Un gruppo di fedeli bergamaschi ci ha inviato, come già lo scorso anno, una lettera di protesta nei confronti di scelte pastorali che sembrano inopportune, almeno quanto alla forma, che tendono ad assumere.
Il tono della lettera è sonoro, comprensibilmente, così che a nessuno passi
inosservata, a fronte di un mondo cattolico, che sembra voler sentire le ragioni degli altri dimenticando le proprie.
Questi fedeli, sottoscrittori della Lettera inviata sia al vescovo di Bergamo, Sua Ecc. Mons. Francesco Beschi che al Padre Provinciale dei Frati Cappuccini di Lombardia, Fr. Angelo Borghino, è stata concepita e inviata nel pieno desiderio di essere e voler sempre essere in unità con i propri pastori, specie quando questi temi sono già stati trattati con chiarezza dal Santo Padre. Essi, però, temono che dai Suoi insegnamenti non si traggano le corrette conseguenze pastorali. Ci pare importante, dunque, dare spazio all’accorato appello sicuri che la Verità ci farà liberi (cf Gv 8, 32).
Per sottoscrizioni scrivere a …
Chi volesse sottoscrivere la lettera, -è possibile solo per i bergamaschi della Diocesi nella stessa residenti, dovrà esprimere la propria adesione inviando una mail a gruppofedelibergamaschi@gmail.com , indicando nome, cognome, cellulare e paese di residenza.
MENTRE IL TURBO-GENDERISMO VEGLIA I CATTOLICI DORMONO (ma non troppo)
Siamo un gruppo di fedeli della diocesi di Bergamo e vorremmo porre in evidenza questa iniziativa, nella locandina sopra riportata, che si svolgerà venerdì 14 giugno presso la Chiesa dei Frati Minori Cappuccini di Bergamo. Negli stessi ambienti esterni ed interni della struttura religiosa sino a prima del Covid si organizzavano conferenze, feste e celebrazioni in supporto di tematiche pro-life, con commovente partecipazione popolare. Da allora però si è riscontrato un atteggiamento di progressiva chiusura (anche se, va precisato, non totale), spesso pretestuosa, che ha reso sempre più difficile ad alcune associazioni riproporre gli stessi eventi. Tra i quali in particolare, secondo alcune segnalazioni, l’offerta di primule in occasione della Giornata Nazionale per la Vita (che, negli ultimi tre anni, è stata ostacolata o vanificata) e la raccolta di firme per l’iniziativa ‘Un cuore che batte’.
È sotto gli occhi di tutti una realtà in cui il vittimismo di gruppi omosessualisti diventa pretesto per emarginare e spesso bullizzare chi non è d’accordo sulla loro agenda ideologica. Se c’è oggi un’emergenza di intolleranza, per la quale occorrerebbe non solo pregare, ma anche sollecitare tutele sociali, essa è ravvisabile nei metodi dispotici con cui certe ideologie bollano come “omofobo” chi crede nella saldezza delle famiglie naturali, nella purezza e nella castità.
Il vittimismo granitico, esclusivo e che non può essere messo in discussione è una delle strategie adottate per promuovere condotte che la dottrina cattolica definisce come “intrinsecamente disordinate”.
E qui sorge per i pastori della Chiesa una domanda: è giusto organizzare una veglia con chi da anni porta avanti la bandiera dell’omofobia come scusa per spingere la Chiesa a cambiare il suo insegnamento in materia di sessualità? Un’altra domanda: spesso i gruppi LGBT, come si considerano gli organizzatori della veglia, definiscono come “omofobo” chiunque si opponga al “matrimonio omosessuale”, alle adozioni per coppie dello stesso sesso, all’utero in affitto, all’insegnamento della teoria gender nelle scuole e persino chi afferma ciò che è scritto nella Bibbia e insegnato dalla Tradizione immutabile della Chiesa. È per contrastare questo, dunque, che si pregherà nel convento dei cappuccini? Per chiedere che siano zittiti coloro che non concordano con l’agenda omosessualista?
