Da San Tommaso D’Aquino a Viktor Frankl passando per la Felicità dell’uomo moderno

Beato Angelico, San Tommaso D’Aquino

Molte sono le dispute di Tommaso sulla felicità. Non di meno anche quelle dello psichiatra Frankl. Un bisogno, quello della felicità, comune a tutti gli uomini del passato, del presente e del futuro.

Dai filosofi agli specialisti della mente, il focus sulla felicità è

inevitabile. Un desiderio legittimo quello dell’essere felici anche perché non siamo al mondo per farci del male, ma per virtù del bene. Nella dimensione terrena, veniamo al mondo dalla fusione di due volontà che nell’amore e nell’unione procreano la prole e ad essa dedicano tutto il bene possibile.

Quando la psicologia può sbagliare

Ogni genitore vuole bene al proprio figlio seppure qualche errore lo commette. Ma non per questo bisogna biasimare, come certe recenti mode di spicciola psicoterapia affermano quando, portandoti a riflettere sul passato, l’attenzione cade sugli errori educativi dei genitori. Vedere gli errori senza inglobare il perdono è un atto monco delle moderne psicoterapie. La psicologia ci insegna che a guidare il nostro agire è la motivazione che a sua volta trova alimento nel desiderio di raggiungere un obiettivo: ricchezze, piaceri, potere, gloria. Desideri psicologici, materiali e spirituali, legittimi fino a quando il desiderio non prende il sopravvento e lo si orienta per beni fine a sé stessi. In questi casi, l’uomo perde il senso della vita, si sente incompiuto, insoddisfatto e irrealizzato. A riparare la perdita di sé stesso non resta che la dedizione alla contemplazione di Dio. Tommaso aiuta e spinge a contemplare Dio per ritrovare sé stessi e la felicità.

Convegno sulla felicità in San Tommaso D’Aquino tenutosi a Roccasecca
dal 12 al 17 giugno del 2023

La felicità in Tommaso D’Aquino

La Felicità, secondo San Tommaso d’Aquino, è una questione centrale nell’esistenza umana e costituisce il principio fondamentale dell’ordine etico. San Tommaso, filosofo e teologo medievale, ha sviluppato una visione profonda sulla felicità, basata sulla sua interpretazione sia della filosofia aristotelica che sulla fede cristiana.

Dalla filosofia aristotelica San Tommaso, sebbene considerasse la felicità come il fine ultimo della vita, tuttavia, riteneva che la felicità che non potesse limitarsi al piacere, alle ricchezze o al successo. Essa consiste nel coltivare la virtù propria dell’uomo, soprattutto quella intellettuale, caratterizzata dall’amore per il sapere, la cultura e lo studio, diversamente dall’uomo moderno, che di cultura non si alimenta e di studio neanche a parlarne.

Basta la semplice notizia letta a volo su internet e l’uomo pensa di sapere. Basta parlare di un argomento e l’uomo crede di conoscere. Crede nelle “fake” e confonde il piacere con la felicità. Per quanto lo stesso uomo moderno possa affermare slogan quali i soldi non fanno la felicità, la felicità non la si compra, la felicità dipende da te, non restano che frasi senza senso se, paradossalmente, sempre più persone manifestano segni di infelicità.

La patologia del tempo d’oggi secondo Frankl

La patologia del nostro tempo, afferma lo psichiatra viennese Viktor Emil Frankl, è il disturbo della motivazione al piacere. Frankl ci illumina clinicamente sull’inganno del piacere fine a sé stesso. Pur raggiungendo ottime performance e beni materiali con grandi guadagni, la felicità non è assicurata, anzi, conduce ad una frustrazione esistenziale per mancanza di significato. Il piacere è l’ultima cosa per cui siamo al mondo afferma Frankl.

Com’è evidente, Frankl rifiuta di trovare il fondamento della volontà umana nel principio pulsionale del piacere (come nella psicoanalisi freudiana). L’edonismo è destinato alla ripetizione di piaceri conosciuti, fino alla noia. Una volta appagati i sensi, subentra inevitabilmente un sentimento di manchevolezza: l’uomo aspira sempre a colmare questo vuoto, ad andare oltre lo stesso piacere.

Lo psichiatra viennese ritiene che nella nostra società moderna l’uomo è esposto ad un grave pericolo poiché egli, contrariamente all’animale, non è guidato solo dagli istinti che gli indicano cosa è dannoso per sé stesso e cosa non lo sia, ma è attirato dai valori. Le dinamiche che scaturiscono dal sopravvento degli istinti tendono a sfociare in una nevrosi noogena, ovvero, in una frustrazione derivata da conflitti morali e problemi di coscienza, che ci porta a essere insicuri e turbati sulle scelte giuste da fare. Questa mancanza di senso e motivazione porta spesso a ripiegare sul soddisfacimento attraverso l’utilizzo di elementi biochimici, come l’alcool e le droghe.

