“Ho presentato il mio dorso ai flagellatori”

Lorenzo Monaco, Il Profeta Isaia, 1405-1410, Firenze, Galleria dell’Accademia

Acclamazione al Vangelo


Quanto a me non ci sia altro vanto 
che nella croce del Signore,
per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso,
come io per il mondo. (
Gal 6,14)

Liturgia della Parola in LIS, sottotitolazione e audio a cura della Conferenza Episcopale Italiana
Is 50,5-9a; Sal 114 (116); Gc 2,14-18; Mc 8,27-35

Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della XXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B – 15 Settembre 2024

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg


«Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso. È vicino chi mi rende giustizia: chi oserà venire a contesa con me? Affrontiamoci. Chi mi accusa? Si avvicini a me. Ecco, il Signore Dio mi assiste: chi mi dichiarerà colpevole?» (Isaia 50,5-9).

Isaia descrive anche in questo terzo canto del Servo del Signore, colui che è stato chiamato all’ascolto e al servizio della parola di Dio. Tale fedeltà a servire il Signore crea profonde sofferenze e ostilità fino alla persecuzione che egli affronta con pazienza, andando incontro con coraggio alle avversità e al proprio destino, «sapendo di non restare confuso» perché fiducioso nell’aiuto divino, come afferma due volte: «Il Signore Dio mi assiste». È la situazione del discepolo che, forte dell’ascolto di Dio, decide di metterci la faccia, fattasi «dura come pietra», diventando così punto di riferimento per tutti e per tutte.
Il tondo su fondo oro «Il profeta Isaia» è stato dipinto su tavola da Lorenzo Monaco tra il 1405 e il 1410. L’opera faceva parte del frontone della pala d’altare, il trittico dell’«Annunciazione» già nella chiesa di S. Procolo a Firenze, ora alla Galleria dell’Accademia della stessa città. Il piccolo frammento di solo 20 cm. di diametro che si trova in una collezione privata, presenta Isaia, raffigurato con grande dignità, nell’atto di evidenziare con la mano destra il testo (7,14) che annuncia la venuta di Cristo: «Ecce virgo concipiet» (Ecco: la vergine concepirà). L’artista caratterizza il volto autorevole del profeta, ritratto con l’aureola sulla tavola dorata, in un clima di contemplazione, definito da uno sguardo intenso e profondo, reso con cura mediante dei colori tenui, emergenti nei dettagli del copricapo e dell’abito.
Nella seconda parte della poesia «Corpo d’amore: un incontro con Gesù» (2001), Alda Merini scrive:

«Mi ha resa giovane e vecchia

a seconda delle stagioni

mi ha fatto fiorire e morire

un’infinità di volte.

Ma io so che mi ama

e ti dirò, anche se tu non credi

che si preannuncia sempre

con una grande frescura in tutte le membra

come se tu ricominciassi a vivere

e vedessi il mondo per la prima volta.

E questa è la fede, e questo è lui

che ti cerca per ogni dove

anche quando tu ti nascondi

per non farti vedere».


don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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