Le elezioni in Emilia fanno paura ai giallorossi: ecco tutti gli scenari

di Giuseppe Pica.

Mancano ormai soltanto poche ore all’appuntamento che in molti considerano cruciale per la sopravvivenza del governo “giallo-rosso”: le elezioni in Emilia-Romagna, infatti potrebbero rappresentare un vero e proprio spartiacque all’interno di questa legislatura. Sono in molti a credere che l’attuale maggioranza non riuscirebbe ad uscire indenne dall’ennesima sconfitta rimediata in un’elezione regionale, soprattutto dopo il disastro verificatosi pochi mesi fa in Umbria ed è inutile negare come il peso specifico del voto emiliano-romagnolo sia infinitamente più alto sia per il grande numero di elettori che coinvolge (circa tre milioni e mezzo), sia perché da sempre questo territorio ha rappresentato un inespugnabile fortino della sinistra.

Nell’esecutivo, la preoccupazione serpeggia da quando si è capito che la sfida tra il governatore uscente Bonaccini e la leghista Lucia Borgonzoni si deciderà sul filo del rasoio ma, nonostante ciò, pochissime sono state le iniziative che i leader nazionali del PD e dei Cinque Stelle hanno intrapreso al fianco dei loro candidati.

Da un lato, Nicola Zingaretti ha specificato come Bonaccini – a differenza della sua rivale – non abbia bisogno di particolari aiuti, dall’altro è evidente che la scarsa popolarità di cui godono molti dei principali esponenti della maggioranza ha sconsigliato loro di esporsi massicciamente in pubblico. Certo, le dichiarazioni rilasciate in giornata dal Premier Conte sembrano essere tese a stemperare il clima, dato che il Presidente del Consiglio ha ammesso che, per il momento, un’eventuale crisi di governo con annesso suo ritorno all’insegnamento accademico è totalmente da escludere ma, proprio nei medesimi istanti, è arrivata la notizia del passaggio di altri due deputati grillini nel gruppo misto. Ed è proprio per questo che a Palazzo Chigi si teme fortemente per quelli che saranno i risultati provenienti dalle urne emiliano-romagnole di domenica sera: infatti, la sensazione che in caso di sconfitta possa verificarsi una sorta di Big Bang all’interno dei vari gruppi parlamentari della maggioranza è forte perché se certamente verrebbe ancor più messa in discussione la ormai quasi decaduta leadership di Luigi Di Maio all’interno del Movimento, anche Nicola Zingaretti potrebbe trovarsi schiacciato da membri del PD già pronti a chiedere un radicale cambio di passo nella gestione del partito (con conseguente rimozione dello stesso Zingaretti dal ruolo di segretario). L’unico che in tutto ciò resta a guardare è Matteo Renzi, sempre più critico nei confronti dell’operato del governo che lui stesso contribuì a far nascere (in particolar modo sui provvedimenti riguardanti la prescrizione e la revoca delle concessioni autostradali ai danni della famiglia Benetton) e convinto che con i Cinque Stelle non possa prendere corpo alcun tipo di alleanza duratura nel campo del centro sinistra. Dunque, è chiaro come tra le conseguenze di un’eventuale vittoria del centro-destra nelle elezioni di domenica possa portare non solo al crollo di un vero e proprio “totem” politico (come quello del governo del centro-sinistra sull’Emilia-Romagna), ma anche un drastico peggioramento delle già deficitarie delle condizioni di salute della maggioranza parlamentare.

Fonte: l’Occidentale

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