Scoprire il “Magis” del Vangelo nei temi culturali

Proponiamo una conferenza registrata dal sito di RADIO MARIA del Sacerdote Rosminiano Padre Umberto Muratore, tenuta il 26/12/2016, e la facciamo precedere da alcune riflessioni e anticipazioni.
Cristo atteso da molti secoli per Israele, ma per gli altri?
Le 34 settimane del tempo per annum, appena iniziate dopo l’Avvento e il Natale, segnano il percorso verso l’incontro con Cristo, termine del tempo e della storia. Il Natale segna l’ingresso del Figlio di Dio, il Verbo, nella
manifestazione e la Pasqua la sua escatologia, gli ultimi tempi verso il compimento del Regno. Ogni parte dell’anno, così santificata, diviene sicuro punto di riferimento per il cristiano e tutta la comunità.
L’Amore misericordioso tende alla pienezza del bene. Il Regno “preparato fin dalla fondazione del mondo” è Regno della Verità e della grazia, del Bene e della Vita. Tendendo alla pienezza del bene, l’Amore misericordioso entra nel mondo segnato col marchio della morte e della distruzione.
L’Amore misericordioso penetra nel cuore dell’uomo, gravato dal peccato e dalla concupiscenza, che è “dal mondo”. L’Amore misericordioso instaura un incontro con il male; affronta il peccato e la morte. E proprio in ciò si manifesta e riconferma il fatto che questo Amore è più grande di ogni male.
San Paolo, tuttavia, ci rende consapevoli di quanto sia lunga la via che questo Amore deve percorrere, la via che conduce al compimento del Regno “preparato fin dalla fondazione del mondo”. Egli, scrivendo sul Cristo Re, si esprime così: “Bisogna… che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte” (1 Cor 15,25 s). … 3. “Bisogna infatti, che egli regni” nella sua croce e risurrezione, bisogna che egli regni fino a quando “consegnerà il Regno a Dio Padre… (1 Cor 15,24). Quando, infatti ridurrà “al nulla ogni principato e ogni potestà e potenza” , che tengono il cuore umano nella schiavitù del peccato, e il mondo nella sottomissione alla morte; quando “tutto gli sarà stato sottomesso”, allora anche il Figlio farà atto di sottomissione a Colui a cui gli ha sottoposto ogni cosa, “perché sia tutto in tutti” (1 Cor 15,28)
GIOVANNI PAOLO II, Collevalenza, 22 Novembre 1981
Lo studio della cultura greco-romana ci dice a che punto si trovava l’umanità subito prima della venuta di Cristo; in quale indeterminatezza, insicurezza. Sia nei ceti alti, che comunque avevano il bene di una riflessione approfondita sulla vita e sulla morte, che nei ceti inferiori, vittime di povertà quando non anche di schiavitù.
L’Avvento del Cristo, del suo Vangelo, della Chiesa, a nostro avviso sviluppò tante potenzialità in essa latenti. Da un lato, possiamo studiare queste potenzialità ricchissime della società pagana, insieme ai suoi difetti e peccati (per usare una categoria cristiana), dall’altro, nel confronto con il Vangelo, possiamo ancora farle meglio emergere descrivendone i limiti, ma anche i pregi.
Quando iniziò la storia dell’uomo? Settemila anni fa, come si credeva? Decine di millenni or sono? Ormai si parla di miliardi di anni fa. Di un universo formato da decine di miliardi di galassie. Ogni galassia formata da miliardi di astri … Cos’è l’uomo perché tu te ne ricordi (Sal 8, 5), verrebbe da dire, oggi, e già lo recitava il Salmista quando tutto questo non ci era ancora noto. Sapere che tutta questa immensità è opera di un Dio creatore e intelligente rende più chiaro lo spessore della parola Onnipotente.
Alcuni, spaventati da questa immensità pensano che nemmeno possa esistere un dio che l’abbia creata e possa governarla. Dalla rivelazione sappiamo che tutto è stato fatto per mezzo del Verbo e in vista di Lui. Per mezzo di quel Gesù Cristo, che poi nascerà ad un certo momento nel tempo. Tutta la storia porta dalla notte dei temi l’impronta di quel Verbo che poi si farà uomo.
Il Verbo anima il mondo che è sua fattura. Il Verbo conduce l’universo verso i fini che Egli gli ha fissato. I Padri della Chiesa espressero questo pensiero nella teoria dei semi del Verbo, il Logos spermatikòs: “in tutti i tempi, luoghi e persone si manifestano come dei lampi della presenza del Verbo di Dio”. Il Verbo ancora non rivelato è però presente nella dimensione del nascondimento. Noi dobbiamo scoprirlo.
Qui v’è per esempio spazio per il senso religioso dell’uomo. Deve esserci una causa nascosta che non riusciamo a vedere. Qui è il fondamento di tutte le religioni e del potenziale dialogo con esse. Tutti quegli elementi religiosi o della riflessione umana che sono uniti nel Verbo hanno la forza di unire anche noi uomini tra noi e con Dio, con il Cristo, suo Rivelatore e Dio Egli stesso.
Per questo, all’inizio del Cristianesimo, i cristiani dotti non rifiutarono in blocco la cultura pagana, come alcuni cristiani severi volevano invece fare. Ma cercarono di esplorarla, come noi vogliamo fare qui oggi.
Vogliamo cercare quei semi di dolore e felicità, di sogno e di umana consolazione sul quale l’uomo si affacciò senza raggiungere una risposta definitiva. Siamo consapevoli che per molti oggi la proposta cristiana non è detto che possa dare questa risposta, ma prima dobbiamo conoscere e poi potremo gustare, sàpere, e amare. E ciò vale anche per il mondo pre-cristiano, come quello classico.
Il Prof. Padre Umberto Muratori procede nella sua riflessione teologico fondativa finché disvela le attese anche nobili del mondo pagano e classico.
In quali condizioni si trovava l’umanità all’arrivo di Gesù, del Vangelo e della prima Chiesa? L’impero Romano aveva preparato quelle vie di mare e di terra che poi Gesù e gli Apostoli percorreranno.
L’impero greco-romano nel quale si sparse rapidamente la Buona Novella.

