AL MEETING DI RIMINI 2024: “Cosa cerchiamo se non l’essenziale?” Il filosofo domenicano Adrien Candiard riflette su cosa sia l’essenziale (2)

Eugene Burnand, I discepoli Pietro e Giovanni corrono al sepolcro, 1898, Paris, Musée d’Orsay.

Link al precedente articolo AL MEETING DI RIMINI 2024: “Cosa cerchiamo se non l’essenziale?” Il filosofo domenicano Adrien Candiard riflette su cosa sia l’essenziale (1)

PARTE SECONDA

Che posto prende, in un simile contesto, il cristiano?

Dopo aver esaminato la situazione socio culturale, Padre Candiard si pone questa domanda fondamentale: Che posto prende, in un simile contesto, il cristiano?

Qui segue la nostra presentazione dell’intervento da leggersi, però, dopo aver correttamente ascoltato il Padre Domenicano per ragionare insieme su dati certi, non alterati da inappropriate e troppo libere interpretazioni. Senza tradire il merito dell’intervento, ristabilire criteri certi di giudizio. Resterete sorpresi.

Cos’è l’essenziale oggi e cosa potrebbe essere?

Il filosofo e teologo Domenicano Adrien Candiard al Meeting di Rimini il 21 Agosto 2024
 

L’esordio di Paolo Piana, inviato di Avvenire

“Cosa cerchiamo se non l’essenziale?” Il filosofo domenicano Adrien Candiard riflette su cosa sia l’essenziale. Analisi e commento di Marcello Giuliano

“Prima ciò che il Meeting non è. L’applausometro dei politici. La fortezza dei cattolici integralisti. Il marketing di Dio” farebbe credere al lettore, che si fermasse all’articolo senza ascoltare (non disponiamo del testo scritto) la conferenza di Padre Candiard, che quanto dal giornalista scritto sia stato esattamente quanto affermato dal sacerdote Domenicano. Ma non è proprio così. Dirò che, alla prima lettura, io stesso lo pensai. Ne rimasi sconcertato, interpretando il resto di tutto l’articolo alla luce di quelle parole iniziali mai dette da Padre Candiard, ma che stanno a cuore del giornalista che forse ha interpretato tutta la conferenza alla luce di esse.

Volendo poi pronunciarmi sul tema da queste pagine, sentii l’obbligo morale di informarmi meglio. Cercai il testo ufficiale della conferenza, ma senza trovarlo. Mi imbattei, invece, nella registrazione audio, che qui riportiamo.

Chi si arrocca nella verità?

Fonte Wikipedìa

Benché il Padre abbia parlato di arroccamenti a riguardo della Verità e delle verità, “fino all’idolatria nei confronti dello stesso Dio vero” (Candiard), mai ha accennato al termine “tradizionalisti” che nell’articolo, invece, troviamo sin dalla seconda riga, cui segue subito un virgolettato del Padre. L’equivoco è dietro l’angolo! Non sappiamo se Padre Candiard pensi così del tradizionalismo (termine molto equivoco e fuorviante).

La lettura inizialmente proposta dall’articolo, e poi non rettificata, può falsare il pensiero del Padre il quale lascia intravvedere un giudizio di “integralismo” piuttosto opposto, a carico di coloro che sono sempre nel dubbio. Potremmo dire trattarsi dei “progressisti”? Il Padre non ha usato nemmeno questo aggettivo sostantivato, anche se i progressisti proprio dal dubbio partono ed, io ritengo, anche dalla loro incredulità circa determinate verità di Fede che il Padre ha invece ripetutamente confermate.

D’altro canto, come non accorgersi che più volte il Padre ha parlato della Verità come riferimento per capire cosa sia essenziale? All’opposto dei progressisti. Ma chiarito questo punto, che è di discrimen, giova soffermarsi, invece, sulle argomentazioni del Padre Candiard veramente interessanti ed anche presentate in modo semplice ed utile ad un vasto pubblico, che va oltre a quello dei presenti il giorno 21 Agosto.

