Colletta
O Padre,
che guidi la tua Chiesa pellegrina nel mondo,
sostienila con la forza del cibo che non perisce,
perché, perseverando nella fede e nell’amore,
giunga a contemplare la luce del tuo volto.
Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della XIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B – 11 Agosto 2024
Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
Con Liturgia della Parola in LIS (Lingua Italiana dei Segni dal sito della Conferenza Episcopale Italiana)
«In quei giorni, Elia s’inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto una ginestra. Desideroso di morire, disse: “Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri”. Si coricò e si addormentò sotto la ginestra. Ma ecco che un angelo lo toccò e gli disse: “Àlzati, mangia!”. Egli guardò e vide vicino alla sua testa una focaccia, cotta su pietre roventi, e un orcio d’acqua. Mangiò e bevve, quindi di nuovo si coricò. Tornò per la seconda volta l’angelo del Signore, lo toccò e gli disse: “Àlzati, mangia, perché è troppo lungo per te il cammino”. Si alzò, mangiò e bevve. Con la forza di quel cibo camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, l’Oreb» (1Re 19,4-8).
Il profeta Elia si ritira nel deserto «desideroso di morire» e deciso ad abbandonare la causa perché si sente deluso dalla folla e scoraggiato per l’insuccesso. La protesta a Dio si traduce nella risposta attraverso un angelo divino che lo invita a rifocillarsi di cibo e di acqua, ricordando l’aiuto dall’alto, ricevuto in dono dal popolo ebraico.
Dopo il secondo invito del messaggero di Dio a mangiare e a bere, «con la forza di quel cibo» la fuga di Elia diventa un autentico pellegrinaggio «per quaranta giorni e quaranta notti», un tempo privilegiato per cambiare rotta e mettersi in cammino e per tornare alle fonti della rivelazione, il monte di Dio.
All’altare della chiesa di San Pietro, a Lovanio (Belgio), si trova la tavola «Elia nel deserto» che occupa la metà inferiore del pannello del trittico denominato «Pala del Santissimo Sacramento», dipinto da Dieric Bouts il Vecchio, tra il 1464 e il 1468 e ordinato dalla omonima Confraternita che chiese all’artista di farsi assistere nel lavoro da due teologi dell’Università cittadina.
Il pittore olandese racconta nella composizione il testo biblico, presentando Elia addormentato che viene svegliato dal dolce gesto della mano di un angelo vestito di un bianco, intriso di luce. Vicino alla spalla destra del profeta si trova la dose quotidiana del cibo: una coppa di terracotta con sopra una pagnotta di pane ancora caldo. Sulla destra di un paesaggio caratterizzato da piante isolate, alberi, colline boscose, si vede Elia che, rinfrancato dal dono celeste, ha iniziato il lungo viaggio che lo porta a raggiungere il monte di Dio.
Dalla poesia «La bandiera dell’inquietudine», accogliamo l’esortazione di Franco Arminio:
«Fatevi coraggio, prendete un libro di poesia
leggete qualche verso,
loro per domani hanno programmato
il cinema.
Parlate dei morti,
parlate di voi e poi ascoltate,
sparecchiate, togliete di mezzo il cibo,
mettete a tavola la vostra vita».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.