“Fossero tutti profeti nel popolo!”

Andrea Mantegna, Sibilla e profeta, 1495 cia., già nel Palazzo Ducale di Mantova, Cincinnati, Museo d’Arte.

Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B – 29 Settembre 2024

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
Liturgia della Parola in LIS, sottotitolazione e audio a cura della Conferenza Episcopale Italiana
Nm 11,25-29; Sal 18 (19); Gc 5,1-6; Mc 9,38-43.45.47-48


«In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento. Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: “Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento”. Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: “Mosè, mio signore, impediscili!”. Ma Mosè gli disse: “Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!”» (Numeri 11,25-29).

Alla richiesta del giovane Giosuè, che pretende di condannare i due ebrei non presenti nella lista dei settanta anziani, sui quali però «si era posato lo spirito del Signore», Mosè reagisce in senso opposto e benedice il Signore per i doni «gratuiti» di Dio, esclamando:

«Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».

La guida del popolo ebraico sogna i suoi fratelli sempre capaci di riconoscere Dio.
La «Sibilla e profeta» è una tempera e oro su tela, eseguita da Andrea Mantegna nel 1495 circa, probabilmente su commissione di Isabella d’Este per i suoi appartamenti del Palazzo Ducale di Mantova, forse un frammento di un’opera più vasta.

L’opera, conservata nel Museo d’Arte di Cincinnati, mostra una Sibilla, vestita di corona con una toga all’antica e un mantello molto mosso che sta discutendo con un profeta dell’Antico Testamento, dalla lunga barba.

Davanti a un portale che dà su una stanza buia, i due personaggi reggono un rotolo di scritture, sul quale conversano.

La grisaglia rappresenta verosimilmente il passo biblico dove si racconta di Giosia (640-609 a. C.) e della sua riforma religiosa che riparte dal ritrovamento (622) del rotolo della legge: «Chelkia [il sommo sacerdote], insieme con coloro che il re [Giosia] aveva designato, si recò dalla profetessa Culda, moglie di Sallum, figlio di Tokat, figlio di Casra, custode delle vesti, la quale abitava nel secondo quartiere di Gerusalemme» (2 Cronache 34,22), per chiederle che autenticasse la Parola di Dio.
Quando Omero narra nell’«Iliade» (5.127-128) l’intervento di Minerva a favore di Parmenide, annota tra gli effetti della guarigione anche quello di renderlo «veggente»:

«la nube dagli occhi ecco ti sgombro

che la vista mortal t’appanna e grava,

onde tu ben discerna le divine

e l’umane sembianze».


don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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