“I cristiani non sono un campo tra i campi”

Santi primi martiri della Chiesa Romana – Fonte Chiesa di Milano.
I cristiani danno la vita per la verità che annunciano,

non che cercano non avendola trovata

Santi primi martiri della Chiesa Romana – Fonte Chiesa di Milano.
I cristiani danno la vita per la verità che annunciano,

non che cercano non avendola trovata

Siamo nel contesto di un Meeting il cui titolo completo è Meeting per l’amicizia tra i popoli. Un contesto di apertura ai destinatari del messaggio evangelico, come poi dirà il Padre, poiché i cristiani non sono un campo tra i campi. I cristiani ‘hanno una verità’ anche se ‘non la posseggono’ e l’annunciano. Questa affermazione non suona contraddittoria solo ai non cristiani, ma anche a molti cristiani e, in verità, sul piano umano lo è.

Quale rapporto e significato tra rivelazione e adesione?

Beato Angelico e aiuti, Discorso della Montagna, 1438-144…, Firenze, convento di San Marco

Qui occorrerebbe esplicitare, ritengo, la domanda non direttamente posta dal Padre: Quale rapporto tra la Verità ricevuta nella rivelazione -aggiungerei anche nella riflessione razionale- e l’adesione ad essa? L’adesione mai è completa, almeno finché saremo in terra, se è vero che l’Evangelista Giovanni affermò:

12Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. 13Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. 14Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l’annunzierà. 15Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l’annunzierà. (Gv 16, 12-15).

Gesù non aveva detto tutto. Verrà lo Spirito e dirà ancora altro e Glorificherà Gesù. Questa glorificazione rivelata agli Apostoli li renderà capaci, ma non sarà ancora tutto perché solo la contemplazione di Dio nella vita futura renderà beati. Dio stesso, con la sua essenza, entrerà nella nostra capacità intellettiva e ci metterà in grado di prendere possesso di lui e di ogni bene che in lui è custodito.
Per questo in Paradiso ci sarà “sazietà piena”. Così anche nella teologia tomista. Il che vuol dire che la Rivelazione è quel jam cui va correlato il nondum, il non ancora del cercare che non disgiunto e che nel jam trova la sua forza e il suo significato. Se il cercare è disgiunto dal jam, come sembra fare il Padre Domenicano, allora il cercare perderà inevitabilmente di senso al di là delle intenzioni. proprio questa è la crisi del mondo moderno, la crisi modernista e materialista che tutti respiriamo volenti o nolenti e dalla quale dobbiamo stare in guardia.

A quale porto approdare?

Barca della Chiesa – Fonte Don Lucio Dabbraccio

Candiard, indagando la condizione attuale, cita Seneca ricordando il marinaio che non sa dove approdare e per il quale qualunque vento non è favorevole. Fondamentale conoscere in qualche modo la meta (direi il nondum) per orientarsi; accogliere il vento giusto che porti alla meta (la meta è il nondum che un giorno si possederà). Quindi, il possedere la verità è dato dalla Rivelazione, ma non è il possedere la verità tutta intera. Possediamo le verità della Fede, ma non nella visione, e quindi dobbiamo aderirvi. L’adesione, poi, non è mai conclusa, ma in divenire fino a quando contempleremo Lui così come Egli è (Io), infatti …

2Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando Egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come Egli è. (1Gv 3, 2-3).

Siamo figli, non semplici creature, poiché A quanti però l’hanno accolto,
ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome
(Gv 1, 12; cf Ti 3, 7; 1Gv 3, 1; Ger 3, 19; Gal 3, 26; Rm 8, 15-17)- Siamo figli, che hanno risposto e chiamati a rispondere continuamente: ecco la ricerca dell’essenziale di cui il Padre parla, o del quale il cristiano deve parlare! La ricerca del Padre Domenicano va posta qui se si vuole che sia integralmente cristiana.

Come intendersi su cosa sia essenziale

L’essenziale è invisibile agli occhi – Fonte Logos Dictionary
 

Per Candiard, oggi è difficile intendersi su cosa sia l’essenziale. Forse avrebbe potuto soffermarsi sul Vangelo che poi si annunzia. In quanto, il nostro Vangelo non è quello del “cercare”. Lo furono, invece, il ‘vangelo’ di Diogene Laerzio, come di Socrate e dei grandi ricercatori del pensiero.

Giustamente, poi dice che il cristiano risponde alla domanda sul cercare partendo dalla Salvezza. Per il cristiano, però, va ricordato, la Salvezza sta nel Vangelo che è Gesù, come anche il Padre ricorda. Egli ha infatti accennato, per esempio ai sacramenti, fondamentali nella ricerca stessa, poiché ci trasformano e ci rendono più capaci di guardare il mondo come lo guarda Dio, con Amore.