Se proprio si vogliono mettere al centro situazioni di vittimismo e abusi nel mondo LGBT, allora ci sarebbe da segnalare un fenomeno tanto inquietante quanto sottovalutato: il pericolo delle transizioni di genere. Infatti, la “T” in LGBT indica proprio chi si definisce come “transessuale,” ovvero coloro che non accettano il proprio sesso e si identificano in quello opposto. Il mondo LGBT e la mentalità dominante spingono queste persone a pericolosi percorsi di transizione spesso già in età adolescenziale, o preadolescenziale, che comportano una pesante terapia con bombardamento di sostanze chimiche destabilizzanti, bloccanti della pubertà e, alla fine, mutilazioni irreversibili.
Su questo punto dovremmo fare un’opportuna riflessione: come mai lo stesso orrore che proviamo giustamente per la barbara usanza dell’infibulazione alle bambine africane (peraltro con effetti reversibili) non scatta per quelle mastectomie ed evirazioni a cui vengono sottoposti bambini ed adulti che chiedono il cambio di sesso, senza (conoscere) sapere pienamente le conseguenze psico-fisiche a cui vanno incontro?
(La Veglia in questione prevederà preghiere affinché …) Chissà se nella veglia del 14 giugno ci sarà spazio per pregare perché si aprano gli occhi alla pericolosità ed invasività di queste pratiche che mettono a repentaglio la salute fisica, psicologica e spirituale di tante persone. ?
Viene poi in mente la recente polemica suscitata da un’espressione infelice (che non riportiamo, perché non ci piace quel tipo di linguaggio) di Papa Francesco. Parliamo di un epiteto che è stato ritenuto scandaloso e irripetibile, a differenza delle numerosissime bestemmie quotidiane che, pur offendendo molto più gravemente non solo Dio, ma anche i cristiani, sono considerate normali e non suscitano un millesimo dello stesso sdegno.
Purtroppo, tutti si sono fermati alla ineleganza di un termine senza però approfondire il tema che il Papa voleva richiamare. È un po’ come quando indichi qualcosa ad un gatto e questo si concentra sul dito perché non ce la fa ad andare più in là.
Detto in altri termini, tirando in ballo persone anziché animali: se un bagnante al mare indica una persona che sta per affogare, il bagnino ha il dovere di guardare nella direzione indicata e di intervenire. Se si mette a prestare tutta l’attenzione sul dito e a lamentarsi che è troppo sporco o che ha l’unghia lunga, brutta e trascurata vuol dire o che è uno sprovveduto (per usare un eufemismo) o che cerca pretesti per non guardare la realtà. Ovvero per non rendersi conto di un’emergenza che gli imporrebbe di agire e di fare qualcosa, come sarebbe suo dovere.
Tornando alla veglia (che è una delle tantissime organizzate in questo mese nel nostro Paese) e alle dichiarazioni del Papa (alle quali alludiamo, presupponendo che siano ormai ben conosciute da tutti) c’è un filo rosso che lega i due fatti: ed è una progressiva occupazione, neanche tanto subdola, di ogni spazio civile e religioso dalla quale ultima Papa Francesco ci ha messo in guardia.
Dunque, eleviamo un accorato appello filiale al Vescovo di Bergamo e al Superiore provinciale dei Frati Cappuccini Minori di Bergamo: qual è e dov’è la voce del popolo e dei pastori cattolici su questa iniziativa così inopportuna e divisiva?
L’inclusione nella Chiesa, sempre tanto sbandierata, riguarda le persone o i peccati?
Se la misericordia abbraccia tutti perché coloro che difendono la famiglia naturale e la morale sessuale cattolica vengono spesso esclusi e bollati con epiteti e stigmi infamanti? Forse che non appartengono alla categoria ‘tutti’? Eh, sì: sembrerebbe che per qualcuno mica tutti possono essere tutti…
Alla luce di quanto sopra, molti fedeli di questa diocesi si aspettano dalla Curia, o da un responsabile della Provincia Lombarda dei Cappuccini, una risposta a questa segnalazione, non solo in parole, ma anche nei fatti.
Gruppo di fedeli Bergamaschi
(le adesioni sono riportate in documento allegato alla lettera)