La Misericordia di Dio nella Pasqua di San Francesco

Gentile da Fabriano, Stimmate di San Francesco, 1420 ca., tempera e oro su tavola, cm 87 x 64, Fondazione Magnani-Rocca, Mamiano di Traversetolo

Nell’Ottava di Pasqua, la Domenica successiva alla Pasqua, ovvero, la II DOMENICA DI PASQUA, fu dedicata da San Giovanni Paolo II alla Festa della DIVINA MISERICORDIA, ispirata non solo alle visioni e locuzioni di Santa Faustina Kowalska, ma al senso intrinseco dei misteri della Salvezza.

Così, infatti, la Liturgia delle Ore, nell’Ufficio delle Letture, parla della Misericordia attraverso due testi. Il primo

è tratto dalla lettera ai Colossesi di san Paolo Apostolo (Col3,1-17) La vita nuova in Cristo e il secondo dai «Discorsi» di sant’Agostino, vescovo (Disc. 8 nell’ottava di Pasqua 1, 4; PL 46, 838. 841).

L’Apostolo, dopo aver elencato i vizi dell’uomo vecchio (impurità, immoralità, passioni, desideri cattivi e quella cupidigia che è idolatria) dei quali anche coloro che ora sono figli di Dio erano prima schiavi, esorta a gettare via anche ira, animosità, cattiveria, insulti e discorsi osceni, che escono dalla vostra bocca, a non dire menzogne … a rivestirsi di sentimenti di misericordia, essendosi svestiti dell’uomo vecchio e rivestiti del nuovo.

Rivestirsi di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità è la via del cristiano (cf. 3, 12. La traduzione del 1974 non diceva bontà, ma “misericordia”). Perdonandosi, sopportandosi, come il Signore ci ha perdonato. Ma sopra a tutte queste cose occorre rivestirsi di Carità che unisce tutte queste cose.

E Agostino, come Paolo, riparte dalla remissione dei peccati (rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori). Nella reciprocità del perdono è la garanzia della resurrezione dei morti per la vita eterna. Ma occorre ricordarsi che in questo tempo ancora dimoriamo in questo corpo mortale, … come pellegrini lontani dal Signore, ma con Lui possiamo già vivere nel Suo giorno, nel giorno ottavo, partecipando del … mistero non ancora nella piena realtà, ma nella sicura speranza.

Nuova creatura in Cristo

Fonte augustinus.it

Rivolgo la mia parola a voi, bambini appena nati, fanciulli in Cristo, nuova prole della Chiesa, grazia del Padre, fecondità della Madre, pio germoglio, sciame novello, fiore del nostro onore e frutto della nostra fatica, mio gaudio e mia corona, a voi tutti che siete qui saldi nel Signore.
     Mi rivolgo a voi con le parole stesse dell’apostolo: «Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri» (Rm 13, 14), perché vi rivestiate, anche nella vita, di colui del quale vi siete rivestiti per mezzo del sacramento. «Poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è più Giudeo, né Greco; non c’è più schiavo, né libero; non c’è più uomo, né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù» (Gal 3, 27-28).
     In questo sta proprio la forza del sacramento. È infatti il sacramento della nuova vita, che comincia in questo tempo con la remissione di tutti i peccati, e avrà il suo compimento nella risurrezione dei morti. Infatti siete stati sepolti insieme con Cristo nella morte per mezzo del battesimo, perché, come Cristo è risuscitato dai morti, così anche voi possiate camminare in una vita nuova (cfr. Rm 6, 4).
     Ora poi camminate nella fede, per tutto il tempo in cui, dimorando in questo corpo mortale, siete come pellegrini lontani dal Signore. Vostra via sicura si è fatto colui al quale tendete, cioè lo stesso Cristo Gesù, che per voi si è degnato di farsi uomo. Per coloro che lo temono ha riserbato tesori di felicità, che effonderà copiosamente su quanti sperano in lui, allorché riceveranno nella realtà ciò che hanno ricevuto ora nella speranza.
     Oggi ricorre l’ottavo giorno della vostra nascita, oggi trova in voi la sua completezza il segno della fede, quel segno che presso gli antichi patriarchi si verificava nella circoncisione, otto giorni dopo la nascita al mondo. Perciò anche il Signore ha impresso il suo sigillo al suo giorno, che è il terzo dopo la passione. Esso però, nel ciclo settimanale, è l’ottavo dopo il settimo cioè dopo il sabato, e il primo della settimana. Cristo, facendo passare il proprio corpo dalla mortalità all’immortalità, ha contrassegnato il suo giorno con il distintivo della risurrezione.
     Voi partecipate del medesimo mistero non ancora nella piena realtà, ma nella sicura speranza, perché avete un pegno sicuro, lo Spirito Santo. «Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio! Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria» (Col 3, 1-4).

Bartolomé Esteban Murillo, San Francesco 1668,
Museo di belle arti di Siviglia

San Francesco, che dedicava al Signore e alla sua conversione, cinque quaresime nell’anno (QUI), ebbro della Passione del Signore, nella quale, congiuntamente, venerava il dolore e la letizia del Signore, che dona la propria vita umana e divina ad ogni anima assetata, in Cristo viveva di lui, (risorto in lui, saremmo più abituati a dire oggi), in ogni pensiero, sentimento, azione. Tutto era in lui Cristo vivo: dall’ascolto della Parola del Signore alle piaghe dei lebbrosi che fasciava con delicata tenerezza.

Anonimo Umbro, San Francesco si asciuga le lacrime,
Convento di Greccio

Egli accettava anima e corpo la croce che rinnova e redime. E come Dio gli usò misericordia, facendogli vedere che era tutto nato nei peccati, così lui la usò con i lebbrosi, chiaro simbolo della condizione degli uomi.

«Il Signore dette a me, frate Francesco, di incominciare a fare penitenza così: quando ero nei peccati mi sembrava cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse tra loro e feci misericordia con essi. E allontanandomi da loro, ciò che mi sembrava amaro mi fu cambiato in dolcezza dell’anima e del corpo. E in seguito, stetti un poco e uscii dal secolo»

(Test 1-3, in Fonti Francescane, num. 110).

In questa conversazione possiamo entrare un poco nell’esempio e specchio della vita di San Francesco crocifissa in Cristo lebbroso, attraverso le fonti biografiche e l’arte cinematografica di Liliana Cavani.

Gesù guarisce il lebbroso, Sec. XIII,
Monreale, Basilica del Duomo Fonte Wikipedìa

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O. F. M. Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Ancora con Padre Gianmarco Arrigoni O. F. M. Conv., Non è qui, è Risorto! Mimep-Docete, Marzo 2024.

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