“Il pane dal cielo”

Guido Reni, Mosè e la raccolta della manna, 1619, Ravenna,
Duomo, Cappella Aldobrandini del SS. Sacramento

Colletta

Mostra la tua continua benevolenza, o Padre,
e assisti il tuo popolo,
che ti riconosce creatore e guida;
rinnova l’opera della tua creazione
e custodisci ciò che hai rinnovato.

Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B – 4 Agosto 2024

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
Liturgia della Parola in LIS, sottotitolazione e audio,
(Es 16,2-4.12-15; Sal 77 (78); Ef 4,17.20-24; Gv 6,24-35)

«In quei giorni, nel deserto tutta la comunità degli Israeliti mormorò contro Mosè e contro Aronne. Gli Israeliti dissero loro: “Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando eravamo seduti presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà! Invece ci avete fatto uscire in questo deserto per far morire di fame tutta questa moltitudine”. Allora il Signore disse a Mosè: “Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi: il popolo uscirà a raccoglierne ogni giorno la razione di un giorno, perché io lo metta alla prova, per vedere se cammina o no secondo la mia legge. Ho inteso la mormorazione degli Israeliti. Parla loro così: Al tramonto mangerete carne e alla mattina vi sazierete di pane; saprete che io sono il Signore, vostro Dio”. La sera le quaglie salirono e coprirono l’accampamento; al mattino c’era uno strato di rugiada intorno all’accampamento. Quando lo strato di rugiada svanì, ecco, sulla superficie del deserto c’era una cosa fine e granulosa, minuta come è la brina sulla terra. Gli Israeliti la videro e si dissero l’un l’altro: “Che cos’è?”, perché non sapevano che cosa fosse. Mosè disse loro: “È il pane che il Signore vi ha dato in cibo”» (Esodo 16,2-4.12-15).

Durante il viaggio nel deserto, il popolo ebraico si lamenta contro Dio. Alla prima «mormorazione», ottiene un alimento misterioso, la manna, parola che in ebraico significa «che cos’è?». Nello stesso capitolo biblico, la manna è descritta come un seme di colore bianco, somigliante a quello del coriandolo che, dopo essere stato macinato e cotto, è paragonabile a delle ostie con sapore di miele. Questo modo di dare efficacia alla presenza divina attraverso il dono di un cibo di cui tutti possono sfamarsi a sazietà, richiedeva solamente l’adempimento di alcune prescrizioni.
La pala «Mosè e la raccolta della manna» è stata dipinta (1619) da Guido Reni per la cappella Aldobrandini del SS. Sacramento del Duomo di Ravenna dove si trova tutt’oggi. La composizione mostra Mosè sulla sinistra, rappresentato con le corna (per l’errore di San Girolamo nella traduzione) che, vestito di rosso, tiene in una mano la verga e stende l’altra sul suo popolo. Due angioletti, dall’alto, hanno appena terminato d’inviare sulla terra la dose giornaliera per sfamare la gente intenta a raccogliere la manna: un giovane inginocchiato, in primo piano, riempie una grossa anfora e, appena dietro, alcune donne reggono vassoio e anfora da poco ripieni. Sullo sfondo, un paesaggio nuvoloso lascia intravedere la luce del mattino, all’orizzonte.
All’interno del «Pater noster» recitato dai superbi («Purgatorio XI, 11-13»), Dante inserisce l’invocazione:

«Dà oggi a noi la cotidiana manna,

sanza la qual per questo aspro diserto

a retro va chi più di gir s’affanna».

don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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