Dal Blog di Alfredo Tràdigo
Ogni due novembre mi ritorna alla mente, dalla raccolta “Myricae”, l’intensa poesia di Giovanni Pascoli intitolata “La notte dei morti”. “Myricae” appunto, “piccole cose”. Il fiume, il camino, il ceppo, il paiolo e la fiasca del vino che, nella Toscana di Pascoli, era certamente panciuta e avvolta nella paglia. Siamo nel 1891 e in quella casa
nei campi, dove è radunata una famiglia di contadini, al posto del televisore (che non esisteva) si prega il rosario come ogni sera. Ma quella sera, in particolare, il rosario è dedicato ai morti. E nel silenzio, là fuori, il fiume sembra portare ai presenti un’altra voce differente, quella dei morti, dei nonni o dei bisnonni che avevano anch’essi pregato un tempo davanti a quello stesso camino. Le voci … (Vai all’Articolo intero: ALL’ ASCOLTO DI PASCOLI).