Da un articolo di Fabio Fuiano di “Universitari per la vita” (QUI)
Lo scorso 16 febbraio, in un programma su La7, DiMartedì, si è tenuto un confronto tra il direttore del quotidiano Libero, Alessandro Sallusti, e l’onorevole Elly Schlein, deputata del Partito Democratico (PD). Diversi sono stati i temi toccati durante la puntata, non ultimo quello dell’aborto. Nel corso del dibattito, alla domanda del conduttore, Giovanni Floris, su quale fosse il contributo della Meloni in un “clima che mette a rischio i diritti”, la
Schlein ha ribadito la propria posizione: «[…] io ho qualche preoccupazione del fatto di avere una Ministra (per la famiglia, la natalità e le pari opportunità ndr.) che alla domanda se l’aborto sia un diritto in Italia risponde “purtroppo sì”, io risponderei “purtroppo lei è Ministra”, perché abbiamo una legge, la 194, che non è ancora pienamente attuata e bisognerebbe garantire personale medico non obiettore in tutte le strutture».
Glissando sulle parole di Sallusti che ha ricordato il pensiero del presidente Giorgia Meloni riguardo all’aborto ha poi aggiunto: « […] a me impressiona che una donna Premier non si occupi invece del diritto negato all’IVG a tutte quelle donne che si vedono la porta sbarrata proprio perché in molte strutture c’è addirittura più dell’80% di medici obiettori. È un problema politico».
Il direttore Sallusti ha risposto correttamente dicendole che lei non può obbligare un medico a compiere un aborto. Chiaramente, alla domanda esplicita di Sallusti se lei sarebbe favorevole ad obbligarli, la Schlein ha aggirato l’ostacolo affermando semplicemente di auspicare che le regioni mettano a disposizione un certo numero di medici non obiettori, ricordando anche il caso del 2017 in cui il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, indisse un bando per soli medici non obiettori.
Elly Schlein, per chi non la conoscesse, nasce a Sorengo, vicino Lugano in Svizzera. Suo padre, Melvin Schlein, politologo e accademico statunitense di origini ebraiche è professore emerito di Scienze politiche e Storia alla Franklin University in Svizzera. L’attività politica della Schlein ha inizio a partire dal 2008, quando partecipa come volontaria alla campagna elettorale di Barack Obama per le elezioni presidenziali statunitensi. Scala negli anni le vette della politica, arrivando a ricoprire nel 2014 il ruolo di europarlamentare del PD e, dopo una latitanza di sette anni dal partito per dissensi con i suoi vertici, torna infine alla carica il 4 dicembre 2022 candidandosi per la Segreteria del PD, lasciata vacante da Enrico Letta all’indomani delle elezioni del 25 settembre scorso. La giovane deputata sfiderà dunque il proprio avversario, Stefano Bonaccini, per le primarie del PD del 26 febbraio prossimo.
L’idea espressa dalla Schlein non è un caso isolato, ma parte di un ben preciso piano, in atto da anni, per attaccare l’obiezione di coscienza e ottenere un’ulteriore liberalizzazione dell’aborto in Italia. Basti pensare che, nell’arco degli ultimi 6 anni, si sono susseguite diverse proposte di legge, tanto alla Camera quanto al Senato, per ottenere una modifica della 194 in senso peggiorativo e garantire che negli ospedali almeno il 50% del personale sanitario non sia obiettore di coscienza. Tali sono i disegni di legge, solo per citarne alcuni, del 23 febbraio 2016, presentato dalla deputata Beatrice Brignone (Sinistra Italiana), del 23 maggio 2018, presentato dalla senatrice Paola Boldrini (PD), del 30 marzo 2018, presentato dal deputato Filippo Gallinella (M5S all’epoca della proposta) e del 7 agosto 2018, presentato sempre dalla imperterrita senatrice Paola Boldrini.
Addirittura, il disegno di legge Gallinella, voleva modificare la 194 per far sì che gli obiettori potessero prendere parte alle procedure abortive effettuate dopo i primi tre mesi, per concepiti che, a detta della proposta, presentassero non meglio definite “malformazioni incompatibili con la vita”.
Queste proposte non stupiscono. Tuttavia, preme ricordare come tutto questo sia perfettamente in linea con il DNA della 194/78 la cui iniquità comprende anche la parte dove garantisce l’obiezione di coscienza. Alcuni potrebbero scandalizzarsi di una tale affermazione, supponendo che la concessione dell’obiezione di coscienza sia in sé qualcosa di buono. Tuttavia, all’articolo 9 si legge (grassetto nostro ndr.): « […] L’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento».
Certamente, l’articolo può essere, in prima istanza, utilizzato per diminuire il numero degli aborti, ma in sé la 194 può dirsi iniqua anche qui per due ordini di motivi: (1) l’obiezione di coscienza non è intesa come diritto inalienabile del medico, ma come una semplice concessione dello Stato che, in quanto tale, può essere revocata in qualsiasi momento (seppur gradualmente, come indicano i disegni di legge citati), (2) essa è garantita solo per chi prende parte direttamente alla procedura abortiva, ma non certo per il personale sanitario al “contorno”, che si trova costretto a cooperare materialmente al male in maniera molto prossima (es. preparando la sala per l’intervento, espletando le procedure di anestesia, preparando gli strumenti necessari ecc.). Peraltro, l’esistenza dell’obiezione di coscienza in questa norma è la prova indiretta del fatto che essa considera l’aborto un diritto: infatti, essa non avrebbe senso d’esistere se tale “prestazione” fosse facoltativa per il medico, ma acquista un senso solo di fronte ad un effettivo obbligo del medico corrispondente ad un diritto che la donna vanta su di lui. Diritto peraltro de iure subordinato al verificarsi di condizioni così facilmente eludibili da essere, de facto, assoluto. La conclusione è una sola: la 194 è una legge integralmente iniqua che, in quanto tale, non può obbligare nessuno in coscienza. Pertanto, non può essere prerogativa dello Stato decidere di concedere o meno l’obiezione di coscienza, perché non è qualcosa di cui può disporre. Che alla Schlein e alla sinistra piaccia o meno.