Il Nicaragua di Daniel Ortega chiude Radio Maria e altre emittenti libere, in specie cristiane.

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Dopo 24 anni di intrepida attività in terra ostile, Radio Maria Nicaragua è stata chiusa dal regime del leader marxista e anticristiano Daniel Ortega (1945), alle redini del paese dal lontano 2007.

Secondo quanto comunicato alcuni giorni fa dai responsabili della

radio, «la persecuzione in Nicaragua contro la Chiesa cattolica ha visto un nuovo capitolo ieri pomeriggio». La ben nota emittente cattolica, infatti, «ha perso la sua personalità giuridica» ed è stata vittima di una ennesima censura di Stato.

Secondo Martha Molina, avvocato della radio e attivista per i diritti umani, oltre al «silenzio imposto a vescovi e sacerdoti», la dittatura laicista latinoamericana «continua ad assediare, minacciare, esiliare e attaccare la Chiesa cattolica in Nicaragua». E la censura di Radio Maria è la soppressione di «un organo di informazione» libero e indipendente dal governo, che va ad «aggiungersi agli altri 15 che sono già stati chiusi», nei mesi scorsi.

Vatican News, sito ufficioso del Vaticano e sempre estremamente moderato nelle analisi e nei giudizi, conferma tale lettura dei fatti e aggiunge che «lo scioglimento di Radio Maria» non è un caso isolato, ma fa parte di una strategia voluta dall’alto. Infatti, oltre alla radio cattolica nata in Italia nel 1987, sono state contemporaneamente censurate «altre 12 entità», ovvero, altre associazioni libere, specie del mondo evangelico. Tra esse, l’Associazione Casa de Oración della Chiesa Cristiana Principe della Pace, l’Associazione delle Chiese Evangeliche del Nicaragua, l’Associazione del Ministero Apostolico, eccetera.

Il decreto di censura contro Radio Maria «è stato approvato dal ministro degli Interni, María Amelia Coronel» e pubblicato, come se nulla fosse, «sul periodico ufficiale governativo La Gaceta de Nicaragua».

Ovviamente, come sempre avviene nelle dittature che si dichiarano democratiche, si vuol dare una parvenza di «giustizia» e «legalità» alle manovre più balorde. E in questo caso, sempre secondo la fonte vaticana, «per giustificare il provvedimento» restrittivo, «l’esecutivo ha sostenuto che Radio Maria non ha redatto il bilancio del periodo 2019-2023», e che «il suo comitato direttivo è scaduto dall’8 novembre 2021».

Dati non verificabili al momento, ma che puzzano di bruciato anche perché è singolare che certe manovre punitive colpiscano 13 organi di informazione di chiara ispirazione cristiana (cattolici e evangelici). E le associazioni religiose, come noto, risultano sgradite e perseguitate in Nicaragua, e ciò in nome del «progresso» e della «modernizzazione del paese», portata avanti in stile cinese dal sandinista (ed ex guerrigliero) Ortega.

Del resto, già prima della censura definitiva, il governo aveva disposto il «blocco» dei «due conti bancari» dell’emittente cattolica, il che aveva impedito a Radio Maria Nicaragua «di ricevere donazioni», il principale se non l’unico mezzo di sostentamento di una radio che da sempre e per scelta di libertà del suo direttore mondiale Livio Fanzaga, rifiuta qualunque tipo di pubblicità.

Radio Maria, ricordiamolo a chi lo ignorasse, è nata come una radio parrocchiale ad Erba, nel comasco, e grazie alle straordinarie capacità di padre Livio e della sua collaudata équipe, è divenuta prima una delle emittenti più ascoltate in Italia, poi un network mondiale e una Ong.

La radio mariana per eccellenza è presente oggi «in 84 nazioni nei cinque continenti, con 95 reti, supportate da altre 34 stazioni radiofoniche in Africa che trasmettono nella lingua locale». Le sedi di trasmissione sono 129, coloro che collaborano gratuitamente con l’emittente oltre 20.000 e le varie stazioni radio diffuse nel pianeta sono riunite nella Associazione «World family of Radio Maria», la cui sede legale è a Roma.

Colpendo una radio cattolica di così vasta portata, Daniel Ortega e la vicepresidente Rosario (!) Murillo, hanno voluto fare, oltre ad una operazione di «pulizia interna», anche un grave sgarbo al Vaticano, visto che Radio Maria è da sempre una coraggiosa voce nell’etere al servizio della Santa Sede ed ha ricevuto lodi e incoraggiamenti da tutti i pontefici recenti, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI sino a papa Francesco.

Mons. José Ignacio Munilla, dinamico vescovo di Orihuela-Alicante e collaboratore di Radio Maria Spagna, è stato tra i primi presuli a reagire alla censura di Ortega e su X ha scritto: «Il marxismo non sopporta chi non si inginocchia davanti al potere assoluto dello Stato … È liberticida per natura!».

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