L’accenno a Benedetto XVI circa la razionalità quale terreno comune possibile, ma certo difficile da raggiungere, non può però illuderci. Ricordiamo come fu frainteso il discorso di Ratisbona sulla ragione? Ma il nostro compito, anche secondo Padre Candiard, è evangelizzare questa città. e su ciò non possiamo non concordare.

PARTE TERZA

Rapporto tra ricerca dell’essenziale, Depositum Fidei e Verità

Qual è il cuore dell’interrogativo del Meeting?

“Il cuore dell’interrogativo del Meeting non è l’essenziale, ma la ricerca dell’essenziale, ribadisce il domenicano, il che cambia tutto. Se la chiesa insegna a cercare l’essenziale non è uguale che la Chiesa chieda l’adesione [accontendandosi di essa]. La Fede non è possesso dell’essenziale. Questo sarebbe idolatria, fanatismo, spirito del mondo. Non si vuole, però, l’elogio del dubbio permanente. Cercare l’essenziale per il credente è credere che non siamo mai arrivati e che non possediamo Dio infinito. Dio è sempre di più di quanto immaginiamo”.

È vero, noi non possediamo Dio e quando ne avessimo la visione beatifica comunque Egli sarebbe al di sopra delle nostre possibilità benché Tutto in noi e noi tutto in Lui. Noi non possiamo esaurire, essere “coestesi” a Dio. Dio, sempre immanente, ma anche trascendente.

Che dire del Depositum Fidei?

San Pietro, Altare della Confessione – Fonte Vatican News

Eppure, la Chiesa ci insegna che ha ricevuto un Depositum Fidei da mantenere intatto e questo non emerge con chiarezza dal discorso del Padre Domenicano. Perché? proprio per la sua profonda allergia alla metafisica che mi pare intesa in modo molto riduttivo e troppo particolare, troppo veterotomista.

Padre Candiard è allergico ad una metafisica delle definizioni quasi che il metafisico, come lui dice, sia un classificatore, un archivista. L’archivista classifica, ma non fa la storia, dice, ed è vero. Anche Napoleone ebbe un archivista, “ma fu Napoleone a fare la storia!”. A meno che il metafisico veda il mondo e l’uomo come li vede Dio (ovvio direi, in teoria, anche se certo troppi scolastici da seminario hanno ridotto veramente la metafisica alle sue definizioni. Ma che dire di esistenzialisti da liceo, o da seminario, che hanno fatto qualcosa di analogo sciupando la Fede e la theoria?).

Candiard afferma che di ogni creatura Dio vide che era cosa buona e dell’uomo che era cosa molto buona! Se il metafisico si pone davanti ad ogni cosa e persona dicendo «È bello che tu esista … », allora sì, è accettabile. Avendo lo stesso sguardo del Creatore. Ma, dico, se la creatura si rende conto che Dio conosce -e conoscendo ama- conosce ogni creatura nelle tre dimensioni del tempo, entro e fuori di esse, nelle relazioni, ed in ogni sua dimensione immaginabile. Perché detta conoscenza nuocerebbe alla Fede ed alla ricerca dell’essenziale? Non pare. È proprio questa mancanza di consapevolezza metafisica, che non fa percepire Dio in sé e nella relazione con le creature se poi, quando parla di Dio, l’uomo contemporaneo vede l’uomo con tutti i suoi bisogni immanenti e non il Cristo, tanto che un Mancuso ancora afferma che Gesù (di Nazaret) è tutt’altra cosa dal Cristo, di quel Cristo che sarebbe frutto puramente del ritualismo. Così Mancuso contrappone, stancamente, il Gesù della storia al Cristo della Fede. Mi pare che Padre Candiard, pur non dicendo e non volendo questo, in qualche modo vi scivoli per -mi permetto di dire da non filosofo, non teologo, ma uomo di Fede- imprecisione di linguaggio. Ma il linguaggio ha a che fare con la forma e la forma influisce sulla sostanza.

La categoria evangelica dell’essenziale

3 Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4 non portate borsa, né bisaccia, né sandali e non salutate nessuno lungo la strada. 5 In qualunque casa entriate, prima dite: Pace a questa casa. 6 Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. (Lc 10, 3-6).
Fonte Il Portico Cagliari

Certamente, la categoria della ricerca rientra anche nel Vangelo, se ricordiamo quanto dice Gesù nel Vangelo:

7 Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; 8 perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 9 Chi tra di voi al figlio che gli chiede un pane darà una pietra? 

