TRADIZIONI POPOLARI E RELIGIOSE IN UNA CITTÀ DEL VAL DI NOTO. La festa religiosa (2)

José de Ribera – San Francesco da Paola, XVII sec
Fonte Wikipedìa

A Caltagirone, il 25 luglio si tiene una grande festa dalla connotazione popolare; tuttavia, San Giacomo non rappresenta a pieno la gente umile del paese, la quale esprime una vera e propria devozione verso

San Francesco di Paola, chiamato in maniera familiare “Santo Padre” e verso la Madonna di Conadomini.

Madonna Conandomi. Fonte – Wikipedia

San Giacomo ed il Conte Ruggero

San Giacomo è identificato maggiormente come il santo dei nobili, dei borghesi poiché è un santo “guerriero”, amico dei normanni. Troviamo attestazione di questo sodalizio nella chiesa stessa di San Giacomo: la facciata presenta, infatti, due nicchie ad ospitare le figure dei due rappresentanti della città: la statua di San Giacomo da un lato e quella del Conte Ruggero dall’altro. Queste sono state trafugate durante la Seconda Guerra Mondiale e non se ne è più avuta notizia.

Il 31 luglio 2021, però, il vuoto delle due nicchie è tornato a riempirsi. Il miracolo è dovuto al maestro della ceramica Salvatore Raimondo che ha donato, anche nel rispetto della memoria di suo padre, le due opere in terracotta.

Il dono del ceramista Salvatore Raimondo

A Caltagirone la festa in onore di San Giacomo, dall’XI al XVI secolo, si svolgeva solo in chiesa dov’era venerata una statua dell’apostolo realizzata nel 1518 da Vincenzo Archifel orafo e scultore catanese: la stessa che ho da sempre visto portare in processione in una “vara” (evoluzione del termine bara, oggi carro trionfale su cui vengono posti statue o dipinti di santi per essere portati in processione).

Il fercolo durante la processione (1) Fonte Wikipedìa

Il fercolo di San Giacomo, in legno dorato e argento, risale al Cinquecento e si trova conservato al Museo Civico. Al suo posto è stato realizzato un nuovo fercolo in bronzo ed oro che riproduce fedelmente quello originario esposto dietro l’altare maggiore della Basilica.

La prima festa risale al 1591

La prima festa esterna, celebrata con manifestazioni folkloristiche, artistiche e cerimonie religiose, si ebbe nel 1591.

Dalla testimonianza dei miei nonni ho appreso che un tempo il fercolo veniva portato a spalla, accompagnato dal Senato Civico e dal popolo in festa, percorrendo le strade principali del paese dalla mezzanotte del 24 luglio sino all’alba del giorno seguente.

La processione arrivava fino alla chiesa di Santa Maria di Gesù che, fino a circa settant’anni fa, era lontana dal centro abitato e si trovava in aperta campagna.

Ricordi che rivivono

I miei genitori erano piccoli, ma ricordano come il Santo ed i fedeli riposassero prima di intraprendere la salita lungo la strada per il ritorno. Si celebrava la messa e poi tutti a consumare le vivande portate da casa con grande tripudio di angurie e vino.

In epoca moderna, la sera del 25 luglio, il fercolo e la cassa argentea che contiene la reliquia del Santo (una parte dell’osso del braccio) donata nel 1457 alla città natale da Giovanni Burgio, vescovo di Siponto col beneplacito di Papa Callisto, fanno il giro della città. Lo fanno su mezzi meccanici con lo stesso cerimoniale di un tempo anche se con qualche variante.

Arte e folklore

Hanno luogo numerose manifestazioni artistiche e folkloristiche. La prima di queste è “La serata della Villa” che apre le rappresentazioni il 23 luglio; è contrassegnata da concerti bandistici e danze tradizionali in costume sul Palco della musica della Villa e da un fantasmagorico spettacolo di fuochi d’artificio.

Altra manifestazione importante è il corteo del Senato Civico (XVII sec.) che accompagna le autorità civili ai riti religiosi la sera del 24 e 25 luglio.

In costumi del Seicento, il corteo testimonia, nello sfarzo delle vesti dei suoi componenti, il prestigio che l’Universitas caltagironese aveva nel Regno per la vastità del patrimonio demaniale.

Infine, nella sera tra il 24 e il 25 luglio viene effettuata l’illuminazione della scalinata di Santa Maria del Monte.

Tutta questa meraviglia verrà riproposta allo scadere dei sette giorni: “l’Ottava”.

L’Ottava, più che essere una ripetizione della festa, ha un profondo significato, oltre che teologico, antropologico: esprime il desiderio che la festa non abbia fine.



1 – Il fercolo è la lettiga sulla quale gli antichi Romani recavano in processione le immagini degli dei o, nel trionfo, la preda di guerra

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Autore: Francesca Bronzetti

Insegnante specialista di Religione Cattolica nei licei e di Teologia alla Università Cattolica del sacro Cuore di Milano.

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