Sotto il profilo socio economico possiamo dire che i benestanti erano pochissimi. I poveri vivevano in un mare di miserie. Gli schiavi erano in numero maggiore dei liberi. Qualche storico asserisce che fossero i due terzi del mondo di allora. Gli schiavi non avevano alcun diritto. Aristotele li definiva strumenti organici, senza diritti. I diritti dei bambini e delle donne erano quasi inesistenti. L’ineguaglianza tra gli uomini e le donne imperava. I bambini erano sottoposti alla potestà di vita e di morte dei genitori. La medicina era rudimentale. La politica si reggeva sulla virtù della forza e della gloria mondana. Virtù, queste, che potevano poi permettersi solo alcuni. Il governo era visto come potere e non come servizio. La morale era devastante. Soldi e potere garantivano l’intoccabilità. C’erano piccoli gruppi di persone che mantenevano una dirittura morale e riflettevano sulla condizione dell’uomo, cercando con i loro scritti di orientare al bene il pensiero dell’uomo, ma non v’era una autorità che garantisse una maggior sicurezza.
Eppure, in una simile società, nacquero i fondamenti del Diritto, ancora oggi studiati nelle facoltà di giurisprudenza. Si svilupparono gli studi di filosofia. La poesia e l’architettura, pur rivolte a pochi, ebbero modo di nascere e svilupparsi per essere rielaborate poi nel Medio Evo, integrandosi con l’innovazione cristiana. Come già la Grecia vinta con il ferro, aveva poi vinto Roma con la propria grazia e cultura, così, la cultura pagana, superata dal Vangelo, offrì strutture ricche di pensiero al cristianesimo stesso.
Su tutto ciò, il Vangelo sarà come pioggia benefica e promettente. Come potè, ci si chiede, la forza del Vangelo penetrare in questa società, facendola rinnovare, respirare? Dapprima, furono i poveri delle città a capire il messaggio innovativo del Vangelo, attraverso le virtù teologali e i sacramenti trasformanti ontologicamente l’anima.
Gli oppressi trovarono una medicina, che leniva le ferite interne. Riconosceva l’anima e riportava la speranza. Il Vangelo arrecava nella loro vita un senso altrimenti assente: schiavi o poveri. Il loro mondo interiore veniva preso in considerazione e purificato. Gesù aveva cura di loro e li amava. Erano riconosciuti degni di amore! Gesù poteva essere avvicinato cuore a cuore e li stimava.
All’inizio la schiavitù esterna era riscattata con la libertà interiore, da un amico vivente, risorto, che camminava con loro al quale ricorrere nelle sventure. La speranza del Regno dei cieli iniziava con il battesimo e faceva sopportare le durezze dell’esistenza. Dava una forza straordinaria anche ai bambini. I giudici romani erano pieni di stupore di fronte alla fortezza dei martiri, soprattutto dei fanciulli. Chi dà loro la forza di morire pur di non rinunciare alla loro religione? Come mai ragazze di famiglie nobili hanno siffatta determinazione? Torture e morte pur di non abbandonare l’amore al Cristo!
Col tempo, il rinnovamento dei singoli iniziò a manifestarsi anche all’esterno. Cambiamento dei costumi e dei codici di comportamento. Uno scrittore del tempo diceva: I cristiani sono i primi a pagare le tasse allo stato. Senso del dovere dall’interno dell’anima, e non dall’esterno, non dalla costrizione. Leali verso Cesare e il potere civile. Dai singoli, alle comunità, alle corti, come nella milizia o nella famiglia degli imperatori.
Nella famiglia dell’imperatore, la donna cristiana era una donna fedele al marito. Il soldato leale. La fortezza interiore iniziò a sanare la società dall’interno, senza bisogno di leggi esterne. La Chiesa fu in quei secoli sempre protagonista nella lotta tra il bene e il male.
Padre Muratori, poi, enumera una serie di conquiste che a noi oggi sembrano banali, ma che furono profondamente innovative e che là, dove ancora il Vangelo non è giunto, non sono state ancora raggiunte. Di contro, in Occidente, diminuendo la fedeltà verso il Vangelo, si assistette, e ancora oggi si assiste, ad un inselvatichimento dei costumi. Un segnale pericoloso.
Ma quali furono i frutti del Vangelo nella società, frutti ai quali oggi siamo ormai abituati? Ascoltiamo tutto questo dalle vive parole di Padre Umberto Muratori.
Le ragioni della fede in un mondo che cambia – 26/12/2016
Di Padre Umberto Muratore
Natale, il Cristo, la storia

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