10 O se gli chiede un pesce, darà una serpe? 11 Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele domandano! (Mt 7, 7-11).

Cercare, bussare, trovare. Estremizzando, potrei dire che Padre Candiard, il cui discorso è molto suggestivo, e per restare forse troppo legato al titolo del Meeting molto interessante, forse ha trascurato, ma in modo strutturale, almeno in questa conferenza, il bussare ed il trovare. E visto che ha parlato anche di ascetica e mistica del cercare, perché trascurare l’ascetica e la mistica del bussare e del trovare? Quando in qualche modo si trova, “si possiede”, certo, senza esserne padroni!

Le categorie evangeliche del “bussare” e del “trovare

Fonte Pinterest

Sì, non siamo padroni della Parola né della Salvezza, ma la amministriamo come Chiesa e i sacerdoti la amministrano e la servono. Il rischio di un possesso improprio è sempre all’agguato, ma va corso. È connaturale alla missione della Chiesa. E Papa Giovanni XXIII nella Costituzione Apostolica Humanae Salutis, 5, con la quale indiceva il Concilio, precisava:

5. Quanto alla Chiesa, essa non è rimasta inerte di fronte alle vicissitudini dei popoli, al progresso delle scienze e delle tecniche, alle mutate condizioni della società, ma ha seguito tutto questo con vigile attenzione; si è posta con tutte le forze contro le ideologie di coloro che riducono tutto a materia o tentano di sovvertire i fondamenti della fede cattolica; ha attinto infine dal suo seno rigogliose energie che incitano al sacro apostolato, alla pietà, ad intervenire fattivamente in tutti i campi dell’attività umana; e questo anzitutto con l’opera del sacro clero, che con la dottrina e la virtù ha dimostrato di essere all’altezza di adempiere i suoi compiti, e poi con l’azione di laici che si sono resi sempre più consapevoli delle responsabilità loro affidate nella Chiesa, e in modo particolare del dovere, dal quale ognuno è vincolato, di impegnarsi nel collaborare con la gerarchia ecclesiastica. (Papa Giovanni XXIII, Costituzione Apostolica Humanae Salutis, 5, Massimo, 1967).

E nel Discorso di apertura del Concilio, San Giovanni XXIII dichiara:

Compito principale del Concilio è che il sacro deposito della Dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace (Discorso di apertura del Concilio, Sessione I, 5.1, Secondo il Sito della Santa Sede)

La Chiesa vigila sulla Fede, perché? Perché la conosce e quindi richiamare ad essa non è possederla, ma servirla. Essendo la Chiesa

«società divina ed umana … la quale dal Divin Redentore prende nome, doni di Grazia, pienezza di significazione» (Ibidem). La Chiesa insegnando e chiedendo l’adesione non si accontenta dell’ossequio dell’intelletto, ma chiede anche l’adesione del cuore e, infatti, San Giovanni Paolo II, citando la Dei Verbum nella Catechesi del 18 Marzo 1998, insegnava (non “diceva” …):

In che cosa consiste la fede? La Costituzione Dei Verbum spiega che con essa “l’uomo si abbandona a Dio tutt’intero liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà e acconsentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui” (n. 5). La fede non è, dunque, solo adesione dell’intelligenza alla verità rivelata, ma anche ossequio della volontà e dono di sé a Dio che si rivela. È un atteggiamento che impegna l’intera esistenza. (I grassetti sono nostri).

Padre Candiard riconosce che il peccato ha fatto perdere la somiglianza con Dio e che occorre ricercarla in noi e negli altri e che «da ogni incontro deve nascere una epifania di Dio» ma lo contrappone alla ricerca dell’Uno e dell’essenza. Questo ci sembra pericoloso. Ma se Dio rivela sé stesso, come continuamente ripete la Dei Verbum, perché contrapporre ricerca dell’uomo e ricerca di Dio? Non fu il dettato del Concilio? Et et, non aut aut!

Non trasformare Dio in una idea scritta

Vedere dentro – Fonte Annalisa Scaffidi

Il Padre Domenicano sembra rispondere ad un impellente bisogno personale di evitare di trasformare Dio in una idea scritta, ed è giusto, ma se risalissimo al significato di idea, idein in greco, che vuol dire vedere, allora, si chiarirebbe che l’idea, l’essenza, sono quel vedere dentro, in profondità all’uomo, grazie al quale Dio vede buone tutte le cose. Insistere nella contrapposizione tra cercare l’essenziale e conoscere l’essenza, anziché unirle e pacificarle nel nostro cuore, significa dividere, diabállo, διαβάλλω, guarda caso, senza allusione alcuna, ma le parole sono queste. Pacificazione, si badi bene, non richiesta nella mente eterna, ma nella nostra incomprensione dei due corni della questione.

