La vera storia di Lina Merlin

L’onorevole Angelina Merlin (1887-1979), detta Lina, maestra, con formazione cattolica presso le suore canossiane di Chioggia, partigiana antifascista, socialista, membro dell’Assemblea Costituente, prima donna in Senato, è la celebre promotrice della legge Merlin, con cui si pone fine alla prostituzione legale in Italia, portando alla chiusura di centinaia di case di tolleranza o bordelli (già boicotatti dal ministro democristiano Scelba, che dal 1948 ha smesso di rilasciare licenze per l’apertura di dette Case).

La sua è una battaglia che affonda le radici nelle lotte dei movimenti femminili di fine Ottocento, in nome della difesa delle donne, degli eventuali figli, e per scongiurare la depravazione e la sifilide per molti uomini.

Un fronte che ha visto protagonista, in Inghilterra, soprattutto Josephine Butler, e, in Italia, l’operosa iniziativa di Cristina Giustiniani Bandini (1866-1959), aristocratica romana promotrice dell’Unione fra le donne cattoliche d’Italia e autrice negli anni Trenta di un’ inchiesta sulle case chiuse per conto della Società delle Nazioni.

La legge Merlin – approvata nel febbraio 1958 con una schiacciante maggioranza, ma che non contiene alcune proposte della stessa Merlin, come l’istituzione di centri di assistenza e di un corpo di polizia femminile per l’aiuto alle donne che intendono abbandonare la prostituzione – riprende la Loi Richard, varata in Francia nel 1946 per iniziativa di Marcel Roclore, deputato della destra cattolica, e Marthe Richard, una donna controversa, ex-prostituta, eletta consigliere comunale a Parigi (e poi nel parlamento nazionale, con il centro cattolico). Roclore è colui che trasforma in legge nazionale il decreto locale della Richard.

Nel 1961, dopo l’entrata in vigore della legge che ne porta il nome, l’onorevole Merlin si vede togliere dal PSI il collegio di Rovigo. Entrata in conflitto con il suo partito, la Merlin straccia la tessera e prende le distanze da «fascisti rilegittimati, analfabeti politici e servitorelli dello stalinismo».

Nel 1974 la Merlin, che nelle sue memorie si definisce “madre ed educatrice sempre”, ricompare sulla scena: si schiera per l’indissolubilità del matrimonio, contro il divorzio (introdotto nel 1970, con l’approvazione della legge promossa dagli onorevoli Loris Fortuna e Antonio Baslini), convinta, afferma, di essere ancora una volta dalla parte dei più deboli: donne e bambini, cioè i soggetti destinati a patire maggiormente in caso di diffusione del divorzio. Merlin fa parte del comitato per l’abrogazione della legge, diventandone vicepresidente insieme al celebre scienziato cattolico Enrico Medi (questa parte della sua vita, sgradita alla sinistra, verrà cancellata da tutte le storie ufficiali della sua vita).

Di seguito un suo breve discorso durante una seduta dell’Assemblea costituente del 1947: «Noi sentiamo che la maternità, cioè la nostra funzione naturale, non è una condanna, ma una benedizione e deve essere protetta dalle leggi dello Stato senza che si circoscriva e si limiti il nostro diritto a dare quanto più sappiamo e vogliamo in tutti i campi della vita nazionale e sociale, certe, come siamo, di continuare e completare liberamente la nostra maternità » (Atti Assemblea Costituente, vol. 4, pag. 3816).

Scheda tratta dal libro: https://www.edizionigondolin.com/2016/04/blog-post_12.html#!/Donne-che-hanno-fatto-la-storia/p/163292549/category=18911001

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