lo chiamò proprio Mistero. Intendeva un linguaggio per andare ad un Dio che è Trinità o ad un Dio che non è Trinità? E il papa si chiede chi è Dio. Quanti “Dio” ci sono …
Evidentemente, lo scopo del Papa in questo dialogo con i giovani era muoverli alla concordia.
Ma ci si chiede: Stante quanto insegnato dal Magistero perenne della Chiesa, il Santo Padre non sarebbe potuto essere più preciso nel suo linguaggio, evitando di entrare in contraddizione, almeno apparente, con quanto la Chiesa insegna? Fatto salvo l’intento più che evidente di dialogo …? C’è da dire che il Papa preferisce uno che facendo sbaglia che uno che non facendo non sbaglia (cf Vatican news del 13 settembre 2024, 06:00 QUI). È anche vero che si può fare avendo accortezza di non essere imprecisi nel tradurre le verità di Fede nel linguaggio pastorale tanto che sempre Nostra aetate insegna:
[La Chiesa] esorta i suoi figli affinché, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi. (Nostra Aetate, 2).
Prudenza e Carità
Usare, dunque, prudenza e carità. Forse si può ritenere che il Santo Padre, nell’usare Carità, meno usa la prudenza. Questo sì. In quel momento, certo, non voleva mettere in evidenza di Nostra Aetate quel passaggio quando dice: sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.
Il Santo Padre, stando ai critici, ha impartito una benedizione senza Segno di Croce e senza nominare la Trinità. Vatican News parla semplicemente di Benedizione senza specificare oltre. Avrebbe dato una benedizione che va bene per tutti. Sicuramente, i suoi predecessori negli incontri con i rappresentanti di altre religioni non hanno mai né pregato ad alta voce, ma ciascuno intervenuto ha pregato in silenzio, né hanno impartito benedizioni perché si sarebbero trovati in tale difficoltà liturgica. Ma può un cristiano, e un Papa Benedicendo in riferimento a Dio in quanto tale prescindendo da come Dio si è rivelato? Sul piano razionale se ne potrebbe parlare, ma sul piano del dialogo, non dell’annuncio, come comportarsi? L’impressione è che il Santo Padre si sia lasciato guidare più dalle ragioni del cuore che della Verità, in quel momento. Ciò non significa che il Santo Padre miri ad una religione universale come da tempo diversi commentatori e critici continuano a ripetere.
Certo, tra molti fedeli tutto ciò, pur comprendendone gli intenti umanitari, sembra produrre incertezze e più che stupore, disagio e perfino preoccupazione.
Io però ritengo che il Santo Padre in futuro chiarirà meglio cosa intendesse fare e dire. Non a caso prima uso il verbo fare e poi il verbo dire.