“Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando … osserverete i comandi del Signore”

Philippe de Champaigne, Mosè con i Dieci Comandamenti, 1648, San Pietroburgo, Hermitage

Colletta

Dio onnipotente,
unica fonte di ogni dono perfetto,
infondi nei nostri cuori l’amore per il tuo nome,
accresci la nostra dedizione a te,
fa’ maturare ogni germe di bene
e custodiscilo con vigile cura.

(Dt 4,1-2.6-8; Dal Sal 14 (15); Gc 1,17-18.21b-22.27; Mc 7,1-8.14-15.21-23)

Liturgia della Parola in LIS, sottotitolazione e audio a cura della CEI (Conferenza Episcopale Italiana)

Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della XXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B – 2 Settembre 2024

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg

«Mosè parlò al popolo dicendo: “Ora, Israele, ascolta le leggi e le norme che io vi insegno, affinché le mettiate in pratica, perché viviate ed entriate in possesso della terra che il Signore, Dio dei vostri padri, sta per darvi. Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla; ma osserverete i comandi del Signore, vostro Dio, che io vi prescrivo. Le osserverete dunque, e le metterete in pratica, perché quella sarà la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutte queste leggi, diranno: Questa grande nazione è il solo popolo saggio e intelligente.
Infatti quale grande nazione ha gli dèi così vicini a sé, come il Signore, nostro Dio, è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo? E quale grande nazione ha leggi e norme giuste come è tutta questa legislazione che io oggi vi do?”».
(Deuteronomio 4,1-2.6-8).

La lettura presenta Mosè che, nel suo primo discorso, esorta il popolo d’Israele, ormai vicino alla conquista della Terra promessa, a mettere in pratica la legge del Signore. «Le leggi e le norme» di cui Dio parla, piene d’amore dell’uomo verso Dio e dell’uomo verso i simili, vanno messe in pratica fedelmente senza aggiunte e sottrazioni, per poter vivere ed entrare in possesso della terra donata dal Signore. Infatti, «Il popolo saggio e intelligente» ha Dio «così vicino a sé» perché Egli dimora nel suo cuore.
L’opera «Mosè con i Dieci Comandamenti» è stata dipinta ad olio su tela da Philippe de Champaigne, nel 1648, su commissione del re Luigi XIII di Francia per la propria cappella privata al Palazzo Versailles. L’opera è ora visibile a L’Hermitage (San Pietroburgo).

Arnauld d’Andilly, Ritratto di Philippe de Champaigne, (Nascita e morte dell’artista: 1602-1674)

La composizione mostra Mosè, con nella mano destra le tavole dell’alleanza e nella sinistra il bastone di guida e di comando, in uno stile caratterizzato da un intenso naturalismo e da una particolare attenzione ai dettagli.

L’artista, francese nato a Bruxelles, presenta i Comandamenti in lingua francese, secondo l’ordine tradizionale e si serve di una tecnica che, valorizzando il contrasto luce e ombra, riesce a dare profondità alla figura del condottiero biblico.
Incoraggia la riflessione quanto Fabrizio de André scrive (1970) nella conclusione di «Il Testamento di Tito», una rilettura laica dei Dieci Comandamenti attribuita a Tito, il buon ladrone secondo un vangelo apocrifo di origine araba.

«Ma adesso che viene la sera ed il buio

mi toglie il dolore dagli occhi

e scivola il sole al di là delle dune

a violentare altre notti:

io nel vedere quest’uomo che muore,

madre, io provo dolore.

Nella pietà che non cede al rancore,

madre, ho imparato l’amore».


don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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