Schiavitù e libertà. La musica classica oltre il tempo tra le culture nell’era del digitale.

La rivista on line Bricks, per promuovere l’innovazione nella scuola, ha dedicato il numero di Marzo 2022 al tema di Didattica della musica con il digitale.

La Redazione mi ha chiesto un contributo sul percorso di Educazione Civica tenuto lo scorso anno con quattro classi della Primaria intrecciando più discipline con l’insegnamento di Religione Cattolica. Per gentile concessione di Bricks ripubblichiamo l’articolo

Abstract

Questo articolo descrive come sia stato possibile affrontare tematiche di grande rilevanza sociale attraverso la grande musica e valorizzando le moderne tecnologie della comunicazioni; obiettivo dell’esperienza riportata è stato dare vita ad un percorso di Educazione Civica dove interdisciplinarietà, musica e digitale hanno creato una perfetta sinergia creando situazioni sul piano conoscitivo ed anche emotivo che hanno coinvolto e motivato fortemente gli studenti. (Da Bricks n. 2 – Marzo 2022 – QUI)

Schiavitù in musica

di Marcello Giuliano

Bambini estrattori di Coltan in Africa

Nella primavera dell’anno scolastico 2020-2021, nella mia scuola primaria di Lurano (BG), in qualità di insegnante di Religione Cattolica, proposi alle insegnanti di storia e musica delle due classi terze (il percorso fu richiesto contemporaneamente anche dalle docenti delle due quarte) un tema di Educazione Civica di estrema e drammatica attualità: la schiavitù dei bambini nel mondo. Un’emergenza che coinvolge quaranta milioni di uomini, in gran parte bambini; venticinque milioni di addetti ai lavori forzati e quindici di costretti ai matrimoni forzati. Eppure la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo sancisce che nessun uomo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù e che la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma!

Volevo parlarne attraverso la grande musica e valorizzando le moderne tecnologie della comunicazione. Un docente di Religione, qualunque argomento affronti, anche l’Educazione Civica, deve farlo partendo dall’oggetto formale della propria disciplina, senza metterla tra parentesi. Proposi di affrontare il tema, inizialmente, attraverso alcuni video: i Bambini soldato, gli africani che raccolgono i pomodori nelle nostre campagne, gli schiavi della pesca in Thailandia, gli schiavi a servizio per lavori domestici e i bambini nelle miniere di Coltan, in Africa, estrattori di quel metallo prezioso che si trova solo in Congo (Nelle miniere dove nascono gli smartphone – Nemo – Nessuno Escluso 25/05/2017 QUI). Quel metallo indispensabile per fare funzionare ogni tipo di device e televisore, un metallo che ci coinvolge tutti con il sangue di quei bambini e dei loro genitori, grazie al quale realizziamo la didattica digitale integrata.

Non volevo limitarmi alla conoscenza di alcune informazioni, per quanto importanti e toccanti, a proposito di bambini grandi quanto i miei, bensì aiutare i miei alunni ad immedesimarsi in quelle situazioni sul piano conoscitivo ed anche emotivo, per quanto possibile, così da comprendere che nessun uomo può essere schiavo o servo, così come Gesù dichiarò ai propri discepoli che non li aveva chiamati servi, ma amici, memori del fatto che nel N.T. si trova l’invito a liberare i propri schiavi perché divenuti fratelli nella fede. Ma volevo farlo attraverso la grande arte.

