PICCOLE ESPERIENZE VS PEAK ESPERIENCE. Per un sano benessere

Fonte scienzainrete

Viviamo in un’epoca in cui molte persone cercano esperienze culmine, soprattutto i giovani adolescenti. Le sfide sui social media, come Instagram, TikTok e YouTube, chiamate challenge, diventano sempre più diffuse.

Il concetto di peak experience

Queste prove vogliono dimostrare coraggio, ma spesso diventano pericolose, alimentando la ricerca del sensazionale e del prodigioso.

Ci sono forti sensazioni di piacere, sollievo, valore e attenzione legate a queste sfide, che possono portare a comportamenti dipendenti come il gioco d’azzardo, la dipendenza da sostanze, le dipendenze dai social e affettive. Anche i tradimenti possono essere visti come un modo per cercare eccitazione nell’altro. In questo contesto, l’obiettivo principale sembra essere quello di vivere un’esperienza forte. Tuttavia, il concetto di peak experience è stato distorto nel nostro tempo, diventando più spinta ideologica che regola il vivere dell’uomo, che un momento di estrema felicità, come era inteso dallo psicologo Abraham Maslow nella fine degli anni 60, quando ne introdusse il concetto. Esso faceva riferimento a quell’esperienza di particolare euforia e benessere che si può vivere in alcuni momenti di felicità percepita per mezzo della pienezza di senso della propria vita.

Il bisogno di vivere

L’uomo del terzo millennio è votato al bisogno di vivere le peak esperience per sopperire alla noia e alla mancanza di senso. Sono volute da una sorta di comando subdolo di una società di consumo che vuole una vita frutto di una spinta ideologica che non ammette valori di riferimento o confronto critico. Frutto di una società che non vuole che l’uomo pensi con la propria testa, che non vuole che l’uomo si riconosca unico e irripetibile e in grado di scegliere in base alla propria vocazione (Riccardi P., Ogni vita è una vocazione. Per un ritrovato ben-essere. Ed. Cittadella 2015).

Un Maestro capace di liberare

Per fortuna ancora c’è e ci sarà chi ci pone di fronte a scelte chiedendoci di uscire dalla massa, chiedendoci di pensare per e con la propria testa. Questi è Gesù. Lo si ricorda quando i discepoli gli chiedono chi sia, perché la gente dice … Ma il Signore, da buon terapeuta moderno (Riccardi P., Parole che trasformano, Psicoterapia dal vangelo, Ed Cittadella 2018) non risponde, bensì rimanda la domanda ad ogni discepolo volendo che ognuno abbia un’opinione del Maestro (Mc 8,27-33).

Ognuno pensi, dunque, con la propria testa e non il prodotto del pensiero di una società che vede nel profitto economico e di potere l’unico senso. Una società del genere vuole l’uomo senza identità e non riconosce i propri valori; non ha punti di riferimento; è in balia di un vuoto di senso che a livello neuronale determina una ipo-attivazione di specifiche aree cerebrali.

All’estremo, per compensare, si cerca attraverso le peak esperience una iper-attivazione delle aree cerebrali attivando il sistema di ricompensa (gruppo di strutture neurali responsabili della motivazione, dell’apprendimento, delle emozioni come la gioia, l’euforia e l’estasi).

Neurobiologia e senso della vita

Ma l’uomo è più della sua neurobiologia, è più della sua psicologia, è un essere spirituale capace di andare oltre se stesso e oltre i condizionamenti e le mode del momento. Penso che la nostra era debba essere caratterizzata dalla nuova frontiera educativa all’autotrascendenza (Frankl V., Logoterapia e analisi esistenziale, Morcelliana 2001).  Il valore pedagogico ed educativo dell’autotrascendenza sta nella capacità di avviare una visione valoriale che supera il conformismo voluto dai sistemi di potere (essere come sono tutti gli altri) e del totalitarismo (fare quello che ti dicono di fare).

In un mondo sempre più frenetico e caotico, è fondamentale riscoprire l’autotrascendenza quale capacità umana di andare oltre sé stessi, di superare i propri limiti e di trovare significato anche nelle situazioni più difficili onde ritrovare il proprio equilibrio interiore perduto per mantenere la nostra salute mentale e il nostro benessere emotivo. Dopotutto, sia il significato che la felicità possono essere trovati dentro di noi, se solo siamo disposti a guardare oltre le superficialità della vita quotidiana e a trovare la bellezza e il senso nascosti dietro le piccole esperienze di vita.

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Autore: Pasquale Riccardi Psicologo e Psicoterapeuta

Psicologo-Psicoterapeuta Docente Asl per la Seconda Università di Napoli Federico II, Formatore psicoterapeuta per centro Logos (Ce), riconoscimento M.I.U.R. Fra le sue più recenti pubblicazioni: La dimensione amorosa tra intimità e spiritualità, D’Ettoris, Catanzaro 2021; Psicoterapia del cuore e Beatitudini , Cittadella, Assisi 2018; Parole che trasformano. Psicoterapia dal vangelo. Cittadella, Assisi 2016