Padre Gianmarco Arrigoni, amico e fratello per tutti noi, da anni si prodiga per gli ammalati e i bisognosi nelle più diverse forme, mettendo al centro della sua opera sacerdotale e della sua Comunità Francescana la Parola di Dio celebrata nei Sacramenti, nella Carità, nella sofferenza. L’omelia, rubatagli ieri da un fedele e qui riproposta,
rivela la naturalezza e la fede con le quali Padre Gianmarco vive la sua vita in Cristo di sacerdote, partecipe del Suo ministero di sofferenza e Redenzione nell’amore.
La sofferenza, come più volte ha espresso nelle sue trasmissioni mensili a Radio Mater, nelle sue omelie, nella vita quotidiana e, non molto tempo fa, anche nel suo libro “Mio Signore e mio Dio” (Ed. Mimep-Docete) è la porta del Cielo.
Spesso ci chiediamo che senso la sofferenza abbia e perché Dio la permetta. Ci chiediamo come stare vicino a un ammalato, a fratelli che hanno perso un congiunto. Il senso si disvela non tanto nelle parole e spiegazioni, ma nel viverla. Prima fai e poi capirai è una grande verità. Gesù non ha spiegato il senso della sofferenza; l’ha vissuta in silenzio e con donazione di sé; non vi si è sottratto, pur potendo farlo anche al momento della Sua Ora, l’Ora del Getsemani.
Una sofferenza vissuta nel Nome del Padre, sostenuta da un profondo dialogo interiore con Lui.
Ogni uomo ed ogni fedele hanno due possibilità davanti alla sofferenza e alla morte: fuggirla, inutilmente, aggravandola; affrontarla stoicamente, e il suo esempio sarà ammirato, o compatito; oppure, viverla in unione redentiva con Gesù sofferente. Questa è la strada del sacerdote che ogni giorno, anche quando non è personalmente colpito da particolari sofferenze, “sale con Gesù sulla Croce” (dall’Omelia di Padre Gianmarco). Fondamento di queste parole è in quelle altre di Gesù: Chi vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua Croce e mi segua.
Divenuti crocifissi, anche noi incontreremo i due ladroni e a quello pentito potremo dire: Oggi, sarai con me in Paradiso. E qui trova senso anche l’episodio raccontato da Padre Gianmarco dall’ambone.
Caro Padre,
che in questi anni così difficili per la famosa pandemia, che ha fatto leva sulla paura dell’uomo per la morte, quando nemmeno era lecito fare visita ai propri parenti e amici negli ospedali e nelle case di riposo, tu ci hai accompagnato quasi ogni sera con un brevissimo, quanto intenso, video di preghiera con gli ammalati e per gli ammalati, illuminato dal ricordo delle ricorrenze liturgiche quotidiane. Questi video hanno fatto il giro di tanti cellulari, a volte sono approdati sulla rete. Noi pensiamo che si siano radicati nei cuori di molti, che sempre gli hanno attesi ogni sera, preoccupandosi per te, per gli ammalati per i quali facevi pregare, soprattutto in questi ultimi tempi, quando a volte, raramente invero, non potevi spedirli a motivo delle tue visite mediche, o di altre impossibilità.
Ti siamo vicini non solo perché ti vogliamo bene, umanamente bene, ma perché il Signore ci ha fatto incontrare te come Suo segno e, quindi, anche noi vogliamo unire le nostre piccole o grandi sofferenze alle tue sofferenze sacerdotali unite a quelle di Gesù e della Chiesa Pellegrinate e Purgante.
Il Signore benedica la tua opera rendendoti forte della fortezza cristiana, che viene dal Suo Spirito, attraverso il suo Corpo Mistico.
Invito quanti leggeranno e, soprattutto, ascolteranno l’omelia, a diffonderla a loro volta a meditarla e farla propria per essere tutti coinvolti in questo che è il senso della vita cristiana, nel Regno dei Cieli.