PICCOLO LESSICO DEL FINE VITA 

Introibo 

In questi giorni è tornato nuovamente alla luce il dibattito sul fine vita. La società Occidentale sempre più edonista e materialista tende a reputare il soggetto, quindi l’uomo come il solo fautore della propria esistenza. Spesso si afferma: “decido da me se morire o vivere, oppure se portare a termine una gravidanza” riducendo l’altro e se stessi a realtà esclusivamente materiali. Il Magistero della Chiesa garante del Depositum Fidei ribadisce la volontà di difendere la vita dal nascere al morie e allo stesso tempo di tutelare quei soggetti che manifestano delle vulnerabilità, tra i molti i malati terminali.  

Questione attuale 

Monsignor Vincenzo Paglia Presidente della Pontificia Accademia della vita ha presentato il “Piccolo lessico del fine vita”. Esso è un vademecum di 88 pagine e 22 voci, pubblicato il 2 luglio 2024. Suddetto dizionario – glossario tiene conto del contesto pluralista e multietnico della società contemporanea sulla questione del fine vita. La Chiesa da sempre dialoga con le differenze, ma si ribadisce che essa mai deve sottostare alle scelte antitetiche alla Rivelazione.  

Cosa propone il “Piccolo lessico”? 

La tematiche sul fine vita da almeno venti anni a questa parte è al centro del dibattito politico, medico, antropologico, bioetico ed ovviamente teologico. E’ un dibattito controverso, in quanto differenti esponenti delle scienze mediche propongono una fittizia autonomia del soggetto su una effettività di vita così delicata come il morire. Per codesti la libertà consta esclusivamente nel fare “ ciò che si vuole”, ma il fine ultimo della libertà è la volontà, quindi la propensione a riconoscere almeno la dignità umana del singolo. Applicare l’eutanasia è contro la natura dell’uomo! In riferimento a tale realtà, numerosi e costanti gli attacchi al Magistero della Chiesa e ai cattolici definiti intransigenti sulle questioni morali. Si rammenta infatti che la Chiesa non apre un varco sulla liceità di poter porre fine al dolore avvalendosi delle tecniche mediche come il suicidio assistito e l’eutanasia. La Chiesa è fondata sugli insegnamenti degli apostoli ed è garante della vita. Essa ricorda che in ogni uomo è impressa l’immagine trinitaria di Dio ed inoltre ogni vivente è detentore di dignità, dal concepimento sino al morire.  

Qual è lo scopo del “Piccolo lessico”? 

Come sopra citato si chiarisce la contrarietà all’eutanasia e al suicidio assistito riaffermando che il fine della medicina e in successione il ruolo di ogni medico è l’accudire i degenti offrendo e garantendo loro tutte le possibili cure affinché siano sollevati dall’inopia della malattia. Codesto dizionario si sofferma anche sull’importanza delle cure palliative, che non sono la medicina della “rassegnazione”, ma del sollievo, dacché nella sofferenza Cristo è presente e il dolore del degente in tutto dal Divin Maestro è stato espiato sulla croce. La malattia è la conseguenza del peccato originale, per cui dell’interruzione della relazione tra Dio e le sue creature. Dio non punisce e il dolore fisico, come quello spirituale sono le conseguenze della colpa antica, che l’unigenito ha redento mediante il sacrificio cruento e necessario della croce.  

Posizione del Magistero della Chiesa sull’alimentazione e idratazione forzata in un paziente in fin di vita 

L’alimentazione come l’idratazione sono funzioni vitali. E’ palese a ogni essere vivente che l’interruzione di esse conduce seppur lentamente al decesso. Il 24 novembre 1957 papa Pio XII nel discorso tenuto al Congresso di Anestesiologia ribadì due principi etici fondamentali.

  • 1. La morale cristiana ricorda che anche in caso di malattia grave il paziente ha il diritto ad ottenere dal personale medico le dovute cure. 
  • 2. La vita e la salute sono subordinate al tempo e per taluni alla malattia. In casi eccezionali l’idratazione come l’alimentazione possono essere sospesi.  

Nel tempo il Magistero della Chiesa ha seguito sempre più i progressi della medicina reputandoli sostanziali nella modalità attraverso la quale curino l’uomo. Il 5 maggio 1980 la Congregazione per la Dottrina della Fede pubblica la dichiarazione sull’eutanasia ed inoltre pone le distinzioni tra mezzi proporzionati e sproporzionati e tra trattamenti terapeutici e cure normali che si devono agli ammalati. L’anno seguente, con precisione il 27 giugno 1981 il Pontificio Consiglio Cor Unum pubblica il documento dal titolo Questioni etiche relative ai malati gravi e morenti. Il documento riafferma la volontà di proseguire con l’applicazione dei mezzi minimali, quindi avvalersi delle tecniche che consento la vita: alimentazione, trasfusione di sangue, iniezioni ecc. interromperle significherebbe porre fine ai giorni del paziente e di conseguenza commettere un peccato grave. Nel 1995 il Pontificio Consiglio per la pastorale degli Operatori Sanitari pubblica la Carta degli Operatori Sanitari. Nel numero 120 si afferma: “L’alimentazione e l’idratazione anche artificialmente amministrate, rientrano tra le cure normali dovute sempre all’ammalato quando non risultano gravose per lui: la loro indebita sospensione può avere il significato di vera e propria eutanasia”. Il 22 ottobre 1998 san Giovanni Paolo II papa nella visita ad limina ad un gruppo di Vescovi degli Stati Uniti d’America ribadisce sempre su suddetto argomento quanto segue, il Sommo Pontefice chiosa così: l’alimentazione e l’idratazione vengono considerate cure normali e mezzi ordinari per la conservazione della vita. È inaccettabile interromperle o non somministrarle se da tale decisione consegue la morte del paziente. Saremmo davanti ad un’eutanasia per omissione.  

Conclusione 

La somministrazione di acqua e cibo anche per via artificiale è un mezzo proporzionato alla conservazione della via anche per i pazienti in “stato vegetativo”. Essa è obbligatoria altresì verso i pazienti che vertono in “stato vegetativo”, in quanto persone detentrici di dignità! La Congregazione per la Dottrina della Fede ribadisce il linea di principio quanto poc’anzi scritto, ma afferma che in casi rari come ad esempio l’aggravarsi delle condizioni ove la diagnosi è infausta, l’alimentazione e l’idratazione divengono in tale frangente inutili e quindi possono essere interrotte. Sono casi eccezionali! È sempre però importante avvalersi di questi mezzi naturali in quanto consentono la conservazione della vita. Essi non sono un trattamento terapeutico, ma vanno considerati come ordinari e proporzionati anche per chi verte in uno “stato vegetativo”; perché ad ogni costo la vita va preservata dal concepimento alla morte. 

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Autore: Emanuele Sinese

Emanuele Sinese è nato a Napoli il 24 Novembre 1991 e da anni vive a Bergamo. Ha frequentato l’Istituto di Scienze Religiose in Bergamo, conseguendo nel 2017 la Laurea triennale con la tesi Il mistero eucaristico in San Pio da Pietrelcina. Nel 2019 ha ottenuto la Laurea magistrale con la tesi La celebrazione eucaristica secondo il rito di San Pio V.  È insegnante specialista di Religione. Da ottobre 2024 prosegue gli studi presso l'Ateneo Pontificio Regina Apostolorum.