La ricerca della felicità come processo

Per comprendere il processo dell’essere felici non si può non fare riferimento all’impulso del “piacere” che affonda i suoi principi nella filosofia della cultura Greca del 400 a.C., con la corrente dell’Edonismo, cioè del piacere (edonè) quale fine ultimo dell’uomo. Da dati scientificamente provati, con l’ausilio di questionari sondaggio, si è rilevato che l’uomo moderno, pur desiderando la felicità, cerca di conseguire il “piacere” confondendolo con la felicità. La società attuale gira intorno al principio del piacere bell’è pronto e precostituito. Mentre la felicità è un processo, è una meta, è un tendere continuo, non privo di conflittualità, verso uno stato interiore migliore da quello che si sta vivendo (Riccardi, Pasquale, Ogni vita è una vocazione, Cittadella, Assisi 2013).

Interessante notare quando si attiva nella persona la ricerca della felicità. Nasce nel momento in cui nella vita non scorre nel verso giusto desiderato, prevalentemente quando ci sentiamo insoddisfatti. È in questi momenti che ci si interroga e si fa un bilancio della propria vita. È tipico dell’ultimo dell’anno fare il bilancio. Al Capodanno, ognuno cerca di fare un resoconto della propria vita con i così detti buoni propositi mentre, come sempre accade, il lasciarsi andare al corso dei festeggiamenti fa perdere di vista il proprio bilancio.

Chi desidera la felicità è obbligato a pensarla come un percorso, un processo di revisione dello stile di vita e del modo di pensare. Chi desidera la felicità deve dichiararsi disposto a cambiare. Emblema del non cambiamento desiderando la felicità è nella parabola del giovane ricco:

Heinrich Hofmann, Crist0 e il Giovane Ricco, 1889

“Un tale si avvicinò a Gesù e gli disse: «Maestro, che devo fare di buono per avere la vita eterna?» Gesù gli rispose: «Perché m’interroghi intorno a ciò che è buono? Uno solo è il buono. Ma se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti».  «Quali?» gli chiese. E Gesù rispose: «Questi: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso.  Onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso».  E il giovane a lui: «Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?»  Gesù gli disse: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi».  Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni (Mt, 19, 16-22).

Il giovane, evidentemente, nel suo errato modo di pensare, vuole cambiare perché è sostanzialmente insoddisfatto della sua vita, ma vuole contemporaneamente il “piacere”, assicurato dagli averi dei beni materiali. Nella vita non si può avere tutto, non si può servire al Signore e a Mammona. E, per San Tommaso, se il fine ultimo per cui l’uomo agisce è la felicità, questa deve coincidere con la conoscenza di Dio. Per lui, il fine ultimo non è altro che la conoscenza di Dio che porta alla felicità. Nel linguaggio più comune del termine potremmo dire nell’interessamento delle cose di Dio che può essere sia un atteggiamento soggettivo che oggettivo. San Tommaso si orienta sull’oggettivo per non cadere nella banalizzazione del termine.

La felicità a buon mercato

Ci sono aggettivi e idee che facilmente si espongono al ridicolo e alla banalizzazione del senso comune. È impressionante la mole di manuali di autoaiuto e guru che promettono la felicità a buon mercato. Felicità raggiungibile a forma quasi matematica senza rigore razionale e scientifico a riguardo. Ad una lettura attenta di tali manuali, si nasconde una soggettività della esperienza della felicità che non può essere oggettiva. Perché possiamo dire esistono tante felicità quante persone esistono. Contrariamente, Tommaso d’Aquino oggettivizza la felicità in una forma così chiara a chi legge da dare l’impressione che sia possibile trarne beneficio per tutti perché sa che la felicità non può essere vissuta isolatamente e/o nella soggettività ma richiede anche l’amicizia (philia) allo stesso modo di Frankl che afferma: la porta della felicità si apre all’esterno.

In sintesi, la felicità, secondo San Tommaso, non è solo piacere o soddisfazione personale, ma è la realizzazione della nostra natura umana attraverso la virtù e la conoscenza di Dio. La sua visione offre una prospettiva profonda e duratura sulla ricerca della felicità. Per Frankl la felicità è l’indiretta conseguenza del senso della vita ritrovato.

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Bibliografia di approfondimento

San Tommaso, di Gilbert Keith Chesterton (Autore), Luigi Negri (Prefazione), Giovanna Caputo (Traduttore) Editore       Lindau 2016

Laura Corsini La bellezza del mondo. Il romanzo della vita di san Tommaso d’Aquino San Paolo Edizioni 2020

Viktor Frankl, Logoterapia e analisi esistenziale ed Morcelliana 2000

Viktor E. Frankl (Autore), Sul senso della vita, Editore Mondadori 2022

Pasquale Riccardi, Ogni vita è una vocazione ed. Cittadella 2013

Pasquale Riccardi, L’equilibrio interiore perduto come ritrovarlo, D’Ettoris Editore 2023

Pasquale Riccardi, La dimensione amorosa tra intimità e spiritualità, D’Ettoris Editore 2021

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Autore: Pasquale Riccardi

Psicologo-Psicoterapeuta Docente Asl per la Seconda Università di Napoli Federico II, Formatore psicoterapeuta per centro Logos (Ce), riconoscimento M.I.U.R. Fra le sue più recenti pubblicazioni: La dimensione amorosa tra intimità e spiritualità, D’Ettoris, Catanzaro 2021; Psicoterapia del cuore e Beatitudini , Cittadella, Assisi 2018; Parole che trasformano. Psicoterapia dal vangelo. Cittadella, Assisi 2016