Nuovi diritti per la donna
Diritto di vita riconosciuto alle neonate, difesa del matrimonio monogamico, proibizione del ripudio da parte del marito, avvisi e testimoni per ufficializzare il matrimonio e garantire, così, in modo particolare, la moglie e i figli.
Non solo questo; come accennato al termine dell’ultimo articolo. Il Cattolicesimo conferì un altro immenso dono
alla donna, la possibilità di sposarsi se, quando e con chi desiderasse.
Nella quasi totalità delle grandi civiltà, infatti, ragazzi e ragazze si univano (e si uniscono) con chi volevano i genitori, essendo varie volte utilizzati alla stregua di merce di scambio socio-economico; purtroppo l’imposizione, non è difficile immaginarlo, gravava in particolare sulla ragazza, maggiormente indifesa di fronte alle mozioni degli adulti.
Anche nella civiltà cristiana le nozze erano frequentemente imposte dalla famiglia, sostenuta dalla mentalità sociale del passato, dalle istituzioni civili e persino dal parroco o dal vescovo di turno, giustamente sottolineanti come l’obbedienza ai genitori rappresenti una virtù e non certo un peccato.
Tuttavia, virtù è anche rispettare il matrimonio, sacramento della Chiesa cattolica e dunque da contrarre liberamente, quindi, se i promessi sposi desideravano indirizzare altrove le loro volontà, nessuno poteva obbligarli a desistere … Cristo garantiva e benediceva il loro libero arbitrio.
Influenza del cattolicesimo sul diritto matrimoniale civile
Ai dotati d’illuminista mentalità e privati di consapevolezza storica, ricordiamo che le medesime legislazioni civili occidentali, nel loro successivo volgersi a garanzia della volontà degli sposi, trassero fondamentale ispirazione proprio dal Cattolicesimo. Anzi, se vogliamo scriverla tutta, quest’ultimo dovette combattere proprio con l’arroganza di regni e stati, assai decisi, ingerendo nei concili ecclesiastici, a sancire il matrimonio coatto, soprattutto preoccupati che i figli dei nobili dirigessero lontano dai loro castelli ed interessi i propri sospiri amorosi.
Dunque, non può stupire che in Francia l’editto di Enrico II (1556) “esigeva il consenso del padre e della madre al matrimonio dei figli maschi fino a trent’anni e fino a venticinque per le ragazze. In caso di disaccordo, prevaleva il parere del padre. […] Una volta superata l’età fissata, i genitori venivano invitati con atti rispettosi a dare il loro parere e consiglio”1; atti ‘rispettosi’ che per secoli, non solo nel territorio transalpino, si concretizzarono nella minaccia di diseredare i figli disobbedienti.
Il fenomeno delle spose bambine
Riflettendo su quelle imposizioni, è doveroso sottolineare che ancora oggi, in varie nazioni non cristiane, sussiste il deprecabile fenomeno delle spose bambine, creature costrette al matrimonio generalmente fra i 12 e i 14 anni, almeno 60 milioni, secondo i dati diffusi dall’associazione International Center for Research on Women, una pratica che tristemente travalica i confini del matrimonio coatto, per sfiorare, e a volte, toccare quella della pedofilia2.
Del resto, molti secoli or sono, quando pur la società poggiava su mentalità ed esigenze ben diverse dalle odierne, il Cristianesimo si distinse per alzare di fatto l’età del matrimonio delle fanciulle, tanto che, secondo il demografo Keith Hopkins, durante l’epoca romana il 63% delle pagane si sposava prima dei 18 anni contro il 52% delle cristiane, il 20% prima dei 13 anni contro il 7% delle cristiane3.
Divieto delle unioni tra consanguinei
In realtà, ovunque si volga lo sguardo, sussistono testimonianze atte ad indicare la Chiesa di Roma come paladina della donna e del matrimonio, persino determinante, seppur senza una reale consapevolezza scientifica, nel ridurre il numero di figli nati con problemi genetici, essendosi infatti spesa, in vari concili alto e basso-medievali, nel vietare unioni tra consanguinei anche relativamente lontani.
Contributo della donna alle economie delle nazioni
Eccoci, dunque, a sottolineare ancora una volta la positività dell’epoca medievale, la più meritoria di tutta la storia umana, anzi l’unica, e lo affermo ben vaccinato da storiografie e ipocrisie moderniste. Capace di costruire un’autentica civiltà, se conferiamo a tale parola quel maiuscolo significato che le dovrebbe essere proprio, non fondato su orgogli imperiali, o soprusi travestiti da diritti, ma sulla dignità dell’essere umano, creatura prediletta di Dio.
Le onde fragorose della storia, e specialmente della storia delle società, si abbattono senza tregua su coloro ancora avvinghiati all’idea dei secoli bui o, peggio, alla figura della donna medievale, sottomessa e umiliata dall’arbitrio maschile, tanto che persino Eileen Power scrisse che, in tali secoli, ella fu determinante come l’uomo nell’influenzare la vita economica dei regni e delle nazioni4.
Régine Pernoud, eccelsa storica del Medioevo francese, non temette d’affermare che, in quel territorio, si potrebbero contare migliaia di casi nei quali la donna, di fatto, possedeva gli stessi diritti dell’uomo nell’amministrazione delle proprietà5.
Dicerie da sfatare
Reclusa in casa e sostanzialmente impossibilitata a svolgere un lavoro fuori dalle mura domestiche; ecco dunque un altro falso storico, o meglio, considerato che scriviamo al femminile, e scriviamo con schiettezza, un’altra frode storica, solo degna di starsene accomodata accanto alle patetiche fiabe del Cristianesimo nemico della Scienza, del genocidio dei nativi da parte degli spagnoli e d’ innumerevoli altre….ennesimo argomento, dunque, da sviscerare, si spera, per il piacere e l’edificazione di noi tutti nei prossimi articoli.
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1 – In Jean Gaudemet, Il Matrimonio in Occidente, SEI, Torino 1989, 237
2 – Penso in particolare ai molteplici matrimoni che avvengono ben prima che la fanciulla compia 12 anni. Il rilevamento è stato reso noto nel 2008. Più recentemente (2020) sono stati diffusi i dati anch’essi riferiti alla comunità mondiale, testimonianti la presenza di circa 33.000 bambine al giorno costrette al matrimonio. Attualmente, sussistono associazioni che operano per eliminare tale pratica.
3 – Cfr. Morris Keith Hopkins, The Age of Roman Girls at Marriage, “Population Studies”, n.18, 1965, 309-327. Per molti secoli l’Europa cristiana mantenne per la ragazza, almeno come disposizione legislativa, la possibilità di sposarsi dai 12 anni.
4 – Cfr. Eileen Power, Donne del Medioevo, Jaca Book, Milano 1999, 49. L’autrice sottolinea la minor rilevanza della donna in questioni politiche e diplomatiche.
5 – Cfr. Régine Pernoud, La donna al tempo delle cattedrali, BUR, Milano 1990, 197.
Christian Peluffo https://storiascienze.com/
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