Osservatorio anti polizia: pericolo!

Si chiama “militarismo” quella tendenza, tipica degli Stati moderni, di esagerare il ruolo e l’importanza delle forze armate, immaginando che l’uso delle armi sia l’unico o il principale modo per risolvere i conflitti e le controversie internazionali.

Gli storici conoscono bene il militarismo nazista, preceduto però sia dal militarismo prussiano che dal militarismo giacobino. Quest’ultimo, seguendo Robespierre, voleva una intera “nazione in armi” per difendere i confini e portare i lumi della ragione al mondo intero.

Taluni, per ragioni ideologiche, fingono di ignorare l’esistenza di un variegato militarismo comunista, dalla Ceka al KGB, dalle Guardie rosse di Mao sino alla terrifica Stasi della Germania est.

Oggi, però, viviamo in un contesto di anti-militarismo esasperato e culturale, che porta a danni non inferiori a quelli prodotti dal militarismo. Si pensi all’infame acronimo di Acab (all cops are bastards) usato dai teppistelli dei centri (a)sociali o alle mode, diffuse tra anarchici e ultrà, di insultare la polizia in mille modi.

Come se tutto ciò non fosse evidente e non fosse causa di mille forme di illegalità, il sito Tecnica della Scuola, molto consultato da docenti, presidi e personale scolastico, pubblica un articolo per “salutare” la nascita del nuovo “Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole”.

Questa ennesima iniziativa dei progressisti avrà come effetto quello di sminuire nell’immaginario collettivo e dei giovani il ruolo, l’importanza e la dignità dei nostri militari. Per la Costituzione però “La difesa della patria è sacro dovere del cittadino. Il servizio militare è obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge” (art. 52).

L’Osservatorio, voluto da gruppi come i Cobas o Pax Christi, nasce per denunciare l’ingresso “di militari e forze dell’ordine nelle nostre scuole”. Tale ingresso, descritto per allarmare come “in netta crescita” mentre in verità è estremamente raro ed episodico, viene giudicato dal sito come “non propriamente rassicurante”.

Questa sola frase è scioccante ed evidentemente generatrice di odio e disprezzo per le forze dell’ordine. No, cari pacifisti a senso unico, sono il teppismo e il bullismo, la droga libera e l’anarchismo di chi occupa i licei, a generare insicurezza e spesso violenza. Non certo polizia, carabinieri, finanzieri e militari in alta uniforme.

“Educare, scrivono, non è addestrare né, tanto meno, indottrinare”. Vero, per indottrinare non serve la mimetica. Basta (e avanza) la tessera del Pd.

Secondo questi abusivi discepoli di Gandhi – che ignorano forse che il Mahatma partecipò come volontario a varie guerre – la scuola “deve affermare se stessa come baluardo di pace”. Sacrosanto. La pace però richiede leggi, giudici, carceri e forze dell’ordine. Mentre queste iniziative danno l’idea che se esiste la violenza è colpa della polizia, che lavora invece h24 per prevenirla, impedirla e arrestarne gli autori.

Spiace infine che anche l’organo ufficioso della Cei abbia plaudito alla nascita del controverso Osservatorio. Citando la deputata Elisabetta Piccolotti, di Sinistra italiana, che si dichiara “preoccupata” per le “collaborazioni sempre più strette delle scuole con caserme e aziende della difesa”. Specie nel quadro dell’alternanza scuola-lavoro.

Rosa Siciliano, portavoce di Pax Christi, e pura come colomba, vorrebbe che la scuola sviluppasse “una cultura della pace”.

Giusto. Ma questo non avverrebbe se la scuola invitasse dei militari a fare una conferenza su una missione umanitaria o su come entrare nell’esercito? E’ come dire che per promuovere la “cultura della libertà”, allora va abolita la scuola dell’obbligo.

Il Catechismo della Chiesa cattolica, che almeno chi si fregia del nome aulico di Pax Christi dovrebbe conoscere, dice altro. E insegna limpido che “Coloro che si dedicano al servizio della patria nella vita militare sono servitori della sicurezza e della libertà dei popoli”. E cooperano proprio al “mantenimento della pace” (n. 2310). Di sicuro più e meglio di tanti pacifisti alle vongole.

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