Ovviamente, il Padre intende che la missione è annunciare l’essenziale, insegnato non come conoscenza (fine a sé stessa, raziocinante) ma come saper fare, come Sapienza, aggiungo, «trasformare, cioè, un cuore alla volta» (Candiard). E Sapienza è saper gustare ciò che si conosce interiorizzandolo nella propria vita. Ma se il sale perdesse sapore, con cosa lo si salerebbe? Se il mio vangelo da annunciare è la ricerca dell’essenziale, che ne sarebbe della ricerca della Sapienza della Croce, contenuto rivelato?

“Cosa significhi non possedere l’essenziale l’abbiamo capito, continua il Padre, ma cercarlo? Per capirlo occorre una piccola astrazione. Nel romanzo cui si ispira liberamente il titolo del Meeting è testualmente detto: Se non siamo alla ricerca dell’essenza, allora cosa cerchiamo? Essenza, non essenziale. La ricerca della essenza delle cose è un po’ nebuloso … più checercare l’essenziale. Per McCarthy, nel contesto del libro, l’essenza sembra essere in senso filosofico. L’essenza per Aristotele è la causa o il principio che rende una cosa ciò che è. Cercare l’essenza di ogni cosa è l’indagine metafisica, al di là dei fenomeni. Ciò che esse (le cose) sono in realtà. Cercare l’essenziale è appassionante per un metafisico, ma non lo faccio mio perché significa rinchiudere le cose in un nodo stretto di definizioni precise. Temo che ciò oscuri la realtà che è sempre sorprendente e inattesa. È ciò che non comprendiamo che è più interessante. Il ragionamento è utile ma viene dopo l’evento. Il metafisico è utile come un archivista che ordina e classifica. Napoleone aveva l’archivista, ma fu Napoleone a fare la storia. Il culto dell’essenza potrebbe fare sì che si passi accanto all’essenziale [senza accorgersene]. Cercare le essenze è un progetto cristiano? A meno che non intendessimo [la metafisica] in un senso diverso. Non rinchiudere il reale in definizioni razionali ben definite, ma di prendere sul serio il racconto della creazione, Dio vide che era cosa buona [e dell’uomo che era] cosa molto buona. ‘Cercare’ non tratta di una definizione astratta, ma di quella bontàfondamentale per cui riesco a dire che una creatura, un uomo, è bello che tu esista.” Dirlo e pensarlo con lo stesso sguardo del Creatore: È bello che tu esista! (Padre Candiard).

Penso che l’essenza vada cercata insieme all’essenziale(Io) se “la vita cristiana è ricercare la perduta somiglianza con Dio per sé stessi, ma anche appassionatamente per gli altri”.

La ricerca dell’essenziale sarà impegno della persona, ma anche della Chiesa. Più che parlare dei nostri pareri dovremmo cercare il Regno di Dio e la sua giustizia e tutte queste cose saranno date in più. La missione dei cristiani è prima di tutto annunciare l’essenziale e poi insegnarlo. Insegnando non come una conoscenza, come il capitolo di un libro, ma come un saper fare. Guardare gli uomini vedendo in loro l’essenziale. Ho capito che il Meeting vuole assumersi il rischio di guardare il mondo così come è, come lo vede Dio, come una meraviglia, benché ferita, dove Dio si rivela. (Candiard).

Il pericolo di questo modo di esprimersi, utilizzato nella conferenza, se d un lato vuole salvaguardare il valore della persona nella visione di Dio, senza che venga mai dimenticato (il che è più che necessario e lodevole) ma poi si trascurasse il valore dell’essenza, di ciò che fa essere le cose ciò che sono (conoscere l’uomo secondo il progetto di Dio) e che permette di conoscerle intimamente e in analogia a come Dio le conosce (non diceva il Padre guardare con gli occhi di Dio ?) si dimenticherebbe Dio come Causa esemplare e finale di ogni creatura. La soluzione, dunque, non può che essere nell’et et, evitando l’aut aut!

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O. F. M. Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Ancora con Padre Gianmarco Arrigoni O. F. M. Conv., Non è qui, è Risorto! Mimep-Docete, Marzo 2024.