«Ti basta la mia grazia;
la forza infatti si manifesta pienamente
nella debolezza». (2Cor 12, 9)
Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della XIV DOMENICA del Tempo Ordinario – ANNO B – 6 Luglio 2024
Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
«In quei giorni, uno spirito entrò in me, mi fece alzare in piedi e io ascoltai colui che mi parlava. Mi disse: “Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me. Essi e i loro padri si sono sollevati contro di me fino ad oggi. Quelli ai quali ti mando sono figli testardi e dal cuore indurito. Tu dirai loro: ‘Dice il Signore Dio’. Ascoltino o non ascoltino – dal momento che sono una genìa di ribelli –, sapranno almeno che un profeta si trova in mezzo a loro”» (Ezechiele 2,2-5).
Ezechiele, che in ebraico significa «Dio conceda forza», è inviato dal Signore a svolgere – a partire dall’anno 597 a.C. – la missione di profeta e di pastore tra i suoi connazionali deportati in Babilonia. Il profeta racconta che, mentre si trovava in adorazione del Signore, fu raggiunto dalla voce divina, si mise in piedi e ascoltò queste parole: «io ti mando ai figli d’Israele, a una razza di ribelli, che si sono rivoltati contro di me». L’ordine del Signore ad Ezechiele è di parlare con coraggio e con forza al popolo, definito «figli d’Israele» ma anche «gente ribelle», sintesi della storia di ribellione contro Dio, per richiamarlo e convertirlo alla fedeltà all’alleanza, nella consapevolezza d’essere un profeta che nella sua coscienza obbedisce a Dio, anche se non sarà ascoltato e, per di più, sarà ritenuto un ribelle. «Ascoltino o non ascoltino»: questa è la missione di Ezechiele perché se lo accolgono, si salvino e se lo rifiutano, non abbiano scuse.
Nelle facce interne dei due pilastri che sostengono l’architrave del portale centrale del Duomo di Modena, sono scolpiti i dodici profeti che hanno annunciato la venuta del Messia, il Cristo, realizzati nel 1100 dal maestro originario del territorio di Como, come si legge sul cartiglio lapideo: «Ora, per opera della tua scultura, è chiaro, o Wiligelmo, di quanto onore tu sia degno fra gli scultori». Tra i dodici, al di sotto di archetti appoggiati su eleganti colonne, caratterizzati dal proprio nome, differenti nel viso, nella postura e nei lineamenti, sullo stipite sinistro, si trova «Il profeta Ezechiele». Con il suo scalpello, Wiligelmo caratterizza il profeta dagli occhi ben aperti mentre con il dito della mano destra sta indicando Dio che dall’alto gli ha ordinato di parlare e con la sinistra regge il rotolo, aperto sulla parte iniziale del racconto scritto dallo stesso Ezechiele.
Il profeta, mandato da Dio a parlare in Suo nome, è disposto a pagare di persona come sosteneva don Primo Mazzolari: «Quando non si guadagna niente altro che la sofferenza, quando si paga solo di persona, la strada è quella giusta».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.