Insieme alle maestre. Partimmo con opportune lezioni di storia e immagini, dalla schiavitù degli Ebrei in Egitto e in Babilonia; prima a produrre mattoni per gli egiziani (parallelo con i bambini che con le stesse metodiche oggi li producono in Perù), e poi, finalmente, la deportazione in Babilonia nel VI sec. a. C., contestualizzata nel contesto dell’Impero babilonese. Coloro che si erano liberati dalla prima schiavitù in Egitto, che erano diventati un popolo, e che avevano dato vita alla dinastia davidica, conoscevano la deportazione. E qui inizia il primo approccio alla dimensione musicale. Gli ebrei composero dei Salmi, come il Sal. 136 (137)

Lungo i fiumi di Babilonia, /là sedevamo e piangevamo/ ricordandoci di Sion./ Ai salici di quella terra/ appendemmo le nostre cetre,…” e ricordavano le parole di Ezechiele “Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine”. (34, 13-31)

L’Insegnante di musica, poi, iniziò a parlare del Nabucco di Giuseppe Verdi, per presentare quel Va’ pensiero che traduce in parole e note di dolore e commozione la riscoperta della speranza religiosa del popolo ebraico. Accostate le vicende che portarono al libretto di Temistocle Solera, ecco l’incontro con Verdi al teatro alla Scala, dove l’Opera debuttò nel 1842 alla presenza di Donizzetti, concittadino bergamasco, solo sei anni prima della sua morte.

Iniziammo a delineare alcuni passaggi di questa geniale Opera per provare a sentire qualcosa di quella grande storia, dell’animo ferito del popolo di Israele. Lo scopo era scoprire cosa potesse significare l’ingiustizia della schiavitù!

Nell’antichità, la schiavitù era cosa ordinaria presso i popoli del Mediterraneo. Ogni popolo vincitore poteva trarre in schiavitù il popolo vinto con diritto di vita, di morte e di vendita. Anche gli Ebrei ebbero la consuetudine della schiavitù, ma, in onore del Riposo di Dio, che riposò il settimo giorno dopo aver creato l’universo in sei giorni, dopo sette anni di schiavitù, lo schiavo doveva essere lasciato libero. In più, lo schiavo era retribuito; più un lavorante vincolato che non uno schiavo in senso stretto. Storia, religione, Costituzione Italiana, Musica …

Per presentare quest’opera bisognava poter capire cosa fosse un’opera, ascoltarla e sentirne parlare, in questo caso, da bambini cantori e musicisti della Scala, avvalendoci di alcuni video intervista.

Ora stavamo per giungere all’apice della nostra vicenda. Dissi ai miei alunni: «Noi vogliamo far sì che possiate superarci nell’arte dell’apprendere. Vogliamo offrirvi il meglio. E per quanto potremmo raggiugere buoni risultati con le nostre capacità, mai noi potremmo trasmettervi quello che un vero artista potrebbe comunicarvi. Così vi presentiamo, anche se con video, il grande conoscitore ed interprete di Verdi, Riccardo Muti, che è un maestro anche per noi. Proprio perché voi dovete puntare ad essere i migliori, dobbiamo andare a scuola dal Migliore».

Ascoltammo i primi minuti del Preludio. L’orchestra trasmetteva forti emozioni (QUI). Così come poi sarà con il Coro degli schiavi ebrei, fondamentale per quest’esperienza dei bambini che li vedrà capaci di cantarlo e senza accompagnamento.

Il Maestro Riccardo Muti dirige il Nabucco alla Scala nel 1987. I suoi Rehearsal ci hanno guidati nell’apprendimento del canto

Seguimmo Muti nelle prove registrate. Spiegava alle coriste come cantare, come evitare gli errori tipici cui si va incontro. Erano le coriste della Scala! Con quale bonomia e humor il Maestro, pur se con un video, riusciva a far sorridere e stupire i nostri bambini insegnando a quelle artiste! (QUI)

Il Maestro Riccardo Muti assapora con soddisfazione la forte commozione vissuta con il sensibile e virtuoso coro de La Scala

Qui lo si vede alla fine dell’esecuzione del Va’ pensiero, ‘beato’ della perfezione quasi ottenuta con le coriste e l’orchestra, una perfezione che è sempre oltre QUI

Iniziammo a cantare. Apprezzammo il senso degli indicatori di espressione che Muti sposava con massima passione, penetrando i passaggi nelle delicate, impercettibili sfumature. I bambini, digiuni del canto operistico, vedevano che, passo passo, imparavano. Ammiravano quelle coriste esperte che con umiltà si lasciavano correggere dal grande Muti. Anche loro piccoli ora si sentivano insoddisfatti, se non riuscivano ad eseguire bene, pur stancandosi. Dei bambini di otto anni avrebbero potuto provare a cantare insieme a simili grandi artiste? Lo facemmo cantando sulla registrazione del video.

Avendo imparato a memoria le parole spontaneamente, e comprendendone ormai il significato, quando poi al mattino arrivavano in classe, canticchiavano l’aria per conto loro. Si era aperto un dialogo: Verdi, Muti, il Coro, i bambini, noi insegnanti! Quei video erano stati fondamentali. Ma in essi cosa respiravamo? I gesti, le parole, le note, l’insieme e il particolare, tornando alla relazione e all’esperienza. E qui notiamo la coralità che si trasmette a noi piccoli e grandi, unendoci!

Saremmo poi dovuti andare a provare in chiesa, per apprezzare la stessa musica nella appropriata cassa armonica, ma i tempi delle regole Covid non ce lo permisero. Allora, mentre gli schiavi ebrei, afflitti, sostavano sotto i salici, rimembrando i canti di Sion, del Signore, senza osare cantarli in terra straniera, noi prendemmo le nostre voci, il nostro desiderio di cantare e individuammo uno spazio a elle, all’aperto, nel perimetro della scuola, in cemento. Esso ci consentì di raccogliere e amplificare un poco le voci. Quella fu per noi la nostra Cappella Sistina. Da incompetenti, eravamo diventati appassionati, senza abbatterci per i condizionamenti del contesto storico. Simili, nel nostro piccolo, a quegli ebrei che non si arresero e, con tenacia, riuscirono a tornare in patria. Dopo numerose prove, le quattro classi avevano ottenuto un buon risultato canoro, tenendo anche conto del fatto che, nella nostra piccola esecuzione, cantammo ‘a cappella’, senza strumenti per l’accompagnamento.

(L’esecuzione delle due terze: Inserire file audio).

Imparammo. Tutto ciò facendo, avevamo non solo valorizzato la musica in chiave interdisciplinare o gli strumenti della tecnologia e diverse altre discipline, ma avevamo anche realizzato un percorso di Educazione Civica che ritrovava nella Costituzione Italiana agli articoli 2 (cf Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Art. 1, Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti), 24, 28, 29, 35 la magna carta del rispetto della dignità della persona e della famiglia, che, qualora venissero meno, priverebbero della libertà!

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Autore: Marcello Giuliano

Nato a Brescia nel 1957, vive a Romano di Lombardia (BG). Dopo aver conseguito il Baccelierato in Teologia nel 1984 presso il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma e il Diploma di Educatore Professionale nel 2001, ha lavorato numerosi anni nel sociale. Insegnante di Religione Cattolica nella Scuola Primaria in Provincia e Diocesi di Bergamo, collabora ai cammini di discernimento per persone separate, divorziate, risposate ed è formatore per gli Insegnanti di religione Cattolica per conto della stessa Diocesi. Scrive sulle riviste online Libertà & Persona e Agorà Irc prevalentemente con articoli inerenti la lettura simbolica dell’arte ed il campo educativo. Per Mimep-Docete ha pubblicato Dalla vita alla fede, dalla fede alla vita. Camminando con le famiglie ferite (2017); In collaborazione con Padre Gianmarco Arrigoni, O. F. M. Conv., ha curato il libro Mio Signore e mio Dio! (Gv 20, 28). La forza del dolore salvifico. Percorsi nella Santità e nell’arte, (2020). Ancora con Padre Gianmarco Arrigoni O. F. M. Conv., Non è qui, è Risorto! Mimep-Docete, Marzo 2024.

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