La Cei tratta (poi ritratta), ma la Messa non è negoziabile

di Stefano Fontana.

L’allineamento della Chiesa italiana continua. Il presidente della Cei Bassetti parla di trattativa con lo Stato a proposito del Green pass a Messa. Poi cerca di correggersi e dice di intendere il protocollo di un anno e mezzo fa. Ma i riferimenti al lasciapassare e al coinvolgimento dei vescovi sono indizi chiari. Però l’uso del pass per partecipare alla Messa non può essere oggetto di “trattativa”. Sarebbe intollerabile e preoccupa che Bassetti abbia usato la parola “trattativa” e abbia dato la disponibilità della Cei ad una contrattazione che sarebbe scandalosa.

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente dei vescovi italiani, ha informato che è aperta una trattativa con il governo sul Green Pass per andare a messa: “C’è una trattativa in corso col governo e su quella andiamo avanti”. La partecipazione alla messa “non è una questione semplice” – ha detto – “devo sentire il Consiglio permanente e tutto l’episcopato. Noi, non per privilegio ma come tutte le religioni, abbiamo firmato un nostro accordo e finora nelle chiese abbiamo rispettato tutte le regole che ci siamo posti”.  Sullo strumento specifico del Green Pass, il cardinale ha detto: “Non voglio entrare nel problema delle proteste sul Green Pass. Comunque, si usino tutti i mezzi per conservare la nostra salute. Al momento attuale il vaccino è ancora la più grande garanzia che abbiamo”.

Il termine “trattativa” applicato dal cardinale a proposito dell’accesso alla messa mette paura. E infatti quando le agenzie hanno cominciato a battere la notizia dell’insolita trattativa Stato-Chiesa sulle celebrazioni, l’Arcivescovo di Perugia ha immediatamente cercato di correre ai ripari e in un comunicato pubblicato sul sito della Conferenza Episcopale ha chiarito che la parola da lui usata fa riferimento al Protocollo sottoscritto l’anno scorso col governo: mascherine, distanziamento, comunione solo sulla mano, niente scambio della pace, acquasantiere vuole.

Però, il riferimento al Green Pass come oggetto della trattativa chiusa nel 2020 e ora destinata a riaprirsi non sta in piedi: è sufficientemente chiaro. Se “si devono usare tutti i mezzi per conservare la nostra salute” e se “al momento attuale il vaccino è ancora la più grande garanzia”, è evidente che è in corso una trattativa in generale sull’accesso alla messa e in particolare sull’adozione o meno (ed eventualmente in quale misura) del Green Pass. Di qui l’allarme suscitato dalle dichiarazioni.

Del resto, se è necessario – come afferma il cardinale – coinvolgere non solo il Consiglio permanente dei vescovi ma anche l’intero episcopato, è segno che la “trattativa” in corso tocca punti ben più importanti di quelli patteggiati col governo l’anno scorso, che hanno già addolorato per loro conto e continuano ad addolorare e a negativamente stupire molti fedeli. L’invito ad usare tutti i mezzi per conservare la nostra salute e la chiara scelta vaccinista come unica garanzia attualmente in nostro possesso danno molto da pensare ed è facile leggervi in prospettiva l’allucinante adozione, magari modulata, del Green Pass alle porte delle chiese.

Una “trattativa”, però, si apre se le cose su cui si tratta sono trattabili. Ora, l’uso del Green Pass per partecipare alla messa, in qualsiasi versione esso possa essere adottato, non è questione trattabile. Non può essere oggetto di “trattativa”. Per dirla con linguaggio ormai desueto, ma non per questo meno vero: non è negoziabile. Uno sbarramento politico alla partecipazione al Sacrificio di Cristo sarebbe intollerabile e preoccupa molto che Bassetti abbia usato la stessa parola “trattativa” e abbia dato la disponibilità della Chiesa italiana ad un percorso non solo così impervio ma assolutamente impraticabile. Sarebbe scandaloso che la Chiesa veramente trattasse sul Green Pass, ma una Chiesa “in uscita” purtroppo potrebbe anche farlo.

Egli dice di volersi impegnare non solo in una trattativa col governo, ma anche interna alla Chiesa, coi i vescovi. E se alcuni vescovi si dicessero contrari, e se altri invece si dicessero favorevoli, e se altri ancora si dicessero un po’ l’uno e un po’ l’altro … si arriverebbe ad una applicazione variegata o addomesticata o moderata del Green Pass? Cosa ci sarebbe da aspettarsi in questo caso? Green Pass obbligatorio per alcune categorie come chi sta sull’altare e non per gli altri? Oppure Green Pass obbligatorio per chi fa la comunione eucaristica? Le disposizioni cervellotiche si moltiplicherebbero insieme con i vincoli liturgici espressi da soggetti che con la liturgia non hanno niente a che fare.

Il cardinale Bassetti aveva esultato quando il governo aveva adottato il Green Pass ma non in Chiesa. Essere risparmiati dalle decisioni governative non può essere però motivo di orgoglio quando si concede la facoltà di decisione al potere politico, rinunciando ai diritti della Chiesa.

Nel frattempo, il Vaticano ha adottato in pieno il Green Pass al proprio interno e la Chiesa applicherà, senza nulla dire, la normativa ai propri dipendenti allo scadere del 15 ottobre, obbligandoli al Green Pass. L’allineamento continua, l’assunzione di criteri politici prosegue, il sagrato non fa più da confine tra due poteri sovrani nel loro ordine e in questo quadro la “trattativa” di Bassetti sul Green Pass lascia poco di buono a sperare.

Questo giornale si è fin da subito pronunciato contro un processo che, una volta iniziato, sarebbe stato molto difficile interrompere e che si sarebbe sempre più radicalizzato. Se si cede sulla imposizione di norme assurde, quali argomenti si potranno poi opporre quando quelle norme diventassero non solo ancora più assurde, ma minacciose per il cuore della religione e della vita di fede? Accettando le molte disposizioni illogiche come lotta alla pandemia, la Chiesa ha messo da parte l’uso della ragione, ma questo lasciava intendere che in vari casi era stata messa da parte anche la fede. La Chiesa del codice QR per incontrare il Signore sarebbe senza ragione e senza fede.

Fonte: La nuova Bussola Quotidiana

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