VENDUTE PIÙ DI TRECENTOMILA COPIE
Non mancano davvero oggi i testi e i pensatori che trattano del rapporto tra scienza e fede, dal punto di vista storico, scientifico, divulgativo o filosofico. Ma alcune opere hanno in sé qualcosa che permette fin da subito di collocarle tra i classici o almeno tra gli «imperdibili» di un dato momento storico.
In tal senso l’imponente volume curato da due scienziati cattolici (Michel-Yves
Bolloré e Olivier Bonassies, Dio, la scienza, le prove. L’alba di una rivoluzione, Sonda, 2024, pagine 614) e che ha già venduto oltre 300 mila copie, appare come esemplare della nascita di un «nuovo paradigma»: quello della armonizzazione, attenta e calibrata, tra le conoscenze scientifiche più sicure e recenti, e le grandi verità del cristianesimo.
Il libro, uscito in Francia nel 2021, ed ora tradotto in italiano, «è il risultato di un lavoro di ricerca durato più di tre anni e svolto con l’aiuto di 20 specialisti». Eppure, la lettura del tomo risulta accessibile e persino piacevole, come fosse una dotta passeggiata intellettuale nei meandri scientifici della modernità, da Copernico e Galileo ad oggi.
Scoperte, invenzioni, dimostrazioni, oltre al superamento definitivo degli antichi pregiudizi dell’illuminismo e del meccanicismo, portano gli autori verso sintesi spassionate e migliori, fondate sui fatti e su conoscenze un tempo inopinate, inaugurate in qualche modo dalla relatività di Einstein a inizio Novecento.
Una lunga serie di osservazioni tratte dalla fisica, dalla cosmologia e dall’astronomia, e integrate dalle costatazioni tecniche degli addetti ai lavori, si stanno rivelando perfettamente armonizzabili coi dogmi della fede cristiana ed anzi piuttosto favorevoli al primo e più grande dogma della Bibbia: l’esistenza di Dio.
«Fino a poco tempo fa», scrivono gli autori, «credere in Dio sembrava incompatibile con la scienza. Negli ultimi tempi, tuttavia, e in modo inatteso, quest’ultima sembra essere diventata un’alleata di Dio». Nel contempo, «l’approccio materialista» appare oggi come una mera credenza la quale «vacilla ogni giorno di più».
Robert Wilson, premio Nobel per la Fisica (1978), invitando alla lettura del libro, dichiara che il testo offre «una prospettiva particolarmente interessante sulla scienza, sulla cosmologia e sulle loro implicazioni filosofiche o religiose». Se «la teoria del Big Bang» – dovuta al fisico-sacerdote padre Georges Lemaître – «sembra una rappresentazione fedele del modo in cui l’universo ha avuto inizio», allora giova sapere che nessuna teoria scientifica finora proposta «sembra in grado di corrispondere meglio» a ciò che si legge nella Genesi.
Il decano dei fisici italiani Antonino Zichichi ricorda che «Scienza e fede non sono in contrasto», ma anzi sono «espressioni delle due componenti di cui siamo fatti: il trascendente e l’immanente».
Nel primo capitolo, intitolato «L’alba di una rivoluzione», gli autori spiegano il senso profondamente rivoluzionario di una ricerca che resterà come uno spartiacque. Infatti, mentre nei primi secoli dell’era moderna (1500-1900), le principali novità scientifiche – se vogliamo da Galileo a Darwin – sembravano «convergere in maniera tale da minare le fondamenta dell’idea dell’esistenza di Dio», nel XX secolo tutto mutò.
Le scoperte iniziate o promosse nel Sette-Ottocento dai vari Buffon, Kelvin, Laplace, fino alle ideologie pseudoscientifiche di Marx e Freud, oltre a far apparire i loro ideatori come «profeti dell’avvenire», minarono le basi etiche della cristianità, causando «confusione tra i credenti». Inclusi i teologi e i dotti, spesso incapaci di discernere il vero dal falso all’interno dei nuovi paradigmi della conoscenza.
Il marxismo e il liberalismo ottocentesco se ne abbeverarono e usarono strumentalmente la cosiddetta «scienza moderna» contro il cristianesimo, il Vangelo e la fede tradizionale dei popoli europei. Ma il crollo plateale e planetario del comunismo – il regime ateo per eccellenza – nella seconda metà del Novecento, fu in verità preceduto da nuove evidenze scientifiche che non solo superavano il positivismo e lo scientismo ancora dominanti nelle facoltà universitarie, ma iniziarono una descrizione del cosmo meno ideologica e più fattuale.
La seconda metà del XX secolo vide quindi una rigenerazione intellettuale e scientifica che non è ancora finita. Le acquisizioni di Einstein, seguite dal Big bang e dalla certezza della «regolazione fine dell’Universo», passando per la meccanica quantistica (Planck e Heisenberg), il teorema di Gödel e la decodifica del dna e del genoma, hanno ormai virtualmente provato la logica del disegno intelligente e della causa prima. Quindi, scartando il Caso in quanto illogico e improduttivo – a meno che quest’ultimo non coincida con ciò che Einstein chiamò «Dio in incognito» – rimane in piedi la necessità di un Creatore di somma razionalità.
Ed infatti la nuova plausibilità scientifica di una Intelligenza-Origine è confermata da mille motivi che è impossibile vedere qui, ma che sono spiegati, in modo didattico e passo dopo passo, nel libro in questione. Il quale ha ottenuto tantissimi elogi da studiosi di diverse discipline, tra cui quelli del cardinal Robert Sarah e del vescovo teologo André Léonard.
Il volume, quindi, in modo originale e sapiente, descrive tutte le argomentazioni razionali che oggi, assai più di ieri – e probabilmente meno di domani – spingono lo scettico verso la conclusione che si impone dallo studio senza paraocchi degli «infiniti miracoli» presenti nell’universo: Dio esiste davvero.