“Responsabilità personale e solidarietà universale”

Edward Lear, Gerusalemme dal Monte degli Ulivi, Alba, 1859.
Gerusalemme, Museo di Israele

Antifona

Signore, quanto hai fatto ricadere su di noi,
l’hai fatto con retto giudizio, poiché noi abbiamo peccato,
non abbiamo obbedito ai tuoi comandamenti.
Ma ora, salvaci con i tuoi prodigi; da’ gloria al tuo nome, Signore,
fa’ con noi secondo la tua clemenza,
secondo la tua grande misericordia
. (Dn 3,31.29.43.42)

Commento artistico-spirituale al Vangelo della XXVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A 01 Ottobre 2023

Di don Tarcisio Tironi, Direttore M.A.C.S. (Museo di Arte e Cultura Sacra) di Romano di Lombardia-Bg

«Così dice il Signore: “Voi dite: ‘Non è retto il modo di agire del Signore’. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere sé stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà”» (Ezechièle 18,25-28)

Ezechiele si rivolge ai deportati a Babilonia (VI secolo a.C.) che, scoraggiati per la distruzione di Gerusalemme e per la deportazione, tentano d’incolpare Dio per la loro situazione: «Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore». Attraverso il profeta, Dio pone una domanda per far emergere l’atteggiamento sbagliato di chi si ritiene giusto e accusa sempre gli altri: «Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?». Gli Israeliti a quel punto devono cercare la risposta al problema del male nella responsabilità di ogni persona, creata nella e per la libertà, e non in Dio a cui invece sta a cuore che la riflessione individuale porti una crescita di vita, anzitutto per sé stessi: «Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».

Quante volte i Giudei in esilio avranno sognato la Città Santa vista dal Getsemani come appare dal dipinto ad olio su tela – «Gerusalemme dal Monte degli Ulivi, Alba» – che Edward Lear dipinse nel 1859. L’artista era stato in Palestina l’anno prima, per due settimane, a preparare con cura questa visione, narrata successivamente con cinque quadri, di cui questo è il più riuscito. Lear conferma d’essere un pittore molto abile nel rappresentare paesaggi puri e tersi, nella ricerca ordinata dei vari piani come risulta dalla vista mattutina dal Monte degli Ulivi, a sinistra, su Gerusalemme cinta dalle mura e dominata dal Monte del Tempio con la cupola della Roccia.

Papa Francesco e il grande Imam Ahmad Al-Tayyib, hanno sottolineato (4.2.2019) l’urgenza di prendere coscienza delle proprie responsabilità e nel contempo di promuovere la solidarietà universale. Tra l’altro hanno dichiarato: «Noi credenti in Dio, […] Ci rivolgiamo agli intellettuali, ai filosofi, agli uomini di religione, agli artisti, agli operatori dei media e agli uomini di cultura in ogni parte del mondo, affinché riscoprano i valori della pace, della giustizia, del bene, della bellezza, della fratellanza umana e della convivenza comune, per confermare l’importanza di tali valori come àncora di salvezza per tutti e cercare di diffonderli ovunque».

don Tarcisio Tironi

direttore M.A.C.S.

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Autore: Libertà e Persona

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