Vincent van Gogh, Campo di grano sotto la pioggia, 1889,
Philadelphia, Museum of Art
Antifona
Battezzato il Signore, si aprirono i cieli
e come una colomba lo Spirito discese su di lui,
e la voce del Padre disse:
«Questi è il mio Figlio, l’amato:
in lui ho posto il mio compiacimento». (Cf. Mt 3,16-17)
Commento artistico-spirituale alla Prima Lettura della FESTA DEL BATTESIMO DEL SIGNORE – 7 GENNAIO 2024
Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg
«Così dice il Signore: “O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite; comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte. Perché spendete denaro per ciò che non è pane, il vostro guadagno per ciò che non sazia? Su, ascoltatemi e mangerete cose buone e gusterete cibi succulenti. Porgete l’orecchio e venite a me, ascoltate e vivrete. […] Cercate il Signore, mentre si fa trovare, invocatelo, mentre è vicino. […] Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme a chi semina e il pane a chi mangia, così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”» (Isaia 55,1-11).
All’inizio e alla conclusione del brano, Isaia ritorna sul tema simbolico dell’acqua. Dapprima il Signore invita tutte le persone assetate a venire all’acqua, addirittura anche coloro che non hanno denaro, potranno ugualmente mangiare e bere, senza spesa, vino e latte: i tre alimenti alludono al dono della salvezza rigenerativa operata da Dio per il popolo nel cammino dell’esodo. Nella seconda parte, dopo l’invito ad essere degli attivi cercatori di Dio, ritorna l’acqua attraverso l’immagine della pioggia e della neve che diventano acqua risanatrice, necessaria al ciclo della natura e alla vita di tutti i viventi. Avviene la stessa cosa per la parola di Dio che, con azione misteriosa e nascosta, produce sempre frutti efficaci nei cuori anche se nei tempi che solo Lui conosce.
Vincent van Gogh parlò del dipinto «Campo di grano sotto la pioggia», realizzato ad olio a Saint-Rémy, ora al Philadelphia Museum of Art, in due lettere al fratello Theo. Nella prima (3.11.1889) scriveva che stava lavorando a una tela raffigurante l’effetto pioggia e nella seconda (3.1.1890) che aveva chiamato il dipinto «La Pluie» (La pioggia), titolo successivamente cambiato più volte. È verosimile che Vincent si sia ispirato all’opera mentre dalla finestra della sua camera da letto, stava a guardare una forte pioggia rappresentata poi sul quadro con linee oblique, in un’angolazione diversa rispetto alla rappresentazione del campo, in riferimento alle ammirate xilografie giapponesi che raffiguravano la pioggia in modo simile. L’artista scelse di dare risalto sia alle colline pedemontane delle Alpi sia al campo appena seminato, dipingendo in una prospettiva dall’alto.
Uniamoci all’invocazione tratta dalle «Diciotto Benedizioni», testo fondamentale del culto giudaico:
«Siano rugiada e pioggia come una benedizione su tutta la superficie della terra. Benedici i prodotti della terra perché ne goda il mondo intero e concedi benedizione, abbondanza e successo all’opera delle nostre mani!».
don Tarcisio Tironi
direttore M.A.C.S.