Colletta
O Dio, che sostieni il tuo popolo
con il pane della sapienza
e in Cristo tuo Figlio lo nutri con il vero cibo,
donaci l’intelligenza del cuore
perché, camminando sulle vie della salvezza,
possiamo vivere per te, unico nostro bene.
Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B – 18 Agosto 2024
Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
Ci scusiamo per la mancata pubblicazione della Liturgia della Parola in LIS
«La sapienza si è costruita la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne. Ha ucciso il suo bestiame, ha preparato il suo vino e ha imbandito la sua tavola. Ha mandato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti della città: “Chi è inesperto venga qui!”. A chi è privo di senno ella dice: “Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato. Abbandonate l’inesperienza e vivrete, andate diritti per la via dell’intelligenza”» (Proverbi 9,1-6).
La Sapienza invita tutti nella sua casa, ampia e nobile, dalle «sette colonne» – il numero sette, nella cultura ebraica esprime la pienezza – a condividere il pasto, espressione concreta di condivisione. Ad ogni persona è proposto di nutrirsi del cibo che dà la vita, cioè la parola di Dio, simboleggiata dal pane e dal vino.
L’icona «Sofia: la Santa saggezza», intitolata anche «La Sapienza si creò una casa e stabilì sette colonne», come si legge sulla cornice centrale e scritta nel 1812, si trova presso il Museo Statale Russo di Kiev (Ucraina).
Al centro dell’edificio in forma di baldacchino, sostenuto dalle colonne con le immagini dei sette doni dello Spirito Santo, si vede la Madre di Dio, in piedi, con le braccia alzate e i palmi aperti delle mani, con al centro il Figlio suo, chiamato da S. Paolo «Sapienza divina» (1 Cor. 1,30), benedicente con la mano destra e con un globo con la sinistra.
In alto, compaiono Dio Padre e Dio lo Spirito Santo, attorniati dai sette Arcangeli, riconoscibili dai segni del loro servizio: (sul lato sinistro) Michele, Uriele, Raffaele; (su quello destro) Gabriele, Selafiel, Jehudiel, Barachiel. Su ognuno dei sette gradini dove sta scritto fede, speranza, amore, purezza, umiltà, bontà, gloria, si trovano antenati e profeti, annunciatori dell’Incarnazione della Sapienza: a partire da sinistra, Davide con l’Arca dell’Alleanza, Aronne con la verga, Mosè con le tavole della Legge, Isaia con il rotolo, Geremia con la verga, Ezechiele con le porte chiuse, Daniele con il monte.
In «Emblemi di un’età di violenza» Thomas Merton scrisse nel 1962 il poema «Hagia (Santa) Sophia» che conclude così: «Sophia è la misericordia di Dio in noi. Lei è la tenerezza con cui la potenza infinitamente misteriosa del perdono trasforma le tenebre dei nostri peccati nella luce della grazia. Ella è la fonte inesauribile della bontà, e sembrerebbe quasi essere, in sé, tutta misericordia. Ella dunque compie in noi un’opera più grande di quella della Creazione: l’opera dell’essere nuovo nella grazia, del perdono, di trasformazione di splendore in splendore come proveniente dallo Spirito divino. Ella è in noi la controparte arrendevole e tenera della potenza, della giustizia e del dinamismo creativo